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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

don Michele Cerutti

IV domenica T. Pasqua (Anno B) (21/04/2024)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Gesù questa domenica lo invochiamo come il Buon e Bel Pastore.

Un'immagine utilizzata dal Maestro stesso per identificarsi ai suoi ricorrendo a una figura tipica dell'attività economica principale del tempo: la pastorizia.

Tuttavia il pastore nell'immaginario collettivo odierno rende ancora l'idea.

È bello vedere come le pecore alla voce del mandriano si raccolgono subito e se chiunque passa in mezzo a loro e si mette anche a gridare non lo seguono. Il pecoraio conduce la mandria nei pascoli di cui conosce l'erba, conosce i ruscelli che attraversano i prati, sa dove vi possono essere pericoli e indica i luoghi di eventuali ripari.

Gesù identificandosi con questo personaggio caratteristico vuole dirci che conosce bene il suo gregge e sa ciò che necessita.

Si distingue da tutti quelli che lasciano le loro pecore davanti al pericolo e non ne perde neanche una piuttosto ne lascia novantanove per ricercare la centesima che si è persa e se la prende portandola sulle spalle.

Quanto sono belle le icone che rappresentano Gesù buon pastore che riporta la pecora smarrita e gli artisti lo rappresentano mentre cerca lo sguardo proprio di quella bestia perduta.

In quell'incrocio di occhi ci siamo tutti noi ogni volta che ci perdiamo sulle strade della vita quando bombardati da immagini e voci diverse non seguiamo Cristo e veniamo recuperati e riportati nel pascolo.

È proprio Gesù stesso a cercarci a noi il compito di farci trovare senza paura perché è Lui stesso che provvederà a ricondurci sulla strada giusta.

Fa sempre bene andare con la memoria a tutte le volte che persi siamo stati caricati sulle spalle di Gesù e ricondotti.

Questi brani del Vangelo del buon pastore sono una presa di distanza del Cristo stesso dalla classe sacerdotale del tempo troppo incentrata sulla ricerca di posizione di prestigio a danno del gregge che era affidato.

Diventano un chiaro richiamo anche a noi sacerdoti e religiosi per vivere il nostro essere guide attente alle persone che siamo chiamati ad accompagnare.

I rischi di dominio sono sempre in agguatto. Gli scandali della Chiesa sono la riprova di come a volte si può sviare dal proprio compito di guida.

Nel giorno in cui si prega per le vocazioni diventa importante pregare perché il Signore non manchi mai di inviare santi sacerdoti, religiosi, religiose e sposi alla Chiesa, ma nello stesso tempo confermi coloro che si trovano a vivere la vita sacerdotale, religiosa o matrimoniale perché si conformino sempre di più a Cristo buon e bel pastore.

Oggi voi fedeli laici siete invitati a pregare per noi sacerdoti e noi sacerdoti per voi laici perché possiamo sostenerci nelle nostre vocazioni e nello stesso tempo chiediamo di poter aumentare la schiera di coloro che scelgono dove poter proseguire il loro cammino.

Certo mancano sacerdoti è vero, ma a mancare sono in particolare le famiglie cristiane, che sono il primo seminario dove i figli maturano scelte importanti.

Dobbiamo evitare di limitare la dimensione vocazionale a quello della vita del prete o della suora come se fosse quella che legittima un tipo di discorso.

Si rischia di ridurre questa giornata per implorare il ritorno di seminari pieni, di conventi straripanti.

Come è importante invece rafforzare la Chiesa domestica dove nell'operosità, nella preghiera e anche nel divertimento sano si può intravvedere un percorso di vita e prendere decisioni importanti.
La dimensione vocazionale diventa molto più ampia.

Volgendo lo sguardo a Cristo allora comprendiamo che Lui sa ciò di cui abbiamo bisogno e mantiene viva la promessa che ci darà pastori secondo il suo Cuore.

 

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