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TESTO In mezzo a noi

don Alberto Brignoli  

Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2023)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

L'Avvento è un tempo di ricerca. E anche se quest'anno è stato particolarmente breve, a motivo di un calendario contratto, ognuno di noi ha cercato di mettersi alla ricerca di Dio, aiutato dalle diverse opportunità di contatto con la Parola di Dio. Quanto ci siamo riusciti o meno, non ci è dato di saperlo con certezza: e certamente, la buona riuscita del nostro cammino di ricerca varia da persona a persona e di situazione in situazione, a seconda anche dell'intensità con cui abbiamo affrontato questo cammino. Oggi, al termine di questo cammino, ci accorgiamo che l'oggetto della nostra ricerca è venuto a darci una mano, e non da poco, perché oggi Dio ci dice che, in realtà, è lui che è venuto a cercare noi: “E venne ad abitare in mezzo a noi”.

Al termine di un cammino intenso alla ricerca di Dio, un cammino che a volte rischia anche di portarci fuori strada, perché non è sempre facile vedere i segni della presenza di Dio nella nostra vita, Dio ci dice che lui si trovava già qui, in mezzo a noi, abitando tra le nostre case e - cosa ancor più sconvolgente - “facendosi carne” come noi. Attenzione: non “facendosi uomo”, ma “facendosi carne”, che non è esattamente la stessa cosa.

Farsi “uomo” è una cosa sublime, perché “uomo” indica la pienezza dell'umanità, la piena maturità, la grandezza dell'opera di Dio, il culmine più alto della Creazione. No, niente di tutto questo: Dio, nel bambino di Betlemme, si fa “carne”, ossia debolezza, fragilità, bisogno assoluto di tutto, necessità totale, dipendenza, fatica di crescere, ma anche passione, sentimenti, rabbie, amori, pianti, gioie, consolazioni, delusioni, afflizioni, speranze, e tutto ciò che quel guazzabuglio che è il cuore umano porta dentro di sé.

Il Natale viene ogni anno perché ogni anno noi possiamo “contemplare la Gloria di Dio”. Ma la Gloria del Dio di Gesù Cristo non è quella del Dio dell'Esodo, del Dio del Sinai, del Dio delle spaventose e mirabili teofanie: è la Gloria vivente di Dio, l'uomo, anzi la sua carne, la sua fragilità con la bellezza delle sue passioni. E, infatti, la vita di questo Bambino che oggi nasce terminerà con la più famosa delle Passioni...

E come se ciò non bastasse, “venne ad abitare in mezzo a noi”. Non si è scelto un angolino a parte, tutto per sé, nell'universo, dove poter abitare, come spesso una certa parte dell'umanità fa, isolandosi da tutto e da tutti per ritagliarsi il proprio angolo di paradiso: ha voluto farlo “in mezzo a noi”, tra le nostre case, nei nostri appartamenti con l'affitto da pagare ogni mese o nelle nostre abitazioni costruite con fatica e con altrettanta fatica oberate di tasse; tra le rate - spesso insolute - dei nostri mutui, soggetti alle altalenanti vicissitudini dei tassi d'interesse decise da chi il problema della casa ce l'ha nel senso che non sa quale delle molte scegliere; tra le nostre beghe condominiali, per un riscaldamento centralizzato che consuma troppo, per i turni di pulizia delle scale puntualmente saltati da qualcuno, per l'immondizia lasciata sulla strada nei giorni sbagliati o per l'unico inquilino che non vuole ristrutturare e quindi la casa rimane lì, mezza in rovina; tra le bollette che vanno in mora e le manutenzioni che non vengono fatte come si deve e da chi deve; ma viene ad abitare anche tra le nostre lamentele gratuite, di noi che non apprezziamo abbastanza il fatto di avere sulla testa un tetto e non una scatola di cartone, di dormire su un materasso e non sul pavimento dell'androne di una stazione, di avere la possibilità di mettere le gambe sotto il tavolo tre volte al giorno e non di doverci accontentare di una tazza di tè caldo, frutto della carità di qualcuno.

Viene ad abitare anche tra quelle mura domestiche nelle quali si consumano, spesso silenziosamente, i drammi della violenza e del sopruso, attuati in mille forme diverse, ma sempre o comunque in un'unica direzione e contro un unico soggetto: i più deboli. E da troppo tempo, ormai, viene ad abitare anche in mezzo a quelle strade intorno alle quali le case sono ridotte a un cumulo di detriti e di macerie, a causa di guerre e conflitti che tutti dicono di non volere ma che - chissà come mai - quando iniziano nessuno fa nulla perché finiscano, fino quando “gli obiettivi non siano raggiunti”... come se distruggere la vita altrui, magari di gente innocente, fosse un obiettivo...

Sono i grandi e piccoli drammi quotidiani di tanta umanità, e visti e vissuti a Natale spezzano ancor di più il cuore. Ma pure in mezzo a questi drammi, che spesso sono parte anche della nostra quotidianità, il Verbo di Dio è venuto ad abitare.

E ha fatto anche qualcosa di più: ha voluto che “dalla sua pienezza noi ricevessimo grazia su grazia”. Vale a dire, ha trasformato la disgrazia in grazia, il timore in gioia, la disperazione in speranza.

Proviamo, allora, tornando alle nostre case quest'oggi, a vederlo incarnato nella nostra quotidianità e a saper gioire anche di quelle piccole cose che molti altri non hanno neppure oggi, che è Natale.

E se oggi ci dovesse capitare di fare un piccolo gesto di carità, anche solo rivolgendo un sorriso a una persona che soffre o che non sorride mai, non lasciamoci sfuggire l'occasione: quella persona potrebbe essere Dio, visto che è venuto ad abitare in mezzo a noi.

 

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