PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Giovanni 10,11-18

fr. Massimo Rossi  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (21/04/2024)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-18

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Colpisce la sicurezza con la quale Gesù dichiara, senza alcuna esitazione, che nessuno gli può

togliere la vita; è Lui che la dona, volontariamente, e la riprende quando vuole.

Credo che converrete sul fatto che il racconto della Passione del Signore non sembra lasciar

pressoché alcuno spazio all'autodeterminazione del Figlio di Dio; le diverse scene che

compongono la via dolorosa - l'arresto, gli interrogatori, le torture, infine la crocifissione e il colpo

di lancia - non depongono certo a favore della tesi secondo la quale il Nazzareno sarebbe signore e
padrone di sé e della scena...

Ma questo è! Se i Giudei hanno potuto fare scempio del Servo sofferente, come lo definisce il

profeta Isaia, è perché Dio aveva già deciso di dare la vita per loro, per noi e per tutti, nella persona
del Figlio.

Ecco che torna la singolare - perversa? - relazione tra la violenza perpetrata dagli uomini sul corpo

di Gesù - il crimine peggiore della storia! -, e l'amore del Padre, così infinito da donare proprio il

figlio unigenito... Non saremo mai capaci di capire come, ad un gesto così nefando da parte nostra,

possa corrispondere un affetto così profondo e inamovibile di Dio. Non ci resta che credere.

Del resto, anche la prima comunità fondata personalmente dal Maestro di Nazareth - gli Undici, cui

si unì più tardi Paolo di Tarso - faticò non poco a decifrare in filigrana il disegno salvifico di Dio,

nei fatti tragici di quell'ultima settimana: la durezza delle parole che Pietro rivolge ai Capi del

popolo e agli Anziani - “Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno che voi avete crocifisso...” (cfr.

Prima Lettura) - rivela che l'attenzione dei discepoli era quantomeno sbilanciata - e molto! - sulle

responsabilità, sulla colpa dei Giudei. Ci vorrà tempo e soprattutto la predicazione di Giovanni,

perché, in seno alla Chiesa nascente, cominciasse a delinearsi un pensiero teologico sulla Persona

del Cristo, meno, per così dire, risentita verso coloro che a diverso titolo contribuirono all'uccisione
di Gesù.

La pagina di Vangelo di questa IV Domenica di Pasqua riporta un famoso insegnamento di Gesù e

comincia così: “Io sono il buon pastore...”. La parabola del pastore che conosce le sue pecore e le

pecore conoscono lui, si muove su uno sfondo assai familiare alla vita palestinese. Al giorno

d'oggi, tramontata ormai la società fondata sulla pastorizia nomade, chissà a quale modello si
identificherebbe il Signore...

Ma torniamo alla parabola: ogni sera i pastori conducono il gregge nell'ovile per la notte. Un

recinto comune serve generalmente ad ospitare diversi greggi. Al mattino, ciascun pastore grida il

suo richiamo e le pecore che riconoscono la voce del loro pastore, lo seguono.

Al di là della scena bucolica a cui Gesù fa riferimento, vi è un tema biblico che attraversa l'Antico

Testamento - Salmo 23, Ez 34,24-31; 37,21-28 -: la grandezza dell'amore di Dio, la scelta di un

popolo al quale rivelarsi, la preoccupazione per questo popolo, la condanna dei falsi pastori,

l'impegno a ricondurre il popolo dalle sue successive schiavitù.

Ma anche i Vangeli danno ampio risalto al tema di Gesù-Pastore.

In particolare, dall'opera di Giovanni emerge un vero e proprio grappolo di tematiche, intorno alla

figura del Bon Pastore, ma non solo; anche le pecore sono un modo per rendere la figura del

credente. Ritorna il tema della sequela, che nella pagina odierna assume ulteriori precisazioni.

Intanto: la sequela suppone una chiamata da parte di Gesù; di più: un possesso da parte di

Gesù! Ne consegue il rifiuto da parte del discepolo di avere altri maestri, o, per restare in tema,

seguire altri pastori. Cristo è l'unico ed esclusivo Maestro, l'unico ed esclusivo Pastore.

Siamo sinceri: quanti maestri abbiamo oltre il Cristo - sempre che Cristo ci sia maestro -? il
mercato dei mentori, offre di tutto di più!

Ora, si dice, perché dovrei sceglierne uno e rinunciare a tutti gli altri? mi sento libero di

sperimentare, di ascoltare, di seguire un maestro, ma anche un altro, e un altro ancora... cogliendo il

meglio di tutti; come l'ape vola di fiore in fiore, succhiandone il dolce nettare...

Del resto di persone buone, preparate, generose nell'offrire i propri talenti,... ce ne sono a iosa!
...il bene è sparso ovunque!

E così capita di incontrare una coppia di genitori cristiani, i quali chiedono il battesimo per il

proprio bambino; e, interrogati sui motivi per i quali intendono battezzarlo, rispondono press'a poco

così: vogliamo battezzare nostro figlio, perché l'ultimo chakra che si chiude è quello sul capo: e

cosa c'è di meglio dell'acqua benedetta per favorire la chiusura del chakra del capo?....

Questo è un tipico esempio di sincretismo religioso, una mescolanza di fedi e ritualità religiose

diverse. Gente che si professa cristiana, ma crede nella reincarnazione; segue Cristo (?), ma anche
Buddha, Confucio e Sai Baba...

Sostanzialmente si evita di scegliere, nella convinzione erronea che, in fondo, uno vale l'altro;

meglio dunque sceglierli tutti... per non sceglierne in verità nessuno.

Tornando un ultima volata al Vangelo di oggi, la relazione tra il pastore e le pecore, così come ce la

descrive Giovanni, produce l'effetto preziosissimo della mutua conoscenza, che sta a fondamento

della comunione; non solo comunione di pensieri, ma anche di esistenza. Questo è infatti il ricco,

prezioso significato del verbo “conoscere”, secondo l'uso che ne fa la Scrittura.

Il cammino della fede degli Apostoli non si è concluso con l'Ascensione del Risorto.

Il ritorno di Cristo al Padre e, più ancora, la Pentecoste dello Spirito Santo sugli Undici hanno

suscitato nuove intuizioni, nuove conoscenze sulle Verità che riguardano la Persona del Figlio.

L'adesione della fede, una fede fecondata dal sangue, consente di approfondire l'Amore per il

Cristo, la comprensione sempre più profonda del Suo sacrificio; non più solo il frutto amaro della

violenza prevaricatrice degli uomini; ma prima ancora e molto di più, il dono senza limite e senza

tempo di un Dio, che Giovanni, a ragione, definisce con una sola parola: AMORE.
E così sia.

 

Ricerca avanzata  (54044 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: