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TESTO Commento Luca 18,9-14

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della III settimana di Quaresima (20/03/2004)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Dalla Parola del giorno

Due uomini salirono al tempio a pregare...Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri»...Il pubblicano si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore».

Come vivere questa Parola?

"Io non guardo ciò che guarda l'uomo" – sembra dirci oggi Gesù raccontando con finezza psicologica la parabola del fariseo e del pubblicano - "L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1Sam 16,7). E ci mette in guardia dall'ambiguità subdola di certe movenze spirituali.

Un fariseo - racconta Gesù – "pregava tra sé". Il testo greco è più graffiante: "pros eautòn", e potremmo tradurlo così: "si pregava addosso". Tronfio nella presunzione di essere giusto davanti a Dio, pregava come se stesse davanti allo specchio, autocompiacendosi, sciorinando il panegirico di se stesso e disprezzando "gli altri", che il testo originale identifica con "i rimanenti, lo scarto". "Io ti ringrazio – diceva il Fariseo –...Io non sono come gli altri, come lo scarto...Io digiuno...Io pago le decime...". Io, e basta. E Dio? Sembra che quest'uomo non abbia bisogno di Lui né della Sua salvezza. Ecco a cosa arriva l'orgoglio: riduce la preghiera ad un monologo esasperato e gretto, come una cassa di risonanza dell'ego, in non c'è posto per Dio, e gli altri diventano "scarto" insignificante e disdicevole.

Da contraltare a questa parodia dell'irreprensibilità, la preghiera di un pubblicano, peccatore dichiarato dunque, che fermatosi a distanza, si batteva il petto chiedendo sinceramente perdono. Anche lui davanti ad uno specchio, quello della misericordia di Dio, cercando umilmente di scorgere nel suo volto sfigurato i tratti della divina pietà.

Il fariseo si rivela dunque l'uomo dell'autosufficienza, oggi come ieri praticata da molti, avidi d'incenso più che di benedizione. Il pubblicano invece è l'uomo dell'umile autenticità che matura nella consapevolezza d'essere nuova creatura rinata nel perdono.

E tu? Sei come il fariseo che ostenta una irreprensibilità asettica, maschera di gonfia e sprezzante presunzione? o come il pubblicano riconosci di essere ancora lontano dal regno di Dio e bisognoso della sua salvezza? La preghiera è lo specchio in cui ti trastulli compiacendoti per quello che sei e che fai, o è lo specchio della misericordia di Dio in cui ti percepisci amato e salvato?

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore di purificare le intenzioni che animano la mia preghiera, perché non sia un sepolcro imbiancato, al di fuori "bello a vedersi", ma dentro sterile ricettacolo di morte. Questa la mia preghiera:

"O, Dio, abbi pietà di me peccatore" .

La voce di una Santa confondatrice del 1800

E' vero che noi siamo capaci a nulla, ma con l'umiltà e la preghiera terremo il Signore vicino a noi e quando il Signore è con noi tutto va bene.
Santa Maria Domenica Mazzarello

 

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