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TESTO Dio ha vinto la nostra cecità

don Michele Cerutti

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IV domenica di Quaresima (anno C) (30/03/2025)

Vangelo: Gv 9,1-38b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Un brano impegnativo e lungo quello che la liturgia domenicale ci propone. Una icona quaresimale che i cristiani nelle prime comunità meditavano in questo periodo dell'anno per preparare i catecumeni che ricevevano il battesimo nella notte di Pasqua.

Soffermarsi punto per punto rischia di diventare complesso e quindi mi soffermo sui versetti che troviamo alla fine del brano.

La scena finale commuove. Gesù che conosce la situazione e si fa vicino a questo tale che non arretra nella sua posizione riconoscendo di essere stato guarito. Il miracolato lo aveva identificato come un uomo e poi come un profeta ora sperimenta che è il Messia ed esprime una professione di fede.

Riconosce la regalità di Cristo prostrandosi. Occasione questa per Gesù di mettere in evidenza ancora una volta le contraddizioni dei farisei che pensano di essere custodi della Legge, ma sono ciechi davanti alle situazioni che la vita pone. Quel tale, piano piano, recupera la vista mentre i farisei l'hanno persa completamente chiusi nel loro odio.

Un brano dai profondi significati ma che nel suo insieme con i versetti finali ci offre il cammino verso la Pasqua che è questo cercare di recuperare la nostra vista immergendoci in quella misericordia che è il vero collirio per la nostra vita e poter così riuscire a vedere la Luce, l'unica necessaria, che proviene dalla Risurrezione.

In tutto questo indirizzarci verso la meta non mancano gli ostacoli.

Questi sono diversi e abbiamo le incomprensioni dei farisei con i tentativi da parte di questi di perseguitare.

I genitori vengono intimiditi e ci viene offerto proprio uno spaccato di quello che vivevano le comunità cristiane con i fedeli provenienti dal mondo ebraico che venivano messi ai margini nella società del tempo se si dichiaravano discepoli di Gesù.

Oggi le persecuzioni prendono forme diverse. Non c'è solo il martirio cruento che sappiamo essere realtà presente in molte zone del mondo, ma guardando al nostro Occidente dichiararsi cristiani e abbracciare scelte conseguenti, non in linea con il pensare del tempo, porta molti a essere messi ai margini.

L'atteggiamento fermo del miracolato ci sprona a vivere la nostra fede con più entusiasmo senza tentennamenti.

Soffermiamoci a pensare a tutte le volte che il Signore ha guarito le nostre cecità e quindi le nostre incapacità a vedere la sua presenza nella nostra vita.

Solo riscoprendo la tenerezza di Dio nei nostri confronti riusciamo a essere uomini e donne capaci di tenere desta la nostra fede davanti agli sballottamenti del mondo che vogliono farci desistere o intiepidirci nel rapporto con il Signore.

 

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