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TESTO Commento su Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17- 4,1; Lc 9,28-36

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II Domenica di Quaresima (Anno C) (16/03/2025)

Vangelo: Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17- 4,1; Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

La liturgia della seconda Domenica di Quaresima ci invita a scoprire il volto di Dio proponendoci una riflessione sulla preghiera e sull'atteggiamento che essa richiede nei confronti del Signore. In particolare mette in parallelo l'esperienza di Abramo e quella dei tre discepoli di Gesù sul monte Tabor: dal torpore, dalla sonnolenza alla rivelazione della promessa di Dio, alla bellezza.
La prima lettura è il racconto dell'Alleanza che Dio sancì con Abramo, nostro padre nella fede, uomo senza terra e senza figli, senza futuro. Abramo fa esperienza di una forte presenza di Dio e riceve la promessa di una numerosissima discendenza. Quando due re o due capi tribù si legavano insieme in un patto di alleanza, compivano gli stessi gesti che il brano della Genesi ci racconta e passando in mezzo agli animali divisi esprimevano un giuramento solenne: "che anch'io possa perdere la vita come questi animali se non rispetto il patto, se non verrò in tuo aiuto ogni volta che ne avrai bisogno". In questo caso, però, è solo Dio a passare e ad assumersi l'onere del giuramento, senza chiedere una contropartita, a conferma del suo amore gratuito.
Anche il Salmista si rivolge al Signore e riconosce che in lui c'è luce, salvezza e difesa della vita e lo supplica con una preghiera di richiesta di pietà e di aiuto e un invito ad avere speranza in lui.
Nella lettera ai Filippesi san Paolo si propone ai suoi come esempio e li supplica, addirittura nelle lacrime, ad essere fedeli ai suoi insegnamenti e a diffidare di coloro che vorrebbero il ritorno alle osservanze alimentari giudaiche (“essi hanno per Dio il loro ventre”). È un richiamo alla fedeltà ai nuovi insegnamenti ricevuti, all'obbedienza a quanto ricevuto da Gesù.
Nel vangelo, Luca ci racconta l'evento della trasfigurazione sul monte Tabor. Possiamo dire che questa pagina più che un “fatto” descrive una “esperienza” dei discepoli: si tratta di un momento di preghiera intensa, in cui gli apostoli hanno capito in profondità chi era Gesù, ne hanno visto il volto autentico: questo ha dato un senso nuovo alla loro vita. La fede è una illuminazione che cambia il volto delle cose, dà loro un senso nuovo, una nuova profondità. La reazione di Pietro, che vorrebbe perpetuare quella improvvisa chiarezza, quella gioiosa esperienza è immagine della nostra immaturità, della nostra incomprensione della fede, che noi vorremmo sempre capace di risolvere subito le nostre contraddizioni, le nostre insoddisfazioni, le nostre angosce, mentre essa è la molla misteriosa che ci fa protagonisti di una instancabile ricerca e di un difficile impegno. Dobbiamo vincere la tentazione di dire “restiamo qui”, perché questa è la tentazione di chi sta bene, di chi pensa solo a sé e al proprio benessere spirituale e teme l'impatto con la realtà, con il futuro. Nella Trasfigurazione, dunque, possiamo vedere l'esperienza straordinaria della fede che aiuta a dare un senso anche ai momenti più difficili della nostra vita e a scorgere ciò che è positivo anche dietro il velo opaco delle situazioni apparentemente senza senso. Eppure la luce è dentro di noi, se ci affidiamo alla Parola di Dio, che ci offre la possibilità di vedere le cose con occhi diversi, con occhi nuovi.
Luca ci dice che Gesù è salito sul monte Tabor per pregare ed è in quell'atteggiamento che si trasfigura, parla con Elia e Mosè, cioè i profeti e la Legge, che danno pienezza alla sua rivelazione attraverso il suo esodo, la sua dipartita e quello che avverrà nel Getsemani.
È in quel momento che i tre apostoli, che erano stati vinti dal sonno, cioè dalla nostra incapacità a entrare nella dimensione del mistero, si risvegliano e vedono la gloria del loro maestro.
Gesù è consapevole che salire a Gerusalemme è faticoso e drammatico, non solo per lui, ma anche per i suoi apostoli e pertanto vuole offrire loro gli strumenti e le motivazioni per affrontare questo cammino.
Questo brano è quindi un invito a riscoprire, nella nostra fede, l'aspetto della preghiera come incontro intimo e fecondo con la Parola di Dio, per farne una lettura calata nella nostra vita. Anche noi possiamo scoprire che la vita di tutti i giorni è fatta di croci e sconfitte, di dolori e delusioni; però la fede e la fiducia in Gesù ci possono dare la possibilità di trovare le vie d'uscita.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Quali sono le delusioni che abbiamo nei confronti di una vita di fede, secondo il vangelo, e quali le risorse?
- Abbiamo avuto esperienze di “trasfigurazione” oppure siamo ancora in sonnolenza, confusione e pigrizia?

Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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