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TESTO Senti vento dentro il gorgheggiare dell' acqua

don Angelo Casati   Sulla soglia

II domenica di Quaresima (anno C) (16/03/2025)

Vangelo: Gv 4, 5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Di questo incontro vorrei forse solo far respirare l'aria, sarebbe già tanto ed è già una pretesa. Come fai a raccontare un incontro, di quelli che tu chiami imperdibili, speciali, come musica? Se poi è l'incontro tra Gesù e una donna a un pozzo? Il suono, il profumo, lo scintillio. Come fai? Ci prova Giovanni. Ma che cosa poteva riferire lui, se poi era uno dei dodici che erano andati in città a far provvista di cibo? In assenza di altri, e chi se non Gesù o la donna potevano aver raccontato, in un'ora di confidenze, a qualcuno ciò che era passato tra loro due? E Giovanni cuce ritagli, lascia anche spazi bianchi, fa ricorso a parole, le trova e non le trova, sempre povere a dire di Gesù e la donna, arrivati da strade diverse a un pozzo, niente appuntamento ed è altro che appuntamento! Pensate a un incontro della vostra vita, niente appuntamento ed è altro che appuntamento! Giovanni ci prova. E lo fa dopo aver raccontato di un incontro, quello con Nicodemo, in casa e nel buio della notte.

Qui invece siamo all'aria aperta, un pozzo, piena luce, mezzogiorno. A Nicodemo aveva detto del vento, che non sai di dove viene e dove va. Se n'era andato perplesso nella notte, il vento sembrava sul momento arrendersi alla muraglia delle tradizioni di un capo dei Giudei, più tardi trovò fessure, poi fu scollinamento. Il racconto del pozzo ha immediatezza di passi, senti vento ad ogni riga, dentro il gorgheggiare dell'acqua. Quasi a eco le parole dei profeti: "Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa". Assistiamo a un germogliare nel deserto: è grazie all'acqua, grazie a Gesù, pozzo dei pozzi, libero da pietre. Il vento scompiglia il racconto. E da subito, con quell'intestardirsi di Gesù ad allungare la strada per passare per terra ostile, la Samaria, terra di eretici. il vento scompiglia. Poi Giovanni lo dice affaticato, dice che ha sete. Anche lui fragile, come noi, uno di noi, uno che ha bisogno.

Si sgretolano immagini di onnipotenza. E tu non ti scandalizzare della tua fragilità. Ma poi a scompigliare pensieri è quel suo chiedere da bere a una donna: mai e poi mai l'avrebbe fatto un un rabbino! Per di più con una di un popolo ostile. E nasce un parlarsi, che ha la freschezza dell'acqua, come se si rivelassero l'un l'altro. Qui il dialogo si fa racconto di sé, l'uno all'altro, squarci di vita, in primo piano la persona con un dire spontaneo. Sfiorando allusioni, ritagli di ironia. Parlano di acqua e di sete, e lui sembra trovar gusto ad alludere con immagini ad altro. E che cosa è sete? E di che cosa hai sete? E che cosa è acqua? E poi "acqua viva"? Una sua arte è dilatare curiosità e desiderio, non imbrigliarli. Lei sembra sorpresa: quel rabbi straniero le è meno straniero di tanti suoi rabbi, le svela parti di sé che erano come tracce nascoste, nascoste anche ai suoi occhi. Esce la storia malata dei suoi cinque mariti, e lui non ci ritorna: è fuori dal sistema, quello delle condanne.

Alla fine - azzardo - mi lascia il sospetto che lui glielo abbia chiesto proprio per il contrario di quello poi è accaduto: commenti a non finire sulla vita sregolata della donna. Lui sembra invece portare alla luce una storia di fragilità, per dire al mondo che si può rinascere da qualsiasi vita sbagliata, lui a insegnare che non è arte partire dal male, è arte partire dalla sete di bene, e che grazia è incontrare non uno che ti predica, ma uno che si racconta. Certo per lei è un profeta. E forse per placare l'emozione tenta un passaggio sul 'dove adorare Dio', ed è ancora sorpresa. Ci sono padri che dicono un monte, e ce ne sono altri che dicono un altro, lui scompiglia, lui sta con il Padre che è di tutti. Dice: "Viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". Ed è come stare all'aperto, dove non ci son occupazioni o appropriazioni - o non dovrebbero essercene - il cielo di tutti. Che meraviglia! E ancor più quando le dice che il Messia è lui.

E chi se lo sarebbe sognato un Messia così? E che danno accade quando Gesù lo si riporta in un sistema, nella rigidità delle codificazioni; e noi stretti come in un binario senza fantasia. Ho abusato del verbo 'scompigliare'. E allora finisco dicendo che scompigliato o, se volete, estasiato - dopo tutto estasi vuol dire essere fuori - quel mezzogiorno fu anche lui, il rabbi di Nazaret, anche lui a rincorrere i corsi dell'acqua nel cuore di quella donna: l'acqua viva delle sue parole, l'acqua che ha segreto di far fiorire il deserto, i nostri deserti. All'inizio - ricordiamolo - è un brivido leggero che accarezza la terra, piccolo gonfiore, ha bisogno di incoraggiamento. Accade la risposta della donna, della terra, che fa sogno ed estasi negli occhi di Dio. E lui a dire ai discepoli, un po' restii a lasciarsi scompigliare: "Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"?

Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura".

 

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