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TESTO Commento su Marco 10,13-16

Missionari della Via  

Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/05/2024)

Vangelo: Mc 10,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

L'atteggiamento, le parole, l'indignazione di Gesù, ribaltano la logica di allora e di oggi: «Lasciate che i bambini vengano me!». In quel tempo i bambini non avevano nessuno statuto sociale, nessuna importanza, erano solo una bocca da sfamare almeno fino alla loro maggiore età (13 anni). Abbracciandoli e benedicendoli, Gesù in loro accoglie e abbraccia tutti i bambini di ieri, di oggi e di domani. Bambini uccisi dalla guerra, dalla fame, dallo sfruttamento, da ogni forma di violenza fisica o verbale; bambini abusati; bambini abbandonati a loro stessi, che pagano l'immaturità di quei genitori che li “parcheggiano al mondo”; quei bambini trascurati, buttati in pasto a tablet e internet senza controllo sin da piccolini... Gesù accoglie e abbraccia tutti quei bambini scartati e rifiutati anche dalle loro madri e padri attraverso l'aborto. E in loro, piccoli indifesi, Gesù accoglie e benedice tutti i piccoli, i poveri e i deboli di oggi, gli ultimi, tutti coloro che, per un certo tipo di mondo che guarda solo all'utilità, sono gli scartati. Oggi è un giorno in cui pregare specialmente per loro, per riscoprire uno sguardo di stupore verso ogni bambino, segno della tenerezza di Dio che continua a mettere al mondo i suoi figli, preziosi e amati ai suoi occhi!

La testimonianza della madre di Antonio Terranova

Antonio Terranova è nato a Palermo il 14 luglio del 2004 ed è salito al cielo il 23 febbraio del 2013 a soli 8 anni. Sin da piccolino ha mostrato un'attenzione particolare per gli altri bambini, specialmente se più sfortunati di lui. Tutte le mattine prima di andare a scuola, si accertava che avessi messo qualche merendina in più per i compagni nel caso in cui volessero la sua stessa merendina e spesso la condivideva. Durante le lezioni d'Informatica e d'Inglese, le insegnanti lo sedevano vicino ad Alice o ad Enrico, due bimbi nati con dei problemi, che spesso facevano impazzire i computer o che a volte non erano in grado di seguire le lezioni, e lui, delicatamente spiegava loro il tutto e spesso rimetteva a posto il computer che l'insegnante non sapeva aggiustare.

Il 21 maggio del 2011, all'improvviso scopriamo che Antonio necessita urgentemente di un trapianto di fegato in quanto ammalato di tumore (10 cm di massa tumorale in un fegato cirrotico e gravemente compromesso). Cominciano da lì accertamenti e ricoveri, ma da subito i medici non sono stati fiduciosi al punto che non volevano metterlo nella lista d'attesa dei trapianti.

Eravamo disperati, sconvolti, ma da subito ci siamo attaccati alla Croce del Signore, al punto da non dargli tregua né di giorno né di notte. Abbiamo conosciuto la preghiera della “Divina Misericordia” alla quale Antonio voleva partecipare tutti i giorni.... Alla fine della preghiera si fermava, ci guardava tutti e diceva: avete dimenticato di dire una cosa importante: “Gesù, confido in te”. Tutte le mattine quando passavano gli infermieri per il prelievo cominciava a piangere, quando sentiva gli altri bambini disperati mi diceva piangendo: “Mamma, vai a consolarli, pensaci tu, non farli piangere”. Solo dopo sarebbe toccato a lui lo stesso strazio, ma in quei momenti non ci pensava, riusciva a percepire solo il dolore altrui. La sua vita era cambiata improvvisamente, c'erano momenti in cui non capiva perché un bambino che doveva andare a scuola a studiare o alle feste pomeridiane, si ritrovata chiuso in ospedale a soffrire in quel modo. Una mattina prese tra le mani la Croce di S. Benedetto, la strinse forte e cominciò a urlare forte: “Gesù dove sei? Io ho sempre creduto in te, ma se ora tu non mi aiuti, io a te non ci credo più.” Tutto questo avveniva sotto gli occhi disperati degli infermieri e dei parenti che spesso non riuscivamo a calmarlo. Ma pian piano sembrava che andava accettando la situazione, ad un certo punto era lui che diceva a me: “mamma, stai tranquilla”.

Quindici giorni dopo il primo ricovero, accertata la malattia, è arrivato sotto gli occhi sbalorditi di medici ed infermieri un fegato pediatrico per il trapianto... Il trapianto dura undici ore e riesce perfettamente... quindici giorni dopo siamo tornati a casa, fiduciosi di riprenderci la nostra vita quotidiana. Ma purtroppo non era finita, qualche giorno dopo ci accorgemmo dalla Tac di controllo che la malattia si era spostata invadendo i suoi piccoli polmoni. Antonio cominciò a fare i primi cicli di chemioterapia in vena, per un totale di 20 sedute... Un pomeriggio alle tre in punto, mentre stavamo recitando la Divina Misericordia in casa nostra, il mio sguardo e quello di Antonio si incrociarono l'uno verso l'altro, ed io un po' spaventata, mi fermai chiedendogli cosa fosse successo. Lui mi rispose con voce incredula: “Mamma, zitta zitta, continua a pregare altrimenti se ne va”. Continuammo a pregare e alla fine disse: “Mamma, c'era la Madonnina e la vedevo attraverso i tuoi occhi, era venuta a benedirmi... e sai cosa ha fatto la Madonnina? Mi ha parlato, ma non con la sua voce ma al mio cuore, dicendomi: adesso mi fido di voi.” Antonio non sapeva che io nelle mie preghiere dicevo sempre alla Madonna di fidarsi di me che anch'io mi fidavo di lei. Da lì sembrava che fosse guarito, ma poi all'improvviso tutto è sfuggito di mano e la malattia è avanzata velocemente. Era difficile che si lamentasse... ci dava sempre coraggio ed un giorno mi disse: “Mamma, perché ti disperi, devi stare tranquilla tanto la Madonnina mi ha detto che presto tutto finirà”. Chiesi ad Antonio se lui e la Madonnina parlassero spesso, e lui mi rispose di sì, che gli parlava nel cuore, ma ad un certo punto cominciò a sfuggire dai discorsi. Alla fine del mese di novembre del 2012 Antonio si aggravò ulteriormente e l'oncologo ci avvisò che non sarebbe arrivato alla fine di dicembre. Decidemmo di partire immediatamente e tentare il viaggio della speranza a Lourdes dove non è stato facile arrivare. Arrivati a Marsiglia, la sera cominciò ad essere strano, sembrava che la sua anima volasse. Era in preda a dolori fortissimi, ma lui aveva provato una sensazione bellissima. “Papà... papà, diceva: è una sensazione bellissima, mi sembra di esser in cielo, ho una sensazione di calore nella pancia che mi fa stare bene, mi viene di ballare, di cantare, di gridare, papà sto bene e pregherò per te perché possa sentirla anche tu questa bella sensazione che sto provando”. Tra varie peripezie l'indomani arrivammo a Lourdes dove Antonio ha pregato per gli altri e non per se stesso e quando gli venne detto che quella era la sua occasione per chiedere alla Madonnina la sua guarigione, ci rispose che l'avrebbe fatto dopo. Li cominciò la nostra preghiera incessante, ma tristemente tornammo a casa a mani vuote. Passarono il Natale e il Capodanno e tutto andava sempre peggio, non riuscivamo a domare i dolori atroci. Alla vigilia dell'Epifania decidiamo di rimanere a dormire a casa di mia cognata. È stata una notte terribile, non riuscimmo a chiudere occhio, ma alle prime ora del mattino cominciò a dirmi: “Mamma, che bello, sto provando una sensazione bellissima. Mamma, che bello, Gesù e la Madonnina sono a casa nostra, Gesù è vestito con un sacco marrone e una corda attaccata al vestito, ci sono pure gli Angeli. Mamma, stanno pulendo casa nostra, stanno pulendo tutto. Stanno citofonando, è Andrea (il cugino) vuole salire.”

Antonio in quel periodo non assumeva alcun farmaco che potesse indurlo ad allucinazione o ad altre cose del genere e per di più, completamente scoperto da farmaci chemioterapici. Nel pomeriggio lo convincemmo finalmente ad andare in ospedale dove dopo non so quanti giorni di sofferenza incessante, riuscirono finalmente a far calmare i dolori, cessati i quali, si recò nel corridoio del reparto e, stremato, si sedette e cominciò a piangere. Antonio, gli chiedo, fino ad ora non hai pianto ed ora che finalmente stai bene piangi? Lui: “Mamma, sto pensando a quanto ha sofferto Gesù sulla croce, la mia sofferenza in confronto è niente”. Lì mi sentii morire, mi chiesi perché mio figlio mi dicesse queste cose, a me che fino a quel momento la Croce la vedevo come un oggetto da appendere al muro o per andarci a pregare in chiesa. Mi arrabbiai e gli dissi che la sua sofferenza non era meno grande di quella di Gesù, ma mi guardò come a volermi dire: “tu non puoi capire” e non ho insistito. Un giorno si mise in ginocchio in preda ai dolori e mi disse stringendo i pugni: “Mamma, non ha importanza se adesso Gesù non mi guarisce, tanto io so che con la mia sofferenza sta guarendo i bambini del reparto.” Un giorno l'ho persino trovato con gli occhi semichiusi sul letto di casa, che parlava sottovoce con qualcuno, parlava e poi la pausa della risposta e poi: “io vorrei stare qui... pausa... se lui vuole” .Di colpo lo chiamai e gli chiesi con chi parlasse e lui mi rispose: “con nessuno, mamma”. Negli ultimi due mesi circa, Antonio si è nutrito solo di Eucaristia. Una mattina venne direttamente padre Antonio d'Anna, il nostro sacerdote della chiesa S. Stefano alla Zisa, a portare l'Eucaristia, ma Antonio era in preda ai dolori fortissimi. Ad un certo punto padre Antonino gli chiese: “Antonio, vuoi Gesù?”. E lui, alzando lo sguardo verso Gesù Eucaristia, cominciò a dire: “Gesù, Gesù, perdonami perdonami, Gesù, voglio a Gesù, dammi a Gesù.” Eravamo in confusione ed io e mio marito continuavamo a chiederci cosa avesse da farsi perdonare il nostro bimbo. Padre Antonino era sconvolto e ad un certo punto decise di poggiare la teca con dentro Gesù sul suo pancino ed in quel momento si calmò e cominciò a dire: “Grazie, Gesù, che bello, sento di nuovo quel calore, grazie, Gesù, papà è come quello che ho sentito a Lourdes”. Poi, ricevuta l'Eucaristia, si tranquillizzò. Casa nostra era diventata un viavai di sacerdoti che sentivano parlare di questo bambino, volevano conoscerlo, qualcuno ci chiedeva addirittura di rimanere in stanza solo con lui ed uscivano da casa nostra piangendo. Ci faceva recitare giorno e notte la Divina Misericordia, la preferiva cantata e spesso mi svegliava durante la notte perché dovevamo recitarla... non c'erano orari. Due giorni prima di volare in cielo da Gesù e dalla Madonnina, portano a casa nostra una statua della Madonnina... Quando quel giorno andarono tutti via mi avvicinai a mio figlio e gli chiesi: “Antonio, cosa è venuta a fare in casa nostra la Madonnina?”. Lui aprì gli occhi, mi guardò e mi disse: “Mamma, è venuta a prendermi” Due giorni dopo, il sabato 23 febbraio 2013, alle ore 13:55, Antonio è andato via con la sua amata Madonnina.

 

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