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TESTO Effetto Lucifero

padre Ezio Lorenzo Bono  

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I Domenica di Quaresima (Anno B) (18/02/2024)

Vangelo: Mc 1,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

I.

Negli anni 70 all'università di Stanford fu fatto un esperimento dal Prof. Zimbardo e la sua equipe, per studiare il comportamento umano in situazioni di potere e autorità. Furono selezionati 24 studenti universitari, furono divisi in due gruppi, uno di carcerati e l'altro di guardie e furono messi in una prigione simulata. L'esperimento che doveva durate due settimane fu interrotto dopo sei giorni a causa del deterioramento del comportamento delle guardie che cominciarono a trattare i carcerati in modo disumano. Questa atteggiamento fu definito da Zimbardo “Effetto Lucifero” per descrivere la trasformazione di persone normali (o angeli) in diavoli, dimostrando così come il contesto ambientale determina le scelte degli individui. (In questo modo poteva essere compreso o giustificato tutto, persino il comportamento dei capi nazisti nei campi di concentramento).

Già pochi anni prima i Rolling Stones nella loro canzone “Sympathy for the Devil” che narra la storia del diavolo attraverso i secoli, suggerivano che il diavolo è presente in ogni uomo: “Tutti sono Lucifero” aveva poi affermato Mick Jagger in un'intervista.

II.

L'ossessione per il diavolo ha accompagnato l'esistenza umana fin dall'inizio e imperversa fino ai nostri giorni. Il diavolo lo troviamo già in principio nel giardino dell'Eden a tentare, con successo, Adamo ed Eva. Lo ritroviamo ancora all'opera a tentare, stavolta invano, Giobbe. Altrettanto invano il tentativo di far cadere in tentazione Gesù nel deserto e sulla croce.

Lungo i secoli si è sviluppata una grande attenzione riguardante il diavolo al punto che a volte, anche in chiesa, si parlava quasi più di lui che di Dio.

Il mondo dell'arte gli ha riservato molta (troppa) attenzione:

Il capolavoro di Bosh "Il Trittico del Giardino delle Delizie," con le creature demoniache e infernali, aveva contribuito a plasmare l'immaginario collettivo del diavolo nel Rinascimento; così, Goya (I capricci), Durer, Blake (Le Illustrazioni per il Libro di Giobbe), Gustave Doré (Le illustrazioni per la Divina Commedia), fino a Vrubel (Il Demone seduto), Salvador Dali e altri.

In letteratura si parla di Lucifero nel nono cerchio dell'inferno di Dante e nel "Paradise Lost" di John Milton. Influenze demoniache le ritroviamo nel "Macbeth" di Shakespeare, o in Ivan Karamazov di Dostoevskij o nel Woland del “Maestro e Margherita” di Bulgakov dove il diavolo viene descritto come un affabile gentiluomo dell'alta società moscovita. E i personaggi che hanno fatto un patto col diavolo come il Dottor Faust di Goethe (con Mefistofele), o il Dorian Gray di Oscar Wilde.

Al cinema e in televisione ritroviamo il diavolo dappertutto dai vari film sugli esorcisti alla recente e fortunata serie Lucifer. Per non parlare della cronaca di episodi di satanismo e le varie sette sataniche.

Tutta questa attenzione al diavolo mi risulta come l'ultima spiaggia per coloro che affogati nella noia più totale tentano di darsi un flebile brivido con una dose scaduta di adrenalina.

III.

Anche l'evangelista Marco ci parla nel Vangelo di questa domenica, del diavolo, ma lo fa in una forma molto stringata. Non si dilunga come gli altri evangelisti che parlano dello stesso accadimento mostrando Gesù che si intrattiene col diavolo, che dialoga con lui. A Marco non interessa nulla di quello che il diavolo ha detto o ha da dire, e non ne riporta nemmeno una parola.

In un solo versetto però Marco ci dice tutto dell'uomo, perché in questo racconto delle tentazioni di Gesù traspare l'umanità non solo di Cristo, ma anche nostra.

“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto” ci dice Marco e Matteo aggiunge “per essere tentato dal diavolo”. La tentazione quindi non è qualcosa di orrendo (lo Spirito non può volere cose orrende), ma è la condizione di possibilità della nostra libertà. La tentazione è l'offerta di un'alternativa, allettante, alle scelte che facciamo. Se non ci fossero alternative allettanti non saremmo pienamente liberi nelle nostre scelte. Per esempio, se in un negozio di alimentari io trovo un solo ed unico prodotto, non ho la libertà di sceglierne un altro perché non c'è. Se io vivo su un'isola dove c'è solo una donna, che è mia moglie, la mia fedeltà a lei non mi conferisce grandi meriti: non ho la possibilità di tradirla, neanche volendo, perché non c'è nessun'altra.

Una scelta è libera e vera quando io avrei possibilità di fare altre scelte, ma scelgo questa.

Per poter scegliere liberamente il bene devo avere la possibilità anche di poter scegliere il male: solo così la mia scelta del bene è autentica.

IV.

Per concludere. Lasciando da parte i dubbi sulla scientificità dell'esperimento del Prof. Zimbardo, ci sono stati molti altri esperimenti che hanno dimostrato come in casi di forte pressione ci sia chi non si è conformato alla situazione e ha agito diversamente. Come l'esperimento di Stanley Milgram sulla obbedienza (1961), l'esperimento di Asch sulla conformità (anni '50) o i casi di disobbedienza civile (vedi l'obiettore austriaco Franz Jägerstätter beatificato da Benedetto XVI, che si è lasciato uccidere piuttosto che obbedire a Hitler).

Il Prof. Zimbardo ha dimenticato che di fronte a una tentazione (come quella del potere) c'è anche qualcosa che si chiama “libero arbitrio”. L' "effetto Lucifero" può essere contrastato dall' "effetto conversione", come ci dice Gesù nel Vangelo di questa domenica: “convertitevi e credete nel Vangelo”. E' questo l'invito che Gesù ci rivolge oggi, all'inizio della Quaresima. Iniziamo allora con fiducia il nostro cammino quaresimale, senza avere paura di essere tentati, anzi ne siamo felici, perché se siamo tentati significa che non apparteniamo al diavolo. San Giovanni Maria Vianney ha detto “Il più grande di tutti i mali non è essere tentati, perché allora ci sono motivi per credere che il Diavolo ci consideri sua proprietà”. Noi siamo proprietà di Gesù Cristo, quindi non abbiamo paura di incrociare il diavolo nel nostro cammino, perché se non lo incrociamo, allora potrebbe darsi che stiamo camminando nella stessa direzione.

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I video (in italiano e portoghese) dei miei commenti al Vangelo della Domenica li potete trovare sulla mia Pagina Facebook, o sul mio canale Youtube. I testi dei commenti tradotti in inglese e portoghese li potete trovare sulla mia WebPage.

 

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