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TESTO Rendete diritta la via

don Angelo Casati  

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V domenica T. Avvento (Anno B) (10/12/2023)

Vangelo: Gv 1,19-27a.15c.27b-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,19-27a.15c.27b-28

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Lascio Isaia e un po' mi dispiace. Lo lascio a voi e sono in mani sicure. Mi tengo un'immagine che, voi sapete, mi è cara, quella del germoglio; ancor più, del germoglio da tronco reciso

Stavi mozzato,
passando ti guardavo intristendomi.
Il fusto
come depredato
di vita e di foglie.
Moncone che gridava
la ferita ai boschi del monte.
Guardandoti passavo
intristendomi.
Né sapevo se a reciderti
fosse stato
balenare di fulmine
o disegno insipiente di uomo.
Passando ora ti guardo
illuminandomi.
Il ceppo reciso
dato morto
è fiorito di rami e di fronde
Avvolgono nascondendola
di verde
la ferita antica.
L'albero rinato ora parla

all'ultima curva di un sentiero.

E vengo al vangelo. Forse perché così martellante, quasi ossessiva, mi colpiva nel brano la domanda al Battista; "Chi sei?'. Forse che questa sia la domenica del "Chi sei?. E non è forse vero che "Chi è? Cos'è?" è la domanda curiosa dei bambini e che si è vivi finché ci sfiora questa domanda, finché si rimane ancora un poco bambini? Ho pensato anche che avvento è vero se ti rimane una domanda su Gesù. O è una parvenza di avvento, falso avvento. Ma "Chi sei?" può essere domanda anche dura, insidiosa, come quella degli emissari mandati a Giovanni da Gerusalemme, domanda da interrogatorio per incastrare qualcuno: una pressione a sapere per soffocare. Erode fa pressione sui magi: "Ditemi del bambino".

In concomitanza con il "chi sei?" a colpirmi nel brano era il ribattere, quasi ad eco, il "io non sono" del Battista.. Forse perché io abito la stagione del "io sono", prepotente, che è il contrario della stagione dei bambini, fa la stagione della celebrazione e delle liturgie dell'io: "Lei non sa chi sono io!", lo sbandieramento dei titoli e del potere. O del sapere, sappiamo tutto, con esiti funesti. Quando c'è invece una immensa radura che non conosciamo da cui dovrebbe nascere una consapevolezza umile, un pensare umile, un comportarsi umile; io non so. Usare nel mio territorio il 'forsé e il 'chi sa'. Mi colpiva ancora nel brano l'insano tentativo di chiudere il Battista in un nome o in un ruolo: Elia, il profeta, quando tu non sei una ripetizione. Perché Giovanni rifiuta il titolo di profeta, eppure lo è? Non sarà anche perché ci sono modi così diversi di fare il profeta? Uno potrebbe anche chiedermi "sei prete?", ma ci sono così modo diversi di essere prete, o padre o madre o figlio o lavoratore dei campi, o stilista o attore - mettiamo tutti i nostri ruoli e altro di noi; e ognuno ne ha più di uno - c'è modo e modo di esprimerli.

E ora indugio alla fine su una risposta di Giovanni, che dice qualcosa di sé anche se non tutto; la dà ai suoi interlocutori. "E allora chi sei?". "Sono voce che grida nel deserto". Noi spesso usiamo questa espressione per dire che "hai voglia di parlare, nessuno ti ascolta", terra così compattata che la pioggia scivola via. Eppure Giovanni aveva scelto il deserto, perché lui pensava che il deserto è anche altro e aveva letto nelle scritture sacre che ci sarebbe stato un tempo in cui sarebbero fioriti i deserti. Il deserto come un luogo fuori dai rumori e dalle frenesie della città, dei villaggi, delle strade: la scelta del deserto mi parla e mi dice il bisogno del silenzio, la sosta in un luogo di intimità. Cercalo perché è lì che accade il germoglio di cui oggi parlava Isaia.

Cerchiamolo prima che sia Natale. Mi ritornano le immagini del profeta Osea: Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acor in porta di speranza. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto (Os 2, 16-17) "Come nei giorni della sua giovinezza": pensate come risuoni in me questa parola, per la consapevolezza di un ingrigire negli anni, bisogno di un avvento, di Gesù che mi dia passione di giovinezza. Sono diventato prete che ancora la Messa era in latino. E all'introito ai piedi dell'altare il prete iniziava: "Entrerò all'altare di Dio". Gli si faceva eco rispondendo: "A Dio che fa lieta la mia giovinezza".

E ora ultimo indugio, ma breve, alle prime parole del Battista, quelle che conducono a spiragli di giovinezza: "Rendete diritta la via del Signore". Ma la via del Signore non è già diritta di suo? Certo. Solo che poi quando la via di Dio diventa la mia via, la nostra via, abbiamo la triste possibilità di deviarla e sappiamo cosa succede quando si deviano i fiumi. Ecco riprendere la via. Ebbene l'avvento ci avverte che la via non è una serie di precetti, non stiamo attendendo precetti. Gesù non è venuto per questo, ma per essere lui la Via con il suo cammino. Concludi l'anno liturgico e, se sei sincero con te stesso, ti accorgi che c'è qualcosa da raddrizzare in te, nella chiesa, nella società, nel mondo.

E che è grazia poterci rimettere sulle sue tracce, accompagnandoci a lui. L'Avvento ti porta agli inizi e tu ritorni a guardare come lui nasce, come cresce, come sosta e come cammina, come parla e come opera, come guarda ognuno e come guarda le folle, come banchetta e come prega, come guarda la morte e come guarda la vita, come piange e come esulta di gioia, come guarda il cielo e come guarda la terra, la Via. Rendete diritta la via.

 

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