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TESTO Commento su Giovanni 8,12-20

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Lunedì della V settimana di Quaresima - Anno C (29/03/2004)

Vangelo: Gv 8,12-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù disse ai farisei: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

Come vivere questa Parola?

Tenebre e luce: una contrapposizione ricorrente nel vangelo di Giovanni per esprimere i due possibili atteggiamenti dell'uomo in rapporto alla persona di Cristo. Chi segue Lui «non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). In cosa consistono queste tenebre? Chi cammina in esse - avverte Gesù - «non sa dove va» (Gv 12,35). Tenebra è dunque il buio fitto della notte esistenziale in cui l'uomo, avendo scelto irresponsabilmente di vivere nell'inautenticità, va alla cieca, interiormente disorientato. E questo vacillare incerto e confuso diventa a poco a poco ma inesorabilmente apatia rinunciataria o corsa affannosa e povera d'intenti. In entrambi i casi, chi si consegna alle tenebre, schiavo della menzogna, senza più punti di riferimento, ha deciso in cuor suo di «non venire alla luce». Non si tratta dunque di un incidente di percorso, di una sbandata passeggera, ma di una decisione maturata nell'oscurità della malafede superba, un atto ben congegnato e in piena libertà.

Certamente, non siamo 'tenebra' perché Cristo ci ha resi "figli della luce", ma corriamo continuamente il rischio di esservi risucchiati, «sorpresi», come ammonisce Gesù. Ma anche se per un momento ci fossimo arresi al buio, c'è una verità dirompente che può rimettere in circolazione inattese energie spirituali: la certezza di essere amati da Dio, che si ravviva quotidianamente nel dialogo orante con Lui. Ecco perché è importante che "nel mentre attendiamo alle cure quotidiane, - come ben sottolinea un mistico ebreo - facciamo in modo che la parte più preziosa di noi, più attenta, sia dedicata a quello che noi sappiamo essere importante" (Bachya ibn Paluda).

Oggi, dunque, nel mio rientro al cuore focalizzerò la necessità di espormi alla luce della Parola di Dio anche, anzi soprattutto, nei giorni di caligine quando mi sento immotivato, svogliato e pigro. Questa la mia preghiera:

Solo l'irrompere della Tua luce può sottrarmi, o Dio, allo squallore buio di una vita banale insignificante senz'ali. Che io accolga la Tua Parola come lampada ai miei passi e, fuggendo le luci abbaglianti di ciò che è fugace e transitorio, io dimori in Te, sorgente di luce pura che illumina ogni creatura.

La voce di un profeta dei nostri giorni

Ciò che in noi produce turbamento, stanchezza, noia, malinconia, ha delle radici che vanno chiarite e messe alla luce: Il Signore è Luce vera, il Signore è gioia, il Signore vuole la verità e la gioia di noi stessi.
Card. Carlo Maria Martini

 

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