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TESTO La vita cristiana è una lotta già vinta dal Cristo risuscitato

diac. Vito Calella

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I Domenica di Quaresima (Anno B) (18/02/2024)

Vangelo: Mc 1,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,12-15

12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Il tempo della quaresima è l'opportunità offerta ai catecumeni per prepararsi a celebrare con fede e gioia i sacramenti dell'iniziazione cristiana nella vigilia pasquale del sabato santo; serve a noi tutti, che abbiamo già celebrato il battesimo e la cresima, perseverando nella fedeltà alla celebrazione domenicale dell'eucaristia, per rinnovare la nostra speranza nella presenza liberatrice, unificatrice e santificatrice dello Spirito Santo, vivo e agente in ciascuno di noi, dono pasquale del Cristo risuscitato.
Vivere i sacramenti dell'iniziazione cristiana è una lotta!

Lo Spirito santo, come avvenne con Gesù dopo il suo battesimo «ci caccia, ci spinge nel deserto per essere messi alla prova dal Satana» (Mc 1,13a); cioè, ci fa stare in una costante situazione di lotta interiore e in permanente stato di conversione, ma con la certezza della vittoria della comunione sulla divisione, della fraternità sull'individualismo, della pace su ogni tipo di guerra. La parola di Dio, per mezzo della lettera di san Giacomo, ci offre una confortante esortazione: «Beato l'uomo che resiste alla tentazione perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano» (Gc 1,12).

Nella sua condizione umana tutta l'esistenza di Gesù, sintetizzata nel numero di quaranta giorni, fu una lotta per rimanere costantemente in comunione con il Padre, facendo la sua volontà, senza lasciarsi sedurre dalle attrazioni diaboliche di Satana. L'autore della lettera agli Ebrei ce lo ricorda scrivendo: «Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15).

Il mistero del male nel mondo, personificato in “Satana” e la nostra lotta

La parola “Satana” viene dall'ebraico e significa “avversario, oppositore”. Indica tutto ciò che si oppone al progetto di salvezza del Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo in favore di tutta l'umanità e dell'universo creato; è la realtà del male che ostacola in tutti i modi la realizzazione del regno di Dio nella storia del mondo. La complessa dottrina degli angeli e dei demoni, introdotta nella bibbia dopo l'esilio di Babilonia e proveniente dalla cultura religiosa persiana, identifica Satana nel principe dei demoni, che sono i tentatori degli esseri umani, per disseminare il male nel mondo: conflitti, divisioni, annullamento della dignità di tutte le creature del mondo, principalmente la dignità dell'essere umano.

Gli autori sacri della tradizione Javista, artefici della prima stesura del Pentateuco, fatta durante il tempo di Salomone, intuirono che la radice del male sta nel cuore dell'uomo, cioè nell'illusione umana di voler e poter bastare a se stesso, idolatrando il proprio “Io”, mettendosi al posto di “Dio” creatore, redentore e santificatore. La chiave di lettura dell'origine del mistero del male, secondo questa antica tradizione scritta dell'Antico Testamento, ispirata dallo Spirito Santo, si trova in Gn 8,21, subito dopo il racconto drammatico del diluvio universale: l'essere umano, con la sua capacità di volere, scegliere e agire, «ha il cuore incline al male fin dalla sua giovinezza» (Gen 8,21).

La lettera di Giacomo ci avverte: «Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono; poi le passioni concepiscono e generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte» (Gc 1,13-15).

Il monaco Evagrio Pontico, padre della Chiesa (345-399 d.C.) identifica tre demoni nel livello degli istinti egoistici dell'essere umano: la gola, la lussuria, l'avidità del possedere beni materiali e denaro; tre dimoni nel livello dei nostri sentimenti: la tristezza, l'accidia e la collera; tre demoni nel livello dei nostri pensieri razionali a difesa del nostro “Io”: l'ambizione, la superbia e l'invidia. Satana, identificato come principe delle forze del male, riassume in sé queste ed altre forze demoniache, che sono conseguenza dell'assolutizzazione della libertà individuale e delle capacità d'azione dell'essere umano.

Viviamo in un contesto storico e culturale di esaltazione assoluta dell'essere umano in grado di bastare a se stesso, difendendo il proprio “Io” con i principi del piacere, del potere e della paura. Le conseguenze di tutte le scelte egoistiche dell'umanità, nel corso della storia, hanno generato ideologie politiche e religiose che dividono le persone in gruppi radicali ed antagonisti tra di loro; hanno creato sistemi finanziari ed economici che distruggono la natura, mettono al primo posto l'idolatria del denaro; continuano a proporre stili di vita basati sulla competizione, dove vince il più forte e il più efficiente, a scaíto del più debole; riducono la salvezza a progetti di autorealizzazione individuale, la felicità alla ricerca della fama e della vanagloria di avere più seguaci nel mondo della comunicazione digitale; hanno assolutizzato il potere del sapere tecnico-scientifico a scapito della filosofia e della teologia, che si propongono di dare un senso più profondo all'esserci di questo mondo vivente nell'immensità dell'universo creato.

Influenzati dalla nostra coscienza autoreferenziale e dai sistemi malvagi generati dall'iniziativa autocentrata dell'umanità, è come se oggi stessimo affogando sotto il diluvio universale dell'egoismo umano.

Come vincere la lotta contro Satana, dominando la seduzione delle tentazioni?

Come Gesù, vinse le tentazioni perseverando unito al Padre con la forza dello Spirito Santo, noi possiamo vincere le tentazioni aggrappandoci alla nostra scelta di credere in Gesù morto e risuscitato per la nostra salvezza. Vogliamo sentirci in sintonia con l'inno battesimale delle prime comunità cristiane, che ci è stato offerto dall'autore della prima lettera di Pietro: «Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurci a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l'annuncio anche alle anime prigioniere, [...].Gesù Cristo è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze» (1Pt 3,18-19.22).

Vogliamo vivere la quaresima come un'opportunità di conversione, sapendo che l'immersione dell'acqua del battesimo significa affrontare coscientemente la nostra lotta contro tutte le tentazioni proposte dalle forze diaboliche dell'egoismo umano, paragonate al diluvio universale.

Ma siamo certi della vittoria di Cristo risuscitato: «Quest'acqua (del diluvio universale), come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo» (1Pt 3,21).

Con la morte e risurrezione di Gesù si è realizzata definitivamente l'alleanza della Santissima Trinità con ciascuno di noi, felicemente annunciata nel libro di Genesi con la bellissima immagine dell'arcobaleno: «Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne» (Gn 9,12-15). In ogni colore dell'arcobaleno possiamo contemplare i doni dello Spirito Santo: intelletto, scienza, consiglio, sapienza, fortezza, pietà, timor di Dio (cfr. Is 11,2); o anche il frutto dello Spirito: «amore gratuito, gioia e pace, pazienza e benevolenza, bontà e fedeltà, mitezza e dominio di se stessi» (Gal 5,22).

I doni e il frutto dello Spirito sono «gli angeli» che ci servono «nel deserto» della nostra esistenza terrena. E convivono sicuri e forti, vigilando sulle «fiere feroci» che rappresentano simbolicamente i peccati dell'egoismo umano, «accovacciati alla porta del nostro cuore» (Gn 4,7), pronti a diventare una realtà devastante per le nostre relazioni. Come Gesù, «stiamo con le fiere, ma gli angeli ci servono» (Mc 1,13), perché «abbiamo voluto conoscere il Signore, camminare per le sue vie, credendo nel Vangelo e sperimentando la sua fedeltà e la sua misericordia» (Cfr. Sal 24 e Mc 1,15).

Per approfondire la consapevolezza che la nostra vita cristiana è una lotta, diventa illuminante il testo di Ef 6,10-18: «Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi».

La cintura della verità e la spada della parola di Dio sono la prima e l'ultima descrizione dell'armatura. Ci propongono il valore della parola di Dio. L'incontro orante con essa è essenziale per la nostra lotta, affinché la Parola ascoltata e pregata, invocando lo Spirito Santo, si traduca in atteggiamenti di vita che possono essere riassunti nelle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.

Nella corazza della giustizia possiamo contemplare la virtù della carità, perché questo termine, nella letteratura paolina, indica la gratuità dell'amore divino.

Nello scudo della fede possiamo contemplare la virtù della fede.

Nell'elmo della salvezza abbiamo uno sguardo positivo sul destino della nostra vita in Cristo Gesù, morto e risuscitato, e possiamo contemplare la virtù della speranza.

La Parola meditata e pregata innesca l'esperienza della fede, della speranza e della carità affinché il regno del Padre possa realizzarsi nel mondo e, definitivamente, nella vita dopo la nostra morte.

I sandali che annunciano il Vangelo della pace indicano questo ideale di perseverare nel cammino lottando per la realizzazione del regno di Dio nella storia dell'umanità, in vista della piena esperienza di questo Regno di pace alla fine dei tempi.

 

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