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TESTO Commento su Gv 16,20

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della VI settimana di Pasqua (10/05/2024)

Vangelo: Gv 16,20-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Come vivere questa Parola?
Nei versetti che seguono la pericope citata, Gesù per esprimere il passaggio dall'afflizione alla sovrabbondante gioia, si avvale dell'efficace e delicata immagine della donna che sta per partorire per dare alla luce un figlio. La gioia della donna è duplice; ha posto fine alle proprie sofferenze e ha messo al mondo un nuovo essere. La gioia cristiana è saldata al dolore, ma sfocia della vita nuova che è la pasqua del suo Signore. Poi Gesù prosegue spiegando il paragone in senso spirituale. Il dolore per la morte del Figlio di Dio si muterà in gioia il giorno della pasqua di ognuno di noi dove saremo finalmente dove Egli è.

VIVO LA PAROLA: Nessuno potrà togliere la vostra gioia

La voce di Papa Francesco
A spezzare le risate forzate di «una cultura non gioiosa che inventa di tutto per spassarsela», offrendo «dappertutto pezzettini di dolce vita», ci pensa la vera gioia del cristiano. Che «non si compra al mercato» ma è «un dono dello Spirito», custodito dalla fede e sempre «in tensione tra memoria della salvezza e speranza». È stata tutta incentrata sulla gioia come autentico «respiro del cristiano» l'omelia pronunciata da Papa Francesco durante la messa di lunedì 28 maggio a Santa Marta.
Per questa occasione, Francesco ha suggerito di guardare dentro se stessi, domandandosi: «Com'è il mio cuore? È pacifico, è gioioso, è in consolazione?». Di più, ha rilanciato il Pontefice, «anche nel momento del turbamento, nel momento della prova, quel mio cuore è un cuore non inquieto bene, con quella inquietudine che non è buona: c'è un'inquietudine buona ma ce n'è un'altra che non è buona, quella di cercare le sicurezze dappertutto, quella di cercare il piacere dappertutto». Come «il giovane del Vangelo: aveva paura che se lasciava le ricchezze non sarebbe stato felice». Perciò «la gioia, la consolazione» sono «il nostro respiro di cristiani». E così, ha suggerito Francesco, «chiediamo allo Spirito Santo che ci dia sempre questa pace interiore, quella gioia che nasce dal ricordo della nostra salvezza, della nostra rigenerazione e dalla speranza di quello che ci aspetta». Perché «soltanto così si può dire “sono cristiano”». Infatti non ci può essere «un cristiano oscuro, rattristato, come questo giovane che “a queste parole si fece oscuro in volto, se ne andò rattristato”». Di certo «non era cristiano: voleva essere vicino a Gesù ma ha scelto la propria sicurezza, non quella che dà Gesù».
Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, Lunedì, 28 maggio 2018

Roberto Proietti - robertocerreto82@gmail.com

 

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