TESTO Ti stringo tra le braccia (Elisabeth Kübler-Ross)
padre Ezio Lorenzo Bono Home Page
Presentazione del Signore (02/02/2025)
Vangelo: Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Forma breve (Lc 2,22-32):
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
I.
Elisabeth Kübler-Ross, fu una psichiatra svizzera, morta nel 2004, che ha dedicato la sua vita a studiare il mistero della morte. Nel libro On Death and Dying (La morte e il morire), presenta la morte non come un evento da temere, ma come un passaggio naturale della vita, un'occasione di compimento: “la morte è solo il passaggio da una stanza a un'altra”, e che quando si vive pienamente, con amore e consapevolezza, si può affrontare la morte con serenità e senza rimpianti. Tra i pazienti terminali che seguiva, spesso scopriva che coloro che accettavano il loro destino trovavano una pace profonda, un senso di completamento. La sua idea principale è che la vita stessa, se vissuta con pienezza, ci prepara alla morte, trasformandola da un evento spaventoso a una tappa naturale del nostro cammino.
II.
La figura di Simeone nel Vangelo di oggi è l'esempio perfetto di quanto Elisabeth Kübler-Ross sosteneva. Simeone è un uomo giusto e pio, che ha atteso per tutta la vita la consolazione d'Israele, e quando finalmente prende tra le braccia il bambino Gesù, riconosce che la sua missione è compiuta. Con parole semplici ma potenti, Simeone chiede a Dio di lasciarlo andare: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola. Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza...”. Non c'è paura nella sua preghiera, solo gratitudine e pace. Ha vissuto tutta la vita in attesa del Messia, e ora, avendo visto la promessa realizzarsi, accetta con soddisfazione la conclusione del suo viaggio in questa terra. È proprio vero quando si dice che si muore come si è vissuto. Una vita vissuta nella speranza si conclude nella speranza. La serenità di Simeone di fronte alla morte ci mostra che quando viviamo in pienezza e con fede, possiamo affrontare anche l'ultimo passo della vita senza timore, sapendo di aver compiuto la missione di mantenere la fede e la speranza fino alla fine.
III.
In conclusione. Con tutto il rispetto verso Elisabeth Kübler-Ross, e verso tutti gli altri che non credono in Cristo, credo però che ogni tentativo di "giustificare" o dare senso alla morte, sia solo un tentativo (per quanto nobile) di addolcire una pillola amara. Se con la morte tutto finisce, non ci sono storielle che tengano: è il disastro totale. La morte non ha nulla di “pacifico" o "naturale”. Senza la speranza della risurrezione, la morte è il pungiglione che ci trafigge irrimediabilmente, è qualcosa di inaccettabile. Simeone, se ne va in pace sapendo che sarà accolto tra le braccia di Colui che lui stesso ha preso tra le sue braccia. Solo Simeone e Anna, tra le centinaia di persone al Tempio, sanno riconoscere che quello non è un bambino come gli altri, ma è Dio. Così anche oggi nel nostro mondo, molti non sanno ancora riconoscere Gesù. Ci rendiamo conto del grande dono che abbiamo ricevuto, di riconoscere che Gesù è il Signore?
Kübler-Ross ha detto: “Le persone più belle che abbiamo conosciuto sono quelle che hanno conosciuto la sconfitta, la sofferenza, la lotta e la perdita, e hanno trovato la loro via d'uscita dagli abissi...”. Però, cara Elisabeth, non si esce dall'abisso per sprofondare in un altro abisso, quello della morte, ma solo se sprofondiamo nelle braccia di Dio. E Simeone ci insegna che per essere accolti tra le braccia di Dio dopo la nostra morte, dobbiamo prima noi, durante la nostra vita, stringerlo tra le nostre braccia.
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