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TESTO Il Signore e' buono e grande nell'amore (236)

don Remigio Menegatti  

VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (26/02/2006)

Vangelo: Mc 2,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 2,18-22

18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.

22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Os 2, 16.17b.21-22) ci aiuta a comprendere un'immagine con cui Gesù stesso si presenta, motivando le sue scelte e soprattutto il perdono che concede agli uomini. Dio ama il suo popolo, ed ogni uomo, con un amore intenso, stabile, fedele, che fa crescere e gioire...come lo sposo ama la sua sposa. Dio si presenta come lo sposo, per portare l'umanità ad un legame che non sia di paura o di sottomissione, bensì di amore e fedeltà, ricco di gioia.

Il vangelo (Mc 2, 18-22) è quasi una risposta alle domande che possono nascere di fronte a tanti gesti di Gesù: perché agisce in questo modo, guarendo e perdonando? Perché Gesù rende visibile e concreto l'amore del Padre suo per l'umanità. Egli stesso è lo sposo che dona la sua vita per la sua sposa.

Salmo 102
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,

ti corona di grazia e di misericordia.

Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,

non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia
su quanti lo temono.
Come un padre ha pietà dei suoi figli,

così il Signore ha pietà di quanti lo temono.

Il salmo canta l'amore di Israele per il Signore suo Dio. I profeti, e in particolare Osea, l'hanno raccontato con le immagini dello sposo. Qui si aggiungono altre immagini per ringraziare Dio e per annunciare il suo amore.

Si può benedire il Signore se non si dimenticano i benefici da lui ricevuti. Si tratta allora di valorizzare la propria esperienza e metterla alla base della fede. Da questi doni si scopre che Dio è "buono e pietoso" perché "perdona tutte le tue colpe", dato che "non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe". La misericordia che l'uomo sperimenta è grande e sovrasta l'uomo "come il cielo è alto sulla terra".

È un Dio che si prende cura della vita umana, infatti "guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita". Da questo si scopre che "il Signore ha pietà di quanti lo temono" come "un padre ha pietà dei suoi figli".

Un commento per ragazzi

Forse ci pensiamo solo nei momenti di festa, quelli ufficiali, scanditi dal calendario e, purtroppo, anche da tante esigenze commerciali. In realtà ciò che festeggiamo in quei giorni particolari è un dono che esiste sempre.

Altre volte invece siamo noi a inventare le feste per esprimere la gioia che portiamo dentro, per dire il nostro grazie e la nostra felicità di averli vicini. "Di chi sta parlando?". Beh, anche dei genitori, di cui c'è la festa in marzo e in maggio, e anche dei nonni. Potrebbe andar bene anche per gli amici, per i quali non esiste una festa tradizionale, con regali "classici", ma che sono molto preziosi e spesso presenti nei nostri pensieri. La festa è autentica quando abbiamo qualcosa di cui ringraziare, e mettiamo in luce fatti e atteggiamenti per dire la nostra gioia.

Una volta alla settimana siamo invitati alla festa di pasqua, per dire la nostra gioia al Signore che è vicino a noi e ci ama. La domenica è una festa grande, proprio perché celebriamo l'amore di Dio, del Padre che invita i suoi figli a condividere la sua gioia per la vittoria che Gesù riporta sul peccato e sulla morte. Dio ama con amore fedele e stabile, e non si spaventa di fronte alle nostre povertà e mancanze. Infatti è colui che libera l'uomo dal male: tanto la malattia, quanto il peccato, uno dei frutti e la radice stessa.

Celebrare la pasqua è accogliere questo dono e far festa; scoprendo che se veniamo alla festa una volta alla settimana, in realtà l'amore di Dio c'è sempre. Un po' come succede nella festa dei genitori, dei nonni e nelle altre grandi ricorrenze: una volta ogni tanto manifestiamo in modo più forte quanto vale ogni giorno.

Sarebbe poco autentica una festa in cui ai tanti messaggi di amore e tenerezza non facesse riscontro la gioia vera che nasce dalla gratitudine, dove si obbedisce più alla "tradizione" o agli stimoli offerti dal sistema di mercato, oppure per non sentirsi diversi. Così, anche la messa, e la domenica con tutti i suoi gesti e momenti, è piena e bella quando riesce a manifestare la gioia profonda del legame, e a valorizzare ciò che ci lega a Dio. Un Dio "buono e pietoso", e ama "come un padre" diciamo nel salmo.

Di conseguenza possiamo interrogarci su come viviamo la Pasqua settimanale, la festa per la vittoria sul male e sulla morte.

Forse noi non sappiamo bene cosa significa per uno sposo amare la sua sposa. Forse allora l'esempio che Gesù usa ci rimane un po' estraneo, lontano. Facilmente comprendiamo meglio il linguaggio dell'amicizia e quello del rapporto tra genitori e figli. Possiamo partire da questa nostra esperienza e poi moltiplicarla. Pensiamo alla gioia di stare con le persone che amiamo, di ricevere le loro confidenze, di sperimentare l'aiuto e la tenerezza...e poi possiamo dire "con il Signore è anche meglio".

Lui ci ama in modo fedele, non si stanca per le nostre colpe, non ci abbandona quando siamo in difficoltà. Lui sa aspettarci e incoraggiarci, attendere che comprendiamo le sue parole e che proviamo a realizzarle. Tutto questo lo fa per la nostra gioia.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, anche questa domenica vogliamo far parte della "tua Chiesa, radunata per la celebrazione del banchetto nuziale". Abbiamo scoperto che tu ci amai e "chiami l'umanità intera all'alleanza nuova ed eterna" perché tu non escludi nessuno dei tuoi figli. Rendi anche noi testimoni convinti del tuo amore fedele e paziente perché anche per mezzo nostro "tutti gli uomini possano conoscere e gustare la novità gioiosa del Vangelo".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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