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TESTO Il dono più bello, il nostro viaggio

don Andrea Varliero

Epifania del Signore (06/01/2025)

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,1-12

1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Il loro è un viaggio immenso: partono dall'Estremo Oriente, con un bagaglio di conoscenze miste tra magia e astronomia, matematica e religione, seguaci del Dio delle stelle, marduc o giove. Viaggeranno anche dopo morti: le loro reliquie da Gerusalemme arriveranno a Costantinopoli con Elena regina. Saranno accolte a Milano, per poi essere trafugate dal Barbarossa fino a Colonia, per fissarsi nel cuore dell'Europa. Ho ancora nel cuore la straordinaria cattedrale gotica di Colonia: entrandovi, si viene spinti verso l'alto da quella foresta di colonne che si intrecciano. I magi hanno saputo viaggiare insieme, non da soli: una carovana di amici. Hanno vissuto la pazienza dell'attendersi, forse anche hanno trovato occasione per litigare, forse hanno dovuto trovare un punto comune lasciando da parte impuntamenti e pretese, forse a un certo punto hanno anche seriamente pensato che da soli sarebbero arrivati prima e senza fastidi. Ma è solo insieme che si arriva più lontano.

Il loro è un viaggio tanto simile al nostro: non ne hanno combinata una di giusta. Avevano una stella da osservare, la perdono di vista e si smarriscono. Avevano una direzione da seguire, e vanno a Gerusalemme invece che a Betlemme. Parlano del bambino all'orco che uccide i bambini, il re dalle mani di sangue Erode il Grande, davvero figura vendicativa storicamente attestata. Cercavano un re e trovano un bambino, cercavano un palazzo e sono costretti a inchinarsi per entrare in una angusta grotta. Santi i magi, ma imperfetti: come ci assomigliano! Allora, dove sta il segreto della loro santità? Forse sta nell'infinita pazienza a ricominciare, nell'infinita pazienza a rialzarsi nonostante le mille cadute, le infinite contraddizioni, le molteplici sconfitte. Sono loro a indicarci che, più che un viaggio sicuro e dritto, la vita è fatta di sbandamenti, di larghi giri immensi, di porte chiuse e di strade sbagliate; eppure, i loro sbagli non sono l'ultima parola. Loro ci indicano che vivere è l'infinita pazienza di ricominciare.

Il loro è un viaggio appassionato. Cercatori di Dio: cercano nel numero, nella cifra, nella formula matematica, nell'orbita delle stelle, nella chimica e nella fisica. Cercano nel telescopio e nelle mappe geografiche. Cercano Dio tra le carte del sapere, tra i libri di poesia e nelle biblioteche del mondo. Cercano Dio senza la paura di porsi delle domande, senza un muro in testa. Noi come loro, chiamati a districarci e a fare discernimento in mezzo ad un oceano mare di notizie vere, false, illazioni, presunzioni. Qual è la loro bussola? Ne tengono due tra le loro mani, due bussole che servono anche al nostro viaggio. Una bussola sta fuori di loro: è la stella da seguire, ossia un senso, un uni-verso verso cui convergere. Senza un senso da dare ai giorni, alle fatiche, alle lacrime, al lavoro e al riposo, ai giorni e alla vita, senza una stella siamo solo dei randagi. L'altra bussola sta dentro di loro: è la gioia. «Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima». La gioia che provano non è un'emozione, non è un sentimento. È una presenza, è la gioia di essere chi siamo, volti di infinito. La gioia di sentirci riconquistati, perdonati, riabbracciati. La gioia della bellezza e del silenzio, la gioia della danza e del mondo. Anche i magi conoscono il massacro, il sangue, la violenza, la migrazione e l'ingiustizia del dolore innocente: credono che la gioia sia più forte, si arrendono alla gioia che si posa tra le ciglia di un bambino. Senza la gioia siamo solo dei disperati.

Io mi domando: tra milioni di bambini, tra milioni di templi, tra milioni di palazzi e di arsenali, tra milioni di strade, tra milioni di stelle, come hanno fatto a riconoscere proprio quel Bambino? Come hanno fatto a riconoscere Dio che passava nella loro esistenza? Quale Epifania si è mostrata loro? Perché Lui è presente. Erode, gli scribi, Gerusalemme non si sono accorti di nulla, loro invece sì. Che cosa è mancato al biblista e allo scienziato, al re e al soldato, che invece i magi avevano? L'attenzione. Ci manca l'attenzione. L'attenzione come primo dovere spirituale. L'attenzione come quel genere di povertà che hanno coloro che attendono, coloro che abitano il presente, il qui e l'ora, che intuiscono che ogni istante non è solo tempo che scorre, ma è la soglia di una Rivelazione. Cari magi, io vi ringrazio: avete portato oro al Re dei re, incenso al Dio invisibile, mirra a Colui che sarà sepolto come tutti noi. Ma il dono più bello è questo vostro viaggio: un viaggio che assomiglia tanto alla nostra vita. Domani riprenderemo il viaggio più noioso e stantio, quello della quotidianità, ma voi ci indicate una gioia, un'infinita pazienza a rialzarci, un'attenzione da prestare, che sono la bellezza più bella, la stella da seguire

 

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