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TESTO L' alto e il basso

don Angelo Casati  

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I domenica di Quaresima (Anno B) (18/02/2024)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

L'alto e il basso. Che sia questa la scommessa? Anche la scommessa della quaresima? Tenere insieme l'alto e il basso e fare in modo che si raccontino e in qualche modo si tocchino. Vi confesso che la suggestione mi è venuta dalle prime parole del brano di Isaia: "In quei giorni. Isaia disse: "Così parla l'Alto e l'Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo. "In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi". Abita un luogo alto ed eccelso; ma dimora, è, anche, con gli oppressi. Che bello che l'alto di Dio non significhi distanza: è un alto che tocca. E io vedo Gesù.

E se la quaresima fosse un guardare in alto e un chinarci verso il basso? So che è una suggestione solo di superficie - uno dei miei soliti sconfinamenti -: ho ritrovato l'aggettivo alto anche nel racconto delle tentazioni di Gesù: "Il diavolo lo pose sul punto più alto del tempio". E ancora: "Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo". Alti i luoghi. Alte anche, dal suo punto di vista, le proposte del tentatore. Ma non è significativo, non dice nulla, il fatto che siano scomparsi dall'orizzonte gli umili e gli oppressi? E non sarà già questa una spia per mettere qualche dubbio sulle immagini di 'alto', proposte dal diavolo o - se volete - dai mille incantatori del mondo? "Alto tu": così propone il diavolo! Starei per dire: un falso 'alto'. che non ci fa' chinare sui miseri e su gli oppressi, ma li abbassa. Il racconto delle tentazioni, in un midrash di Matteo, ce ne mette in guardia. Di conseguenza la quaresima potrebbe essere un'occasione per verificare a chi e a che cosa noi diamo nome di alto nella vita.

"Non nominare il nome di Dio invano" è scritto nelle dieci parole. Potremmo - perdonate - forse trascrivere così: "Non nominare il nome di 'alto' invano". Diamo un nome di menzogna all'alto se lo usiamo quando per alto intendiamo poter approfittare della propria posizione per favorire un proprio interesse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane. Le scorciatoie; e non la strada di tutti, che il proprio pane se lo guadagnano lavorando. Diamo un nome di menzogna all'alto se per alto intendiamo mettere in causa Dio, venendo meno al nostro dovere di pensare, di scegliere, di decidere, di prenderci le nostre responsabilità, ci penserà Dio: "Gettati, ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra". Diamo nome di menzogna all'alto quando per alto intendiamo: dominare e sottomettere. Esistiamo solo noi, gli altri sono bassi; e anche se ci guardiamo di chiamarli tali, come bassi li trattiamo: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai.

Pensate quanto siano state vere nei secoli e come ancora oggi siano attuali queste parole: gettarsi ai piedi di qualcuno, per avere cose, successo, fama. Per questo è prezioso un tempo in cui verificare dove vanno i nostri occhi, i nostri pensieri, dove mettiamo l'alto. I valori alti: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Abbiamo bisogno di parole alte, che vengano dall'alto e incrocino l'anima e la terra, che ci dicano quando siamo vivi e quando siamo morti, che svelino la vera grandezza, la vera dignità, quella di figli, la vera nobiltà della vita. In un tempo in cui non sappiamo più nominare le cose, in giorni in cui, nominandole con il loro nome, il rischio è quello di essere incompresi o respinti, penso sia importante aprire a noi e agli altri la domanda: che nome do a questo che penso, a questo che faccio, a questo che vedo, a questo che ascolto?

C'è l'alto di Dio, della sua parola, c'è l'alto dei pensieri umani, c'è la salvezza vera dell'umanità? C'è il chinarsi sugli oppressi e gli umiliati come ci è stato detto nel brano di Isaia: "In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi"? Sottolineo i verbi: ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi. Vi devo confessare che ancora una volta mi risuonano, quasi a commento, le parole di un cosiddetto ateo, Luigi Pintor, scriveva: "Non c'è in una intera vita cosa più importante che chinarsi, perché l'altro, cingendoti al collo, possa rialzarsi". Oggi, ricevendo sul capo le ceneri, ci sentiremo dire "convertitevi e credete al vangelo". Vorrei legare questo bisogno di una revisione della vita a una parola 'conversioné che oggi ci sentiremo proporre ricevendo sul capo le ceneri: "Convertitevi e credete al vangelo".

Anche le parole "conversione", "convertirsi" il tempo le ha come impolverate. Ecco come ce le restituisce uno stimato biblista spagnolo José Antonio Pagola: " Per cominciare il verbo greco che si traduce con "convertirsi" in realtà significa "mettersi a pensare", "rivedere l'orientamento della nostra vita", "rivederne la prospettiva". Le parole di Gesù potevano suonare così: "guardate se non c'è qualche cosa da rivedere e da correggere nel vostro modo di pensare e di agire perché possa compiersi in voi il progetto di Dio di una vita più umana". Se accade questo, la prima cosa da fare è vedere quello che blocca la nostra vita. Convertirci vuol dire "liberare la vita" eliminando paure, egoismi, tensioni e schiavitù che ci impediscono di crescere in un modo sano e armonioso.

La conversione che non produce pace e gioia non è autentica: non ci sta avvicinando al Regno di Dio".

 

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