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TESTO Commento su Luca 24,13-35

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Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B) (31/03/2024)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Buona Pasqua!

Vi confesso che quest'anno parlare di Risurrezione è ancora più difficile; il conflitto scoppiamo in

Palestina insidia l'evento della Pasqua di Cristo e sollecita noi credenti a lavorare sulla fede per

resistere alla tentazione di arrenderci alla logica della prepotenza umana e dubitare che esista ancora
una speranza di pace...

Proprio questo era lo stato d'animo dei due discepoli, la sera di quel primo giorno dopo il sabato,

allorché se ne stavano andando da Gerusalemme, verso il loro villaggio, Emmaus, con il cuore

pieno di dolore, delusi da quell'epilogo così veloce, inatteso e tragico.

La persona di Gesù ha attraversato la storia come una meteora; a giudicare dai fatti di cronaca non

sembra che abbia lasciato un segno, una traccia del suo passaggio... E la fede che in questi venti

secoli ha retto contro i colpi della storia, sembra sempre più cagionevole, in certi casi, addirittura in
fin di vita.
“Tutti speravamo che fosse lui a liberare Israele....”

In verità, anche noi rischiamo di fare lo stesso errore dei due di Emmaus: quello di concepire un

messianismo politico, in grado di imporsi, se necessario anche con la forza, sul male, in tutte le

sue manifestazioni: dalla guerra diventata ormai internazionale, all'ultimo caso di femminicidio
apparso sulle pagine di cronaca nera dei quotidiani.

Sarebbe il più clamoroso esempio di abdicazione dell'amore in favore della violenza; e questo
non è nelle corde di Cristo!

Il Verbo non si è incarnato per insidiare i nostri centri di potere, combattendo ad armi pari.

“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al

malvagio...” (Mt 5,38). Come avrebbe potuto Gesù di Nazareth predicare queste parole, se poi, nel

momento del pericolo avesse reagito opponendosi, difendendosi, financo fuggendo alla cattura?

Al contrario, il Signore rispose alla violenza degli assalitori, ordinando ai suoi di deporre le spade,

soccorrendo addirittura il servo del Sommo Sacerdote, cui Pietro aveva reciso un orecchio a colpi di
spada...
Gesù amò i suoi carnefici?

Non abbiamo abbastanza elementi per rispondere a questa domanda, né a favore, né contro.

Sappiamo per certo che Gesù accettò volontariamente e senza discutere la volontà del Padre che lo

aveva mandato proprio a convincere il mondo intero del Suo Amore infinito, che niente e nessuno
avrebbe mai potuto mandare in crisi.

Dunque la reazione di Gesù alla violenza degli uomini non poteva che essere non violenta.

La risurrezione è la risposta finale, vincente, al male. Il male non può nulla contro Dio Padre e

contro Suo Figlio Gesù Cristo. Chi crede nel Padre e nel Figlio, il male non può nulla neanche

contro di lui! La fede vince sul male, nel senso che ha il potere di salvarci dall'avvilimento, dalla

delusione, dal cinismo, dal rancore, dal desiderio di vendetta,...

Il cammino dei due di Emmaus è il cammino che tutti dobbiamo percorrere nella vita di fede, ma

prima ancora nella vita affettiva, nella vita di studio, nella vita di lavoro,...

Passare cioè da un primo momento di innamoramento, di infatuazione, dove il desiderio si incontra

con la realtà, in un impatto entusiastico, pieno di aspettative, di sogni, talora anche di illusioni; al

secondo momento: la disillusione, il disincanto, financo la delusione,...

E approdare infine al terzo momento, l'ultimo: la verità di noi-in-situazione, quando l'esperienza,

soprattutto le cadute, gli errori, le ferite, non hanno prevalso; e il bilancio, alla fine è ancora
positivo.

È ciò che accade ai due discepoli: la loro fede, forse intrisa di aspettative umane-troppo-umane,

subisce il contraccolpo di una realtà, di una verità che non rientrava nei loro schemi, nei loro piani
di seguaci-della-prima-ora...

È necessario recuperare la gioia, che non è più la gioia dell'amore a prima vista, la gioia del

primo istante,... È una gioia purificata nel crogiolo, dove la temperatura è altissima - fuor di

metafora, il grado della prova e del dolore -... Ma stavolta (la gioia) sarà duratura!

Anche Gesù ha percorso questo cammino, la via dolorosa, la via crucis! non poteva andare
diversamente per i suoi discepoli... E neanche per noi!
Buon risurrezione a tutti!

 

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