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TESTO Il buio era come non fosse più buio

don Angelo Casati  

Natale del Signore - messa nella notte (25/12/2023)

Vangelo: Gv 1,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Nel giorno che fa memoria della nascita del Signore ci sentiamo immersi da una dolce gioia che si fa canto: "in dulci jubilo". Poi forse, guardandoci intorno, ci sfiora anche un'ombra di tristezza per una festa dove a volte c'è tutto fuorché la memoria di Gesù. Ebbene vi sembrerò strano. Non mi va di accodarmi alla noia delle solite lamentele. Vorrei invece dirvi che potrebbe essere questa l'opportunità per un nuovo inizio. Non è forse vero che in quella lontana notte e nei giorni che le fecero poi compagnia, nessuno sapeva di lui? Nessuno tranne quella giovane donna e il suo sposo? I primi a provare stupore i pastori, che di certo non frequentavano il tempio ne l'avrebbero poi mai frequentato. Svegliati dal loro dormiveglia nella notte. E non saremo noi oggi a quell'inizio?

Svegliati dal dormiveglia senza voli di angeli, raggiunti da una Parola che buca per un attimo il buio e dice: "E' nato per voi il Salvatore". Dei pastori è detto: "Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori". Pensate, il racconto della nascita ebbe il suo inizio così. Oggi nuovo inizio: ricominciare a raccontare l'inaudito del presepe: perché un Dio in una mangiatoia è l'inaudito. Un amore inaudito. Badate, non un bambinello da vezzeggiare, compiacendoci nel dire che è carino. Ecco perché a molto di noi appare come un colpo di genio, di genio dello spirito, ciò che passò nella mente di Francesco di Assisi, giusto ottocento anni fa, quando inventò il presepe. Osservava con tristezza una chiesa dove si era come impallidita la memoria vera di Gesù. E volle che si toccasse il vero Gesù di quella nascita: ci fossero persone in carne e ossa. Toccare la carne e non navigare fra le nuvole,

Vorrei stralciare alcune righe dal racconto commovente che ne fa Tommaso da Celano: "E' degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che il Santo realizzò tre anni prima della sua morte, a Greccio, il giorno del Natale del Signore. C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto del Santo. E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale si accese splendida nel cielo la stella che illuminò tutti i giorni e i tempi.

Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà" Mi fermo, senza inoltrarmi nel racconto di quella notte "chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali!" Ma non senza sottolineare che Francesco desiderava che in qualche modo si toccasse la nascita con gli occhi del corpo. La si toccasse nella realtà di un Dio nella mangiatoia non finta, in fasce vere. E, contemplato nella sua verità, se ne seguisse le orme. Tommaso da Celano annota - e dovrebbe valere per ogni nostra memoria del Natale - che cosa risplende in quella scena commovente: "risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà".

Messaggio prezioso e urgente per noi che abbiamo dirottato ampiamente dalla via della semplicità evangelica, della povertà, dell'umiltà. Ritorno ai pensieri d'inizio: in giorni in cui sembra per certi aspetti offuscarsi la memoria del Salvatore, riprendiamo a raccontare, come se fosse un inizio. Perdonate, ho immaginato il campo dei pastori e la domanda di un bambino. Era scesa la notte sul campo dei pastori. Dormivano i bambini accucciati in coperte, respiravano fiato corto le pecore sognando pascoli verdi, i pastori con sonno leggero a veglia di greggi. D'un tratto il cielo si avvampò di luce e fu sgranare di occhi: mai vista tanta luce e poi danzare e cantare di angeli! E i grandi a dire ai bambini - parola d'angelo: "E' nato per noi un Salvatore". "E che significa Salvatore?" chiese il più piccolo di tutti. E dal buio venne voce di donna, tenera, a dire: "Uno che, se c'è lui, il buio non ti fa più paura: come quando te ne vai e ti senti stretto per mano, calda la mano come una carezza".

Lo trovarono come uno dei loro fratellini quando nasce: fasce e mangiatoia. La madre, una ragazzina, tenera glielo fece toccare. Dio si faceva toccare; e da occhi piccoli era come se pure lui li toccasse. Batteva cuore negli occhi; era come se il neonato, respiro fioco, dicesse: "Sono nato per voi, sono un salvatore". In quegli occhi tu ti perdevi. Ma meraviglia delle meraviglie fu che il buio fuori era come non fosse più buio. Non faceva più paura. Eri come tenuto per mano

 

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