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TESTO Veramente risorto per la nostra missione

padre Gian Franco Scarpitta  

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III Domenica di Pasqua (Anno B) (14/04/2024)

Vangelo: Lc 24,35-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,35-48

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

Questa volta a descrivere l'apparizione di Gesù Risorto ai discepoli è Luca, un apostolo che non conobbe direttamente Gesù, ma che divenne suo araldo e testimone dopo essere stato amico e discepolo di Paolo. Da Paolo e da altre redazioni trae notizie per comporre il suo Vangelo e gli Atti degli Apostoli premurandosi di discernere, fra tutto il materiale a disposizione, le informazioni veritiere da quelle inattendibili, trattenendo le prime e rifiutando queste ultime.

Luca è quindi attendibile nel racconto dell'apparizione di Gesù dopo la Resurrezione, che concorda in linea di massima con quello degli altri evangelisti, a parte alcuni particolari originali.

Trovandoselo improvvisamente davanti, gli Undici credono di incontrare un “fantasma”, tradotto anche “spirito”. Non si sa esattamente se vi fosse in quegli ambiti la credenza popolare negli spettri o nelle anime vaganti dei defunti; di certo non si parla per la prima volta di visioni spettrali: anche quando Gesù cammina sulle acque, nella versione di Matteo viene creduto un fantasma (Mt 14, 22 - 33). In tutti i casi, quando Gesù tranquillizza i suoi discepoli, fra i quali sono presenti anche i discepoli che poco prima lo avevano incontrato nella strada verso Emmaus, non intende dire solamente di non essere un fantasma o uno spirito disincarnato. Dice di essere proprio lui, un soggetto conoscente e volitivo, dotato di anima e corpo. Rivela la sua concretezza, mostrando i particolari delle sue mani e dei suoi piedi, che invita anche a toccare. Si rivela come colui che in precedenza era stato inchiodato mani e piedi e che poi è risuscitato dai morti e ora appare in mezzo a loro. “Sono proprio io” per alcuni esegeti rimanda ad Es 3, 14: “Io sono”; quindi Gesù si mostra nella sua gloria piena che consegue alla passione. Sono il vero Gesù Cristo sia nell'anima che nel corpo, il vero Signore risorto che ancora porta le insegne indelebili della croce, perché è appeso ad essa che ho vinto la morte. Sono il vero Signore che mangiava con voi, soffrendo, rallegrandosi, compiacendosi con voi e adesso mi presento nel corpo materiale, questo tuttavia esaltato e glorificato.

Consumare una porzione di pesce è di avallo alle sue affermazioni: ora finalmente i discepoli possono rimembrare in lui la stessa persona con cui consumavano i pasti. In particolar modo l'ultima cena di commiato. Come già ai discepoli di Emmaus, Gesù apre loro il cuore intorno alle Scritture e alle argomentazioni da lui fatte in precedenza, aventi come oggetto la persecuzione, riprovazione e fustigazione del Messia prima della sua resurrezione.

Al termine di questa pedagogia, ecco l'invio missionario per un annuncio di testimonianza: loro che lo hanno visto risorto, reale e non disincarnato, devono comunicarne l'annuncio a tutto il mondo allora conosciuto, d Gerusalemme fino alle estremità della terra, che allora coincidevano con Roma.

Gli apostoli saranno infatti rivestiti dello Spirito Santo, che secondo Giovanni (cap 20) viene dato per la remissione dei peccati e nella versione di Luca verrà conferito nel giorno della Pentecoste Ebraica e in forza di questo Spirito saranno esaudienti nel comunicare la lieta notizia della Resurrezione, che diventerà oggetto di annuncio accanto ai racconti autobiografici su Gesù.

Proprio come fa Pietro a Gerusalemme in seguito ad una guarigione portentosa operata in nome di Gesù. Si intrattiene in un lungo discorso persuasivo intorno alle profezie che si realizzano proprio nella resurrezione di quel Gesù che gli astanti Giudei ammutoliti avevano fatto uccidere al posto di un assassino. Invita tutti alla conversione e alla presa di coscienza e il suo monito apporterà un numero maggiore di discepoli, tanto da impressionare il sinedrio (At 4). Già subito dopo il fenomeno di Pentecoste aveva arringato il popolo chiamando in causa il patriarca Davide che aveva previsto la resurrezione dai morti di Gesù e il suo discorso aveva attratto oltre tremila persone al suo seguito (At 2). Questo è il prodigio più convincente della vera grandezza di Dio, che assume la sua eloquenza nella debolezza e nella sottomissione: ciò che loro avevano deprezzato e sminuito, Dio lo ha esaltato e innalzato. Dove loro credono di aver trovato un trionfo nell'approvazione della morte di Cristo, adesso Dio con la sua resurrezione rivela una sconfitta e un motivo di vergogna e di riprovazione. Dove gli astati Giudei credevano di aver fatto giustizia, Dio rivela proprio lì la loro iniquità e il loro disonore, essendo stati manchevoli ad essi stessi, poiché hanno ucciso l'autore della vita chiedendo che fosse graziato per loro un assassino.

Proprio dopo la Resurrezione di Gesù e la sua Ascensione inizia il tempo della Chiesa, quando lo stesso Cristo, nella forma invisibile e per opera dello Spirito Santo, continuerà ad agire nell'operato dei suoi apostoli che allargheranno i confini delle loro comunità, accogliendo sempre più gente al loto seguito, istituendo altri apostoli e presbiteri loro collaboratori e intanto organizzando la kononia e la concordia all'interno delle comunità medesime, mentre prende sempre più consistenza la consapevolezza del vangelo stesso e la volontà di configurarsi come Chiesa comunione e missione, scaturita dal costato sanguinante di Gesù.

Tale identità che proviene dalla resurrezione ci coinvolge tutti, ci sprona e nei nostri tempi ci invita a rivedere i nostri progetti di vita e le nostre intraprendenze per impostare una nuova evangelizzazione, anzi una rievangelizzazione, trovandoci nel corso di una vera svolta epocale per la quale alla secolarità già diffusa si affianca la propaganda atea e miscredente accanto al relativismo etico e all'indifferenza religiosa. Almeno per quello che riguarda la nostra vecchia Europa e non ultima l'Italia, va diminuendo la percentuale statistica dei credenti, va assumendo sempre più forza l'indifferentismo e il rifiuto del sacro, o in alternativa la religiosità del “Dio a modo mio”.

Occorre recuperare e innovare lo zelo missionario dei primi discepoli, lasciandoci forgiare sempre più dallo Spirito Santo per essere tutti, ciascuno nel suo ambito, annunciatori del vangelo. Ciò tuttavia non prima che la Resurrezione diventi una costante radicale nonché un criterio serio su cui impostare la nostra esistenza.

 

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