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TESTO Commento su Gc 5,13

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/02/2000)

Brano biblico: Gc 5,13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Carissimi, chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi.

Come vivere questa Parola?

"Chi tra voi è nel dolore, preghi": il dolore vissuto senza preghiera, infatti, diventa maledizione, imprecazione, durezza e risentimento sul volto. Il dolore vissuto nella preghiera, invece, diventa slancio verso Dio, invocazione, luogo di conversione, risveglio spirituale; non solo, ma diventa anche esperienza di guarigione, del meraviglioso e concreto operare di Dio (cfr. Gc.5,15-18).

"Chi è nella gioia, salmeggi". Nel momento del bisogno è facile ricordarsi di Dio; ma nella gioia, quando tutto va bene, chi si ricorda di Dio?

L'uomo nel benessere s'addormenta! Ma la gioia vissuta senza preghiera diventa frastuono, esaltazione, volgarità, perfino violenza, e si trasforma presto in amarezza, vuoto, non-senso, solitudine. Chi non ha fatto esperienze di simili gioie fasulle, ingannatrici (magari nella festa del proprio compleanno, o a Capodanno)!

Il fatto è che la preghiera è il senso della vita umana. Senza preghiera tutto appassisce, si svuota, sbiadisce, irrigidisce e muore. Con la preghiera, invece, il deserto fiorisce, torrenti d'acqua sgorgano in terra arida. Perché l'uomo è fatto per la preghiera! E' fatto per stare con Dio!

Oggi mi eserciterò nella preghiera in ogni istante, in ogni circostanza, in ogni luogo, nella consapevolezza che la mia vita respira, cresce e si sviluppa solo se Cristo dimora nel mio cuore attraverso la preghiera:

"Per mezzo della preghiera, infatti, noi non attiriamo Cristo dal cielo, ma lo scopriamo all'interno di noi stessi (...), lo troviamo alla porta del nostro cuore che non smette di bussare fino a quando non gli verrà aperto (Ap.3,20); e quando rispondiamo, egli abita la nostra vita, e subito cominciamo ad emergere dal mondo delle tenebre e ha inizio la nostra risurrezione". (Matta el Meskin)

 

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