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TESTO Inizia il tempo dell' annuncio, della testimonianza e del dialogo

don Michele Cerutti

Domenica di Pasqua (31/03/2024)

Vangelo: Gv 20,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Oggi la Scrittura sembra donarci una sferzata forte in mezzo alle tante difficoltà che sembrano abitare il nostro tempo.
Rumori di guerra nel cuore dell'Europa dopo decenni di pace e anche non lontano dal continente, situazioni difficili dal punto di vista economico per l'inevitabile aumento dei prezzi, precarietà per alcuni della salute e l'elenco potrebbe proseguire.
Nella mia condizione di cappellano ospedaliero mi passano alla mente e nel cuore gli uomini e le donne che vivono segnati dalla sofferenza fisica e tutti coloro che in questi anni ho cercato di accompagnare in Paradiso per scorgere il volto del Padre.
Penso anche ai tanti operatori come medici, infermieri, assistenti di cura, personale di pulizia, cucina, amministrazione e servizio tecnico.
Essi sono stati miei evangelizzatori con il loro lavoro mi hanno indicato la responsabilità qui ed ora di costruire il Regno che con la Pasqua si realizza pienamente.
Alcuni giorni fa un sacerdote di Gerusalemme a cui chiedevo informazioni sulla guerra e su come poter aiutare facendo da mediazione, con il mondo ospedaliero qui a Bellinzona, mi diceva al termine delle comunicazioni che leggeva queste omelie che da alcuni anni pubblico sui siti.
Quindi il mio pensiero si rivolge anche a quelle comunità segnate da odio sempre più profondo che richiederà molti anni per essere rimarginato.
Tutte queste sollecitazioni mi aiutano a comprendere che il grande mistero della Pasqua ci offre una consegna importante perché non la si viva con la tensione che caratterizza i discepoli che, non avendo compreso ancora le Scritture, sembrano inizialmente spaesati davanti alla tomba vuota.
Cristo è veramente risorto lo ripeteremo in questi giorni non come formula vuota o di routine, ma come verità di fede che permea tutta la nostra vita.
Un tempo quello che si apre davanti a noi in cui dobbiamo essere capaci di comprendere alla luce della Pasqua la nostra vocazione: essere dei risorti.
Allora il nostro disorientamento riesce a cedere il passo al coraggio che vivono gli apostoli quando iniziano a muovere i loro primi passi nell'annuncio.
Inizia il tempo della Chiesa in cui dobbiamo recuperare la dimensione del dialogo con tutti nella certezza di essere sostenuti da colui che ci ha promesso che rimarrà con noi fino alla fine del mondo.
Da quel mattino in poi siamo chiamati ad annunciare e a testimoniare che Cristo è la nostra salvezza perché finalmente il demonio è messo a tacere completamente da colui che è morto e risorto per noi.
La nostra fede non può più essere abitata dalla paura e ci conduce ad una responsabilità grande quella dell'annuncio e della testimonianza.
Le parole da sole non servono occorre che siano accompagnate dall'esempio della nostra vita. La testimonianza necessita anche delle parole per indicare colui che ci dà forza.
Parole e testimonianza quindi ci esortano ad avere lo sguardo rivolto sulle cose del cielo e nello stesso tempo evitando di inciampare nel nostro cammino.
La Pasqua ci invita proprio a questo e gli apostoli lo indicano bene e lo mediteremo nelle prossime settimane passando in rassegna il libro degli Atti nella lettura corsiva di questo testo.
Annunciare e testimoniare sono due termini proprio che ci dicono che sguardo verso l'alto e piedi per terra sono indispensabili perché la nostra responsabilità è ora qui su questa terra indirizzati verso il cielo.
La nostra cittadinanza è in Paradiso chiamati a vivere in questo mondo e costruendo già qui la realtà futura che dovremo abitare.
Bando quindi a falsi spiritualismi disincarnati che ci estraniano dai fratelli.
Con questa strada che Gesù ci ha aperto siamo chiamati a percorrerla insieme.
Annunciamo e testimoniamo entrando in dialogo con il mondo che ci circonda.
Sono reduce da eventi di cui sono stato spettatore.
Riportando su facebook gli episodi di Pioltello dove il preside ha intenzione di sospendere le lezioni nel suo Istituto alla fine del Ramadan i post che si sono presentati a commento denotano che come cristiani dobbiamo camminare nella comprensione della realtà in cui viviamo.
Spesso i nostri discorsi più che testimoniare Resurrezione denotano una sorta di cattiveria fuori luogo che invece di gettare ponti costruisce muri.
Questo è il giorno fatto dal Signore facciamolo sentire veramente al mondo che ancora deve sentire l'annuncio della Pasqua di Risurrezione.

 

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