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TESTO Se tu squarciassi i cieli e scendessi

don Michele Cerutti

I Domenica di Avvento (Anno B) (03/12/2023)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Oggi festeggiamo il Capodanno della Chiesa perché si apre davanti a noi un nuovo anno liturgico.
Abbiamo un tempo iniziale che è l'Avvento. Abbiamo quattro settimane in cui il nostro cuore è in attesa di rivivere l'evento del Natale.
L'incipit ci viene offerto dal profeta Isaia che utilizza una espressione molto significativa: Se tu squarciassi i cieli e scendessi.
Quante volte lo abbiamo detto e pensato guardando le immagini della Palestina dove il massacro di bambini e di innocenti da una parte all'altra provocano in noi una indignazione forte.
Quante volte lo pensano i fratelli ucraini, i cristiani del Myanmar, i presbiteri del Nicaragua in prigione per la persecuzione del regime di Ortega.
Quante volte lo affermano, magari non così esplicitamente, i malati, i figli di famiglie disastrate o i genitori di figli in difficoltà.
Viviamo questa attesa con questa espressione: Se tu squarciassi i cieli e scendessi.
A differenza degli ebrei al tempo di Isaia che vivevano non avendo ancora visto il Dio incarnato, noi cristiani viviamo sapendo che Dio stesso è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Lo diciamo nell'Angelus lo contempleremo nella notte di Natale e in tutta l'Ottava.
Allora quel grido di Isaia sappiamo che è stato ascoltato da Dio stesso e la promessa è stata compiuta.
Questa attesa diventa pedagogica alla grande attesa che si realizzerà negli ultimi tempi.
Marco ci offre in questi versetti lo stile per vivere bene questo periodo.
L'evangelista ci invita a vigilare nella consapevolezza che non sapremo quando questo avverrà.
Egli non ci dice le modalità, ma ci invita a metterci in vigilanza.
Matteo nelle scorse settimane nei discorsi sulle ultime cose ci esortava a questo atteggiamento. Le vergini sagge e stolte, la parabola dei talenti terminava con questo invito a rimanere attenti alla venuta dello sposo.
Da parte nostra occorre mantenere un cuore puro capace di tenere desta l'attesa e quindi un cuore che si alimenta di preghiera e nello stesso tempo di attenzione nei confronti dei fratelli, come ci diceva Matteo la settimana scorsa nel discorso sul giudizio universale.
Qualche rinuncia più che altro per non appesantirci di qualcosa che può essere inutile e che ci impedisce di vedere la presenza di Dio nella nostra storia.
Ritorniamo a vivere la dimensione di Chiesa perché lì solo troviamo Colui che nel Natale viene incontro a noi per andare incontro all'uomo nella necessità e nel bisogno.
In questo stile di Vigilanza ci viene in aiuto la Vergine Maria.
Il tempo di Avvento ritengo sia il tempo mariano per eccellenza nell'anno liturgico.
Di lei colpisce, come il Vangelo mette in evidenza, la capacità di mettere nel cuore le meraviglie che il Figlio compiva davanti a Lei anche quando Gesù era in fasce.
Il vigilare vuol dire proprio cercare di mettere nel cuore e non farsi scivolare le cose belle che il Signore ci indica e pone sotto i nostri sensi.
Solo con questo stile possiamo augurarci l'un l'altro buon cammino d'Avvento nel cuore della Madre.

 

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