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TESTO Dalla caverna dei piccoli

don Angelo Casati  

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SS. Trinità (Anno B) (26/05/2024)

Vangelo: Gv 15,24-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,24-27

24Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. 25Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.

26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

Santissima Trinità. O forse, per sfuggire all'astrattezza: Padre, Figlio, Spirito santo, un unico amore. E io mi sento come Mosè. Non ho presunzione di definire: mia è la cavità della caverna, la caverna dei piccoli. Ho gli occhi coperti dalla sua mano, quella di Dio. Lo sento passare e, quando mi libera gli occhi, non lo vedo, vedo le spalle. Ma mi rimangono ad eco le sue parole al passaggio. Mi suonano tenere. Non vorrei dimenticarle parlando di Trinità: "Il Signore passò davanti a lui, proclamando: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni". Non so se è per consapevolezza di essere uno della caverna dei piccoli o se per desiderio di non nominare il nome di Dio invano, so che, anziché andare a parole più alte, mi sono lasciato sedurre da un'immagine. E ho divagato a lungo, forse lontano - o non del tutto così lontano - dal mistero che stiamo celebrando, un divagare quasi assurdo.

Ho fatto indugio sulle spalle: "Iil mio volto no, vedrai le mie spalle". E mi ha sfiorato un pensiero: "E non sarà che anche le spalle mi raccontino di Dio? Le spalle non come barriera, ma come narrazione. E mi si sono affacciate connessioni. La prima riguarda Papa Giovanni, che un giorno con molta sincerità confidò come, la prima notte dopo la sua elezione, preso da preoccupazione, non riuscisse a prendere sonno. Poi gli si aprì un pensiero, si disse: "Giovanni, non sei tu a portare la chiesa; a portarla è Dio". Si addormentò. Le spalle di Dio ci portano. Forse ricordate anche che il giorno in cui fece il suo primo ingresso in San Pietro sulle sedia gestatoria, quando gli chiesero come si sentisse, lì, in alto. Rispose che stava meglio quando da piccolo era portato nel gerlo di suo padre di ritorno dai campi. Chi è Dio? Lo vedo di spalle e le spalle raccontano: sono spalle che portano. Intravedo un mistero d'amore che abita Dio, lo intravvedo dalle sue parole sul monte, ma anche dalle sue spalle. Poi il pensiero mi corre a Gesù. Alle sue spalle.

Lui, in perfetta consonanza con il Padre: il Pastore che ha un debole per la pecora che si è smarrita - siamo noi gli smarriti - e, quando la ritrova, se la mette sulle spalle quasi fosse la preferita. Le spalle del pastore raccontano di Dio. Raccontano di Dio le spalle gravate di croce:

Ti pesava sulle spalle
una croce
come pesa
nel segreto dell'utero
cucciolo d'uomo.
E ruvida
ti scavava le ossa.
Ora la tua carne
prendeva forma d'accoglienza

come un grembo di donna.

Da ultimo, per completare l'azzardo, non è forse vero che a volte si dice sulle spalle del vento? Lo Spirito, al dire di Gesù, ti è donato come vento. E come vento ti ispira, ti solleva. Ti conduce lungo vie imprevedibili, quelle dell'amore che sono sempre da decifrare, perché non sono codificate, sono fuori dagli assetti troppo prevedibili dei calcoli umani. Perdonate se vi ho parlato dalla mia caverna. Non ho visto il volto di Dio ma ho ascoltato il racconto della tenerezza. Che fa il volto di Dio. Poi dalle parole di Gesù ho ascoltato stupito il mistero - e tale rimane - della relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, così intima da farli una cosa sola. Il mistero della Trinità è dunque soglia da cui intravvedere, affascinati e commossi, la bellezza della relazione. Fa luce agli occhi pensare che nell'in principio c'era la relazione, l'essere l'uno per l'altro.

Bello pensare che tutto ciò che da allora ebbe origine porta, quasi fosse un marchio, il segno della relazione. "Il marchio della famiglia di Dio": così lo chiamò un giorno Don Vincenzo, un prete che lavorava tra gli zingari. Quella sera era passato da Don Tonino Bello, Don Tonino stava preparando l'omelia e si chiedeva come aprire pensieri sul mistero della Trinità. Il vescovo colse l'occasione per leggere all'amico la paginetta che avevo scritto. Quando terminò, Don Vincenzo gli disse che con tutte quelle parole, la gente forse non avrebbe capito nulla. Poi aggiunse: "Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c'è una Persona che si aggiunge all'altra e poi all'altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l'altra.

E sai come concludo? Dicendo che questo è una specie di marchio di famiglia. Una forma di 'carattere ereditario' così dominante in 'casa Trinità' che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l'uomo per gli altri". Il marchio di famiglia: essere uno per l'altro. La relazione: così diventiamo icona della Trinità. "Altro che relazioni!" aggiungeva, Don Tonino, vescovo profeta "l'acidità ci inquina. Stiamo diventando corazze. Più che luoghi d'incontro, siamo spesso piccoli centri di scomunica reciproca. Tendiamo a chiuderci. La trincea ci affascina più del crocicchio. L'isola sperduta, più dell'arcipelago. Il ripiegamento nel guscio, più della esposizione al sole della comunione e al vento della solidarietà. Sperimentiamo la persona più come solitario auto-possesso, che come momento di apertura al prossimo. E l'altro, lo vediamo più come limite del nostro essere, che come soglia dove cominciamo a esistere veramente".

Vescovo profeta Don Tonino. Come Vescovo profeta il card. Martini: "Là dove andrai - mi disse un giorno e non lo scorderò mai - "non avrai un angolo in cui costruire qualcosa, ma tu sai che la cosa importante è costruire relazioni". Faccio ritorno alle spalle: puoi portare sulle spalle o puoi anche girare le spalle. "Portate gli uni i pesi degli altri": scriveva San Paolo. E Giovanni, l'apostolo:"Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi".

Essere icone, viventi, di Dio.

 

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