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TESTO Si è estinto o si è nascosto?

don Angelo Casati  

Pentecoste (19/05/2024)

Vangelo: Gv 14,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

In questa preghiera di Gesù al Padre - venendo da lui non può non essere esaudita - mi colpisce il "per sempre", il "per sempre": dello Spirito: "io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre... egli rimane presso di voi e sarà in voi". Un altro "Paràclito", cioè un altro che stia a fianco: sostegno, difesa e ispiratore. Come lui, Gesù, è stato a fianco: sostegno, difesa e ispiratore.

E mi si accende dentro un pensiero di Elsa Morante - uno dei suoi tanti pensieri incandescenti - che in una sua intervista dice: "Penso che ora gli uomini hanno perso lo Spirito santo". E l'intervistatore a lei: "Chissà se si è estinto o si è nascosto". Risponde; "Il fatto che io e te ora ne parliamo, potrebbe far sperare che si sia nascosto". Bella l'intuizione: il fatto che oggi, Pentecoste, ne parliamo significa che non si è estinto. Siamo noi che in qualche misura lo possiamo estinguere. E Paolo faceva richiamo: "Non spegnete lo Spirito". E subito mi sorprende una domanda: non è forse nella sua natura, nella natura dello Spirito, essere nascosto? E non siamo forse noi che non abbiamo più occhi per le cose nascoste: e quante sono e quanto preziose! E guai se non ci fossero. L'anima per esempio: animati o inanimati, fa la differenza. Lo Spirito: abitati o disabitati, fa la differenza.

Oggi il salmo incantava e nello stesso tempo ricordava a ciascuno di noi una verità che non può cedere alla smemoratezza né può essere sottaciuta: che lo Spirito è questione di vita o di morte. Ecco un ritaglio del canto del salmo in tutta la sua bellezza:

Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! La terra è piena delle tue creature. Togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

Sempre più prorompente il sogno che lo Spirito rinnovi la faccia della terra e l'urgenza che il soffio di Dio rinnovi la nostra faccia, che sta all'origine di una terra brutta o bella. Lo Spirito sta nell'in principio delle creazioni. Penso al soffio di Dio sul fango: e sgusciò un essere vivente. Penso allo Spirito che fu poi all'origine di sterminate creazioni nel tempo: soffi di vita prima ancora che fossero religioni e tradizioni. Lo Spirito che ha parlato ovunque nei profeti, donne e uomini di tutte le terre. Fino alla pienezza di una tenda abitata dallo Spirito, l'umanità di Gesù di Nazaret: i suoi pensieri, le sue passioni, le sue parole, i suoi gesti, la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione. Morendo, emise lo Spirito, lo donò a noi: ora rimane in noi, è in noi. Ebbene la voce dello Spirito è leggera.

Bisogna uscire dal frastuono per sorprenderla. Luca racconta la Pentecoste con i segni grandiosi delle teofanie: "Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano". Ma la voce dello Spirito, tranne rare eccezioni, è sussurro di silenzio. Può passare inavvertita, soprattutto in stagioni come le nostre in cui siamo tentati di prestare udito e dare credito solo al clamore, alla spettacolarità, a un brillare vano. Non si è estinto lo Spirito, no, ma a volte ha dimora in noi come di uno sconosciuto, quasi avessimo tolto per insensatezza la connessione. E togliere la connessione ha come esito - lo ricordava il salmo - ricadere nella polvere, nella cenere. Non so se avvertite anche voi nell'aria questo bisogno di un respiro nuovo, di primavere, il bisogno di uscire dalle barricate in cui ci siamo chiusi, uscire, come Pietro e gli altri discepoli, e scendere in piazza e, come allora, provare la meraviglia di intendersi fra diversi, la piazza dei molti colori.

Attesa dunque dello Spirito. Che ci conduca lontano dalla superficialità degli slogan, dalle derive della disinformazione. Lo Spirito di suo frequenta le profondità. Fedele al mandato di Gesù, ci ricordi e suggerisca le sue parole, i suoi gesti, ci renda capaci di pensieri nuovi, di linguaggi nuovi, di visioni nuove. Lo Spirito, che è sussulto e vibrazione, salvi noi, la chiesa, la nostra società da un vivere e camminare come automi, quasi fossimo programmati, senza accensioni, grigi, annoiati, spenti o, peggio ancora, incattiviti, irritabili, delusi. Ci salvi dai mugugni e dai malumori, ci renda capaci di sorrisi, impenitenti cercatori di oro nelle miniere del mondo, ci dia l'arte di incoraggiare, di sostenere, di dare libertà. Lo Spirito, come avverte l'apostolo Paolo, ci ridoni l'orizzonte del bene comune: "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune".

"A ciascuno": dunque nessuno è senza un carisma, senza un compito, ognuno il suo. Consegnato a ciascuno "per il bene comune". Il bene comune, un orizzonte che sembra oggi scolorirsi; a sostituirlo spesso una ricerca ossessiva e meschina del proprio bene, della propria affermazione, del potere, del domino, l'accecamento nel particulare. Lo Spirito dia passione per il bene comune. In tempi di scoramento sia rugiada lo Spirito su campi inariditi. Come sembra invocare, in una sua poesia preghiera, Antonia Pozzi:

Signore, tu lo senti
ch'io non ho voce più
per ridire
il tuo canto segreto.
Signore, tu lo vedi
ch'io non ho occhi più
per i tuoi cieli, per le nuvole tue
consolatrici.
Signore, per tutto il mio pianto,
ridammi una stilla di Te
ch'io riviva.
Perché tu sai, Signore,
che in un tempo lontano
anch'io tenni nel cuore
tutto un lago, un gran lago,
specchio di Te.
Ma tutta l'acqua mi fu bevuta,
o Dio,
ed ora dentro il cuore
ho una caverna vuota,
cieca di Te.
Signore, per tutto il mio pianto,
ridammi una stilla di Te,
ch'io riviva.

 

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