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TESTO Commento su Matteo 28,16-20

padre Antonio Rungi

Santissima Trinità (Anno B) (26/05/2024)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Due sono i misteri principali della nostra fede: primo è Unità e Trinità di Dio e secondo è Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

Oggi la liturgia ci fa celebrare la Santissima Trinità, il mistero del Dio Uno e Trino: uno nella natura e trino nelle persone, uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. È Gesù stesso che brano del Vangelo di San Matteo che ci accompagna nella liturgia della solennità della Santissima Trinità rivolgendosi agli apostoli disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”.

È qui nasce il mandato missionario che incoraggia gli apostoli ad andare e fare discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. C'è qui la sintesi di tutta la teologia, di tutta la dottrina del mistero della Santissima Trinità. Gesù stesso che rivela la natura divina del Padre, della sua persona e dello Spirito Santo. Indicando la missione delle tre diverse persone, in base alla quale sappiamo che Dio Padre, è creatore, il Figlio suo, Gesù Cristo, è il Redentore, e lo Spirito Santo il santificatore, il consolatore.

Gli apostoli devono insegnare a tutti gli uomini di buona volontà che vogliono aderire alla fede come seguire la via del battesimo. Una volta battezzati tutti sono chiamati a vivere immersi in questo grande mistero d'amore, di un Dio che c'è vicino in tanti modi e che ce lo fa capire chiaramente anche attraverso le parole dette da Gesù nel Vangelo. Parole che sono la direzione di marcia per tutti coloro che si sono lasciati toccare da queste parole. Oltre che a battezzare Gesù raccomanda agli apostoli di trasmettere il valore della testimonianza.

Dobbiamo vivere nel mistero del Figlio di Dio nel quale veniamo inseriti come re, sacerdoti e profeti. Questo vuol dire vivere nella carità, insegnando come ha detto Gesù ad osservare tutti i comandamenti e i comandamenti di Dio non sono gravosi, essi sono facilmente osservabili. Vogliamo quindi far tesoro di quello che Gesù stesso ci dice a conclusione del testo del Vangelo: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Quindi Dio non ci abbandona, perché se Gesù è presente nella storia dell'umanità vuol dire che tutta la Santissima Trinità non ci abbandona, soprattutto nei momenti di scoraggiamento, di sofferenza, di solitudine, nell'ora della nostra morte, ma ci riporta continuamente alla vita e alla comunione con Lui.

E allora domanda fondamentale in questo giorno particolarmente importante per noi cristiani: come viviamo questo mistero della Santissima Trinità noi che siamo stati battezzati? Siamo in comunione con Dio e in comunione con i fratelli?

Questa comunione che si manifesta attraverso i segni di questa nostra identità trinitaria. Basta indicare una cosa importante che dovremmo sempre avere a cuore e fare ogni giorno: il segno della croce, il segno distintivo di ogni cristiano.

Iniziare qualsiasi attività con il segno della croce e farlo con convinzione e adesione a quello che esprime può aiutarci a vivere santamente e coerentemente la nostra fede e rispondere alla nostra vocazione battesimale.

Se vogliamo camminare, quindi, secondo le indicazioni che il Signore ha dettato agli Undici dobbiamo vivere nel solco della Santissima Trinità, essere persone di comunione e di relazione vere e profonde.

 

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