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TESTO Commento Matteo 18,21-35

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della III settimana di Quaresima (16/03/2004)

Vangelo: Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Dalla Parola del giorno

Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?"...Gesù gli rispose: "...settanta volte sette".

Come vivere questa Parola?

Tra i rabbini si discuteva di frequente sul numero delle volte che si dovesse accordare il perdono. Fino a tre – si diceva, secondo il presunto stile di Dio (cfr. Gb 33,29). Ora però Pietro ascolta la parabola della pecorella smarrita, e certo riflette sulla conclusione di Gesù: "Il Padre non vuole che si perda neanche uno di questi piccoli". Perdonare soltanto fino a tre volte sicuramente non basterà! – pensa. Si affretta perciò a chiedere spiegazioni: "Signore, quante volte dovrò perdonare...fino a sette volte?" – volendo spingersi oltre la misura della prassi. Aveva intuito infatti che la misericordia di Dio supera i limiti angusti segnati dalla tradizione rabbinica. Ma pur andando oltre, Pietro continua a porre dei limiti. E Gesù lo spiazza: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette", cioè sempre, mutuando questa formula dal canto di Lamech, discendente di Caino: "Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette" (Gn 4,24). Come a dire: a una vendetta senza limiti si contrapponga una misericordia illimitata.

Abituati come siamo a conteggiare il perdono, trincerandoci in quell'espressione ambigua: "A tutto c'è un limite", capiamo bene che questa pericope evangelica blocca ogni autorizzazione a procedere contro il fratello che sbaglia. Gesù ha abbattuto infatti quei limiti posti dalla nostra durezza di cuore ricordandoci che Dio perdona sempre e che il debito contratto con lui è infinitamente più grande di quello che gli altri possono aver contratto con noi.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi soffermerò a considerare l'enormità del debito contratto con Dio, non per scoraggiarmi, ma per soppesare l'illimitatezza del suo perdono; e così, pregno di misericordia, potrò volgere lo sguardo sui quei fratelli a cui forse ho qualcosa da perdonare. In preghiera ripeterò al cuore le parole di Gesù:

Perdona sempre, perdona di cuore!

La voce di un poeta senegalese

Ai piedi della mia Africa, crocifissa da quattrocento anni ma che ancora respira, lasciami dirti, Signore, la sua preghiera di pace e di perdono (...). Signore, il ghiaccio dei miei occhi si scioglie ed ecco che il serpente dell'odio leva la testa nel mio cuore, quel serpente che io credevo morto. Uccidilo, Signore, perché io devo proseguire il mio cammino.
Léopold Sédar

 

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