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TESTO Una famiglia come le altre

Paolo De Martino  

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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B) (31/12/2023)

Vangelo: Lc 2,22-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

A pochi giorni dal Natale, la Chiesa ci invita a celebrare la festa della santa famiglia, ma diciamolo subito: non esiste “la famiglia”. Quando parliamo di famiglie normali per favore: fissate lo sguardo su Maria e Giuseppe! Esistono “le famiglie”, quelle fatte “di carne”, e sono tante e diverse tra loro. E tra queste c'è anche la famiglia di Gesù.

Che strano: dopo alcuni giorni dalla nascita del Messia, Maria e Giuseppe sembrano quelli di prima. Eppure è un evento che avrebbe dovuto sconvolgere la loro vita.

Cosa fanno? Siccome erano stati educati all'obbedienza della Legge, portano Gesù, il figlio di Dio, a sottomettersi alla tradizione e a diventare figlio di Abramo (lui che è Figlio di Dio!). Otto giorni dopo la nascita, infatti, lo portano nel tempio per la circoncisione. Quaranta giorni dopo la circoncisione, Maria e Giuseppe salgono al tempio per due distinti prescrizioni della legge: la purificazione della madre e il riscatto del figlio primogenito.

Ma non hanno capito chi è quel Figlio? Ma non ha capito Maria le parole dell'angelo? E Giuseppe non ha capito quel sogno? A quanto pare, no!

Maria e Giuseppe fanno tutto secondo la Legge religiosa. Per cinque volte Luca usa la parola “Legge”. E' difficile staccarsi dalle tradizioni impostateci. Lo è stato anche per Maria e Giuseppe. Anche loro hanno fatto fatica ad entrare nella nuova logica d'amore e la vita è continuata come prima.

E' il rischio di ogni Natale. Uno dopo l'altro si susseguono nella nostra vita senza che il cuore sia toccato perché possiamo celebrare cento natali senza che Gesù nasca nel nostro cuore.

Simeone, non è un sacerdote ma un profeta, e predice a Maria ciò che sarebbe accaduto ma Maria non comprese il senso di quelle parole.

Per tre volte, nel secondo capitolo di Luca, viene detto che Maria non comprende.

Nel vangelo, Maria viene presentata in maniera ben diversa dalla Madonna Onnisciente alla quale siamo abituati a pensare.

Maria, quel giorno, non ha capito quel che le stava accadendo; Maria non capirà neppure suo figlio Gesù. Semplicemente lo seguirà. Questo è il grande passaggio di Maria: da madre diventerà discepola di suo figlio.

Maria e Giuseppe hanno vissuto la stessa esperienza che vive qualsiasi genitore. Quanti dubbi, angosce per i propri figli sperando di fare sempre la scelta giusta.

Maria si sarà chiesta: “Cosa vuol dire che una spada mi trafiggerà l'anima?”.

La spada nel Nuovo Testamento è l'immagine dell'incisività della parola di Dio.

La prima parola che Gesù dirà nel vangelo, sarà un rimprovero ai suoi genitori e soprattutto a sua madre. La parola di suo figlio sarà difficile da capire, le causerà dispiacere, sconforto, incomprensione e derisione.

Ben presto si renderà conto che le aspettative riposte in questo figlio si realizzeranno in maniera ben diversa da come lei pensava. E' l'esperienza di molti genitori.

La spada tagliente per Maria saranno le parole di Gesù, parole che la costringeranno a cambiare, a convertirsi, a diventare figlia di suo figlio. Gesù non sarà affatto tenero con lei: “Non sapevi che io devo occuparmi del Padre mio!”.

Gesù si staccherà subito e si sottrarrà dalle aspettative dei genitori; voi mi avete generato ma non siete mio padre e mia madre; mio padre e mia madre sono il Signore del cielo (padre) e della terra (madre). E Lc ancora una volta, per la terza volta, dovrà dire: “Ma essi non compresero le sue parole”.

Non solo. Quelli del suo paese non lo vorranno, lo rifiuteranno. Ad un certo punto il suo clan familiare partirà con il proposito di catturarlo. Gesù sarà considerato matto: e questo dai suoi familiari!

E Maria? Cosa può provare una donna che vede suo figlio non compreso, odiato da tutti?

Un giorno lei e gli altri fratelli andranno da Gesù: “Gesù, ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma Gesù risponderà in maniera seccata: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”.

Ecco la spada per Maria: rifiutata come madre deve compiere un'opera di trasformazione per rimanere “intima” con suo figlio.

Ecco la famiglia di Nazareth, così santa, così simile alle nostre.

Amici, quando avete preoccupazioni, ansie, timori per i vostri figli, rivolgetevi a Maria e Giuseppe. Loro sanno cosa si prova.

Ben presto si renderà conto che le aspettative riposte in questo figlio si realizzeranno in maniera ben diversa da come lei pensava. E' l'esperienza di molti genitori.

Gesù per circa trent'anni ha imparato a essere uomo guardando Maria e Giuseppe. E' da loro che ha visto e vissuto le beatitudini: erano puri nel cuore, miti, costruttori di pace, misericordiosi. Il loro parlare era trasparente, lineare: sì, sì; no, no. Con suo Padre adotterà il linguaggio di casa, il linguaggio che adoperava con Giuseppe: “Abbà”, cioè babbo. Amico lettore, è la famiglia, il luogo dove s'impara la familiarità con Dio.

Da questo momento, cala il silenzio sulla famiglia di Nazareth. Saranno i vangeli apocrifi che sentiranno il desiderio di colmare questo vuoto imbarazzante. Non poteva iniziare prima a predicare il Regno? Perché è rimasto nell'anonimato? Chissà quanti malati avrebbe potuto guarire? A queste domande Luca non risponde. I primi trent'anni della vita familiare di Gesù con Maria e Giuseppe sono coperti dal silenzio, un silenzio che rivela però una grande novità portata da Gesù: è il silenzio della quotidianità, della normalità. Da millenni lo attendevano e Lui cosa ha fatto per trent'anni? Ha passato il tempo in casa ad aiutare mamma e papà.

Ecco, amico lettore, il nostro Dio. Te lo aspettavi diverso vero? Quel silenzio mostra che la via della santità abita la banalità delle nostre giornate. E' il tempo ordinario, e non quello festivo, il luogo decisivo delle scelte. La santità cui la famiglia di Nazareth ci richiama è quella della vita ordinaria. Esiste una spiritualità del pannolino, una mistica del ferro da stiro, una teologia del mercato. Tuttavia c'è una profondità, in quella famiglia, che resta nascosta agli occhi dei contemporanei, ma che Luca svela ed è la "centralità" di Gesù in quel nucleo familiare. Questo è il "tesoro" della "vita nascosta". La famiglia di Nazareth è santa perché centrata su Gesù.

Saremo credibili, se i nostri gesti quotidiani, le nostre faccende domestiche, i nostri incontri per strada, trasuderanno di vangelo; insomma saremo veri cristiani, se i nostri gesti parleranno di Lui, anche se noi staremo zitti.

Che bello vedere che Dio dà a Gesù, come unico bagaglio per venire al mondo, una famiglia. Per Dio, Maria e Giuseppe sono l'unica cosa necessaria di cui ha bisogno suo figlio perché tutto è possibile nella vita di un uomo quando sa di non essere solo. La famiglia è il luogo strutturale dell'uomo.

La bella notizia di questa domenica? Dio ha vissuto tra giochi, stoviglie e rimproveri e non ha fatto nulla per evitarli perché niente sulla terra può essere d'inciampo verso il cielo.

 

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