TESTO Come minatore nel buio di una miniera
don Angelo Casati Sulla soglia
III domenica di Quaresima (anno C) (23/03/2025)
Vangelo: Gv 8,31-59

31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».
48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
"Gesù si nascose e uscì dal tempio". Aveva rischiato lapidazione di pietre, dopo una lapidazione di parole. Trovò via di fuga. Nel tempio forse ancora facevano rimbombo le parole. Quante parole. E quanto scolorite! Alle parole non basta il luogo in cui vengono proclamate per essere dette sacre, o vere, o decenti. Fate attenzione alle parole E faccio indugio sul brano del Deuteronomio perché anche Mosè mi sembra mettere a tema le parole, mettere in guardia. Il popolo che ha condotto per piste di sabbia nel deserto, uomini donne vecchi e bambini, è in vista della Terra promessa. Una terra a lui sorprendentemente negata. Ha occhi di profeta Mosè: consegna parole che vibrano, commosse come testamento e appassionate come un grido alla vigilanza.
Quel popolo lui lo conosce come conosce la sua pelle, temprata dal sole e dal vento del deserto ed è come leggesse nel futuro, come se i suoi occhi intravvedessero i giorni della seduzione: un popolo sotto un cielo che sarà un proliferare di parole fascinose ma terribilmente vuote, seducenti e forvianti. E alza grido di allarme: ci sarà chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, chi fa incantesimi, chi consulta i negromanti o gli indovini. Parole abusate e spaesamento. Mi chiedo se, in parte, non sia quello che sta avvenendo anche oggi, dentro un proliferare di parole che non onorano la verità e la libertà, hanno intento di stordimento e sottomissione.
E non è forse quello da cui ci ha messo in guardia in questi giorni papa Francesco, profeta non dal monte Nebo, ma dalla camera di un ospedale romano? Inoltrando a Luciano Fontana, Direttore del Corriere della Sera, una lettera in risposta ad auguri, scrive: "Vorrei incoraggiare lei e tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare, attraverso strumenti di comunicazione che ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale: sentite tutta l'importanza delle parole. Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C'è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità".
Servire la verità o servirsene? Faccio sosta al brano di Giovanni. Gesù apre con uno squarcio che è invito di grande fascino: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Bellissimo, siamo suoi discepoli se dimoriamo nella sua parola come in una casa; c'è allora aria di casa, c'è limpidezza, c'è libertà. Dopo l'avvio di Gesù, scorriamole righe. Aria irrespirabile. Non la casa che accoglie, ma una muraglia che respinge. Non so se capiti anche a voi - a me capita - di immaginare luoghi, case, volti, passi, voci quando leggo i vangeli. Oggi, arrivato a questo scontro duro aspro nel tempio, era come se vedessi solo buio, nemmeno riuscivo a immaginare i contorni dei visi o i colori delle vesti intorno a Gesù, anche le parole come accecate.
E Gesù mi sembrava come un minatore nel buio della miniera, che ancora osava varchi per scoprire minime tracce di oro. I suoi occhi - i soli che vedevo nella luce - come imbrividiti di tristezza. Alla fine anche lui dovette arrendersi: la resa di un Dio che non sfonda le porte. Occhi tristi, ma limpidi: non può tacere davanti a chi pontifica su Dio e non lo conosce; non ne riconosce l'immagine luminosa che sorprendentemente gli sta davanti agli occhi. Non può sopportare che si dia a Dio il nome di "padre" prosciugando il nome di ogni brivido di tenerezza. Il maschile rozzo dei funzionari di Dio a fronte del femminile trasparente della samaritana. A confronto tempio e pozzo. Mi ritornano parole - sono di anni fa, ma penso che non avremo mai finito di stare in guardia - ne faccio uno stralcio:
Hanno abbassato i monti
l'hanno chiamata religione.
Hanno impoverito l'orizzonte,
l'hanno chiamata fede.
Hanno spento i sentimenti,
l'hanno chiamata ascesi.
Hanno svuotato il comandamento,
l'hanno chiamata morale.
Hanno omologato il tutto,
l'hanno chiamata unità.
Hanno zittito le coscienze,
l'hanno chiamata ubbidienza.
Hanno ucciso i profeti,
l'hanno chiamata ortodossia.
Ebbene Gesù esce.
Tra le parole più ripetute in quel faccia a faccia tra luce e tenebre, tra quelle più abusate, la parola a lui più cara, la parola "padre". Nei suoi occhi non il padre padrone, ma il padre che nutre gli uccelli del cielo, il padre che veste l'erba del campo, il padre che ha passione di rialzare, il padre del Padre nostro, il padre da adorare all'aperto in spirito e verità, il padre che ha volontà di non perdere nessuno. Lo aveva detto alla folla un giorno a Cafarnao al di là del lago. Aveva detto: "Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno". Ce ne andiamo questa mattina con la luce che fa nido negli occhi di Gesù, ma anche nei nostri occhi: il padre che ha passione di non perdere nessuno. Nemmeno me.