TESTO Custodia e responsabilità
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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (anno C) (26/01/2025)
Vangelo: Mt 2,19-23

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Una situazione difficile con una persecuzione che si fa sentire già nelle prime ore della nascita del Re della pace e nello stesso tempo due genitori con una responsabilità di custodire la vita che è stata consegnata per donarla al mondo.
Questa è l'icona che ci viene consegnata in questa domenica successiva al Natale denominata della Santa Famiglia.
Un dipinto quello fornito dal Vangelo a cui attingere da sempre, anche oggi che ci vengono consegnati modelli sempre diversi.
Quanto bisogno abbiamo in questi tempi di guardare alla Famiglia di Nazareth e comprendere che l'esempio proposto è intramontabile anche se ci viene detto che se lo affermiamo pubblicamente può essere sotto la minaccia di una denuncia perché può offendere chi ha fatto altre scelte.
Giuseppe e Maria con il bambino Gesù ci indicano la responsabilità di tenere viva questa consegna.
Dio è entrato nella Storia con questa via e non con altre e non bisogna aver vergogna o paura di affermare questa verità.
Lo stile di custodia nella reciprocità è lo sfondo di tutti i tre brani che la liturgia della Parola ci propone.
Il rispetto dei figli nei confronti dei genitori e il rispetto dei genitori nei confronti dei figli è il principio affermato con forza.
Giuseppe è l'icona di questo discorso. Rimane un modello ancor oggi in un contesto in cui la paternità sembra conoscere una crisi e questo comporta che a entrare in crisi è la stessa istituzione familiare.
Il padre “legale” di Gesù ha assunto subito dopo alcuni tentennamenti iniziali la responsabilità dell'aiutare a portare avanti il progetto di Dio pur essendo anche poco incomprensibile all'inizio.
Mi piace pensare a quei padri che anche oggi vivono con fedeltà l'impegno dell'accudire le prime settimane di vita dei loro figli.
Un amico mi parla di come è impegnativo alzarsi di notte per riuscire a far riaddormentare la bambina che non ha ancor un mese.
Questo è difficile a volte, ma comprende la responsabilità da un lato, e alla fatica si unisce la gioia dall'altro, di una vita che muove i suoi primi passi.
Giuseppe lo vediamo nel Vangelo si trova anche le ostilità del male che vuole a tutti i modi disfarsi del piccolo Gesù vedendo in questi una minaccia.
Il padre terreno del re della Pace non è mai da solo sempre illuminato da Dio e dai suoi messaggeri.
La paternità è in crisi oggi perché a essere in crisi è la fede quando si lascia Dio fuori dalla porta di casa vediamo i risultati spaventosi che ne derivano.
Il male agisce con la sua forza e la dimostrazione è l'aumento delle notizie di cronaca, dove mariti uccidono e feriscono le mogli e viceversa, ma anche quelle non scritte sui giornali si possono toccare con mano nelle nostre comunità, anche se si tendono a nascondere.
Custodire il dono consegnato nella vocazione matrimoniale si realizza solo se lo si alimenta nella fede ogni giorno.
Giuseppe e Maria una volta espresso il loro fiat hanno dovuto rinnovarlo in mezzo alle fatiche.
Se passiamo in rassegna i brani evangelici che riguardano l'infanzia ci accorgiamo in mezzo a quante spine i tre sono dovuti passare, ma consci del fatto che il loro compito è stato consegnato da Dio non si sono arresi.
Lo stesso vale nel matrimonio che è una vocazione suggellata dal Sacramento e come tutte le vocazioni nasce da un'intuizione divina allora occorre non sottrarsi da questa responsabilità di farci guidare.
Il rischio è quello invece di trovare soluzioni molto umane dove i genitori si mettono allo stesso piano dei figli e non sono capaci di educarli.
Qualche giorno fa una parente mi raccontava come il figlio andando a giocare a calcio si era scontrato con un compagno di squadra e i genitori di quest'ultimo avevano perfino utilizzato minacce di morte.
Quando le priorità sono mescolate allora diventa un problema l'educazione dei figli.
Dalla liturgia della Parola di oggi recuperiamo quello stile di fede e di responsabilità che debbono essere l'unica e vera bussola nel condurre il tessuto familiare non vi sono altre scorciatoie o vie più semplici da compiere.