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TESTO Nel nostro deserto

padre Gian Franco Scarpitta  

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II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2023)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Il Profeta Isaia annuncia la liberazione del popolo d'Israele dall'oppressione da parte della nazione che lo ha oppresso privandolo della libertà. Promette che la sua liberazione si verificherà presto, purché tuttavia ci si disponga all'umiltà di cuore e al ravvedimento. Occorre pentirsi, considerare gli errori commessi in passato e che la punizione attuale è conseguenza di essi. Occorre quindi modificare le proprie intenzioni e colmare le lacune spirituali. Questo comporterà il beneficio del favore divino e del privilegio della sua continua assistenza. Del resto Dio è sempre misericordioso con il peccatore che con umiltà si converte e modifica il proprio atteggiamento. Anzi Dio esulta e approva il pentimento e gioisce con coloro che ravveduti, ritornano a lui.

Se il popolo quindi ha mancato nei suoi confronti, adesso otterrà la liberazione e la salvezza. Già in questo ambito Isaia rivela una “voce” che scaturisce dal deserto, cioè dall'aridità spirituale e alla pochezza di cui Israele è stato ricolmo. La voce che improvvisamente squarcia il silenzio, cioè l'abbandono e la solitudine per promettere l'avvento della gioia nella libertà. La voce che parla nel deserto, dove tutto è abbandono, sterilità e perdizione e si è solamente succubi di se stessi e del proprio falso orgoglio. La voce che grida in questo deserto esistenziale è speranzosa, promettente ed esortativa, poiché annuncia una novità prossima e invita a predisporvisi con gioia

L'Avvento è appunto quello che riguarda anche oggi l'arrivo della novità e assoluta della liberazione dalla schiavitù del peccato e del malessere morale, la promessa di Dio che interverrà nella vita dell'uomo per esaltarla e qualificarla all'insegna della sua presenza costante. Giovanni il Battista apporta egli stesso questa voce predicando in prima persona nel deserto: a differenza che in Isaia, dove si affermava che “una voce grida nel deserto”, Giovanni dice di essere lui stesso questa voce e di predicare appunto nel deserto. Infatti lì parla, nel deserto di Giuda, vestendo secondo uno stile del tutto rigoroso, penitenziale e ascetico e nutrendosi di ciò che solamente quel terreno brullo può dare. Il battista è la voce stessa di Dio che non invita ad uscire al nostro deserto, ma vi entra essa stessa per darci tutte le ragioni, i mezzi e le soluzioni per poter rimediare alla nostra asperità spirituale. Dio, amore e misericordia entra nel nostro deserto per averne ragione e ci preannuncia l'arrivo di un Salvatore, liberatore non di un popolo oppresso, ma di un intero uomo che vive succube di un'oppressione inconsapevole.

L'uomo di conseguenza deve corrispondere a un tale invito e corrispondere all'esortazione alla cambiamento, alla conversione, rivedendo la propria vita, rettificando il suo pensiero prima per reimpostare le sue scelte poi.

Giovanni Battista del resto amministra un battesimo per la conversione dei peccati, un rito allora solamente esteriore che indicava l'avvenuto pentimento e la volontà di tornare a Dio convinti e risoluti. Esso predispone al battesimo che verrà operato da Cristo, il quale esso stesso estinguerà il peccato in forza dello Spirito Santo, ma ci predispone altresì all'accoglienza del suo Vangelo, della sua figura redentrice e del suo messaggio. Intanto ci invita a morire quanto alle nostre passioni ingannatrici, ai vizi, alle abitudini perverse e soprattutto a morire a noi stessi uccidendo il peccato per rivestire l'uomo conforme alla nuova mentalità e alla conoscenza di Cristo (Ef 4, 22 - 23), che secondo la promessa verrà a liberarci perché restiamo liberi e affrancati.

Questo è il monito alla "preparazione della strada del Signore", a raddrizzare i nostri sentieri: nel deserto nella nostra solitudine inconsapevole ascoltiamo una voce rassicurante che annuncia la gioia, ma che invita anche alla conversione.

L'inizio effettivo del vangelo “di Gesù Cristo” (Genitivo soggettivo) in Marco è proprio questo: il peregrinare di Giovanni nel nostro deserto con la voce divina che invita all'accoglienza della novità e alla predisposizione. Raddrizzare i nostri sentieri, preparare le nostre vie è l'atteggiamento che inderogabilmente dobbiamo assumere perché questa novità ci raggiunga, ci avvolga e ci sospinga verso noi stessi e verso la vita. Il vangelo ha realmente inizio infatti con la conversione, prerogativa indispensabile per la fede e per l'accoglienza del Messia. Se non vi fosse stato il Battista, l'accoglienza del vangelo sarebbe stata probabilmente imposta o quantomeno forzata da parte nostra e in ogni caso priva di tutte quelle caratteristiche di libertà e di emancipazione che dispongono alla salvezza.

 

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