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don Angelo Casati  

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Domenica prenatalizia (24/12/2023)

Vangelo: Mt 1,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,1-16

1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

Suggestivo oggi, ma anche appassionato, l'inizio del piccolo brano di Isaia che fa dire a Dio: "Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada". Noi oggi - anche oggi - a pregarlo di non tacere e di non darsi riposo, perché abitiamo una terra dove ancora non è sorta la giustizia, e la salvezza non risplende come lampada: "Non tacere Signore, non darti riposo". Poi mi prende un pensiero che non sia Dio a tacere, che non sia lui a darsi riposo. Siamo noi a non ascoltare il Dio che non si dà pace, che ci interroga come un giorno interrogò Caino: "Dov'è tuo fratello?" E subito aggiunse - ecco la traduzione letterale -: "Voce dei sangui di tuo fratello sono gridanti verso di me dal suolo". Noi ascoltiamo la voce dei sangui? Sconfino, il sangue di suo ha voce di luce, di vita. "Donare il sangue" è donare vita.

E così, ecco, mi si accendono le parole della genealogia di Gesù, che a noi possono apparire come un arido cantilenare di nomi, ma per coloro che le ascoltavano, nella comunità di Matteo, erano storie; e a legarli un verbo bellissimo "generare", che ha il colore di un sangue che trasmette vita. Un battere e ribattere del verbo: "generò....generò... generò...". Puntini all'infinito. E, dentro questo fluire silenzioso prezioso di sangue, il sangue di Gesù: il flusso risale ad Abramo nella genealogia di Matteo, ad Adamo in quella di Luca. Nel testo purtroppo il generare viene attribuito esclusivamente, quasi fosse proprietà loro, agli uomini. Per grazia nel fluire dei nomi sgusciano tre visi di donne, poi quello di Maria. Mi affascina da un lato che Gesù con la sua nascita sia dentro questa mappa vivente dell'umanità, anche lui fatto vivo da questo ramificarsi all'infinito del sangue di noi umani. Che non è un'eccellenza e la genealogia lo racconta con nomi che non sono proprio uno stinco di santi. Smentita clamorosa dello sbandieramento del sangue nobile, noi siamo vivi per questo sangue di tutti, lontano dall'essere un assoluto di lucentezza.

Mi emoziono, quando faccio sosta a pensare a questo grembo immenso e io che vivo di questo grembo immenso, io faccio parte. E Gesù nascendo dice: "Io faccio parte". Mi prende immensa gratitudine per volti conosciuti, in primis per Gesù. Ma anche per volti sconosciuti. Faccio parte. Quanto meschino mi sento quando il mio è un pensare individualistico. Che lo sappia o no, io faccio parte. E quanto meschina sarebbe una società dove dominasse l'individualismo, rattrappita nello sguardo e nel cuore, dimentica di questa lezione del passato, quando, al fuoco dei bivacchi, fuori le tende, i nomi degli antenati prendevano il riverbero delle fiamme. Capite l'insensatezza dell'isolarsi, e la bellezza di una famiglia, di un gruppo, di una società, di una chiesa dove, con parole, ma ancor più con gesti, ti viene detto: "Tu fai parte, sei nella genealogia". Gesù è venuto per dire a tutti: "Io faccio parte dell'immenso grembo dell'umanità, e ci sei anche tu con il tuo nome". Vorrei aggiungere, ma solo accennandolo, un invito. Proprio perché tu fai parte, non dimenticarlo: "Fa' la tua parte".

Nella grande immensa mappa del mondo, io, pulviscolo come sono, ho una parte, sono chiamato a fare le mia parte. Gesù viene oggi e mi si affianca per insegnarmi, con le sue orme - oggi la prima - come fare la mia parte. Che è diversa dalla sua, diversa dalla parte di qualsiasi altro. E' la mia. E non ci sono parti importanti o parti meno importanti. Viene ancora oggi per ricordarci che a rendere importante una parte è l'amore che ci metti, la fantasia che ci metti, la passione che ci metti. Importante diventa sentirsi nell'immenso grembo. Una sapienza antica, questa, che Papa Francesco ha ritrovato nel suo viaggio nelle terre sconfinate della Mongolia, un invito ad alzare lo sguardo ad allargare i confini. Concludo con le sue parole nell'udienza di ritorno: "Sono stato nel cuore dell'Asia e mi ha fatto bene. Fa bene entrare in dialogo con quel grande continente, coglierne i messaggi, conoscerne la sapienza, il modo di guardare le cose, di abbracciare il tempo e lo spazio.

Mi ha fatto bene incontrare il popolo mongolo, che custodisce le radici e le tradizioni, rispetta gli anziani e vive in armonia con l'ambiente: è un popolo che scruta il cielo e sente il respiro del creato. Pensando alle distese sconfinate e silenziose della Mongolia, lasciamoci stimolare dal bisogno di allargare i confini del nostro sguardo, per favore: allargare i confini, guardare largo e alto, guardare e non cadere prigionieri delle piccolezze, allargare i confini del nostro sguardo, perché veda il bene che c'è negli altri e sia capace di dilatare i propri orizzonti e anche dilatare il proprio cuore per capire, per essere vicino a ogni persona e a ogni civiltà". Genealogia, con Gesù guardare largo, guardare alto, guardare lontano. Sapienza antica. Da ritrovare.

 

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