PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Is 61,1-2.10-11; Lc 1; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (17/12/2023)

Vangelo: Is 61,1-2.10-11; Lc 1; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,6-8.19-28

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

La terza domenica di Avvento è della testimonianza: “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce.”
Missione di Giovanni è di essere testimone alla luce. Destino di profeta nel tempo e contro il tempo, fedele sino al martirio, è quello di Giovanni, ma prima di lui, migliaia di anni fa, ci fu Isaia, il profeta che preannunciò la luce messianica: “lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri, a fasciare i cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare la misericordia del Signore.
Non abbiamo dati biblici per acquisire una fisionomia mistica di Giovanni, il suo intimo volto, ma possiamo intuirlo, intravederlo oltre la ruvida scorza e il comportamento penitenziale descritto da Marco. Chi, come il Battista, è voce, è testimone alla luce, non poteva non essere interiormente animato dalla parola e illuminato dalla luce, e dove c'è parola e luce di Dio, c'è gioia dello spirito.
Nonostante però le parole, Cristo non è “riconosciuto”. La presenza del Cristo nel mondo o è ignorata pregiudizialmente, polemicamente o lo è per perdita di fede e pigrizia spirituale o superbia della vita. Molti cristiani hanno troppo da fare per interessarsi di Dio, della presenza sacramentale del Signore nella Chiesa. Oggi vi è tanta presunzione, tanto orgoglio a creare ignoranza religiosa, a favorire emarginazione della fede dalle costituzioni, dalle leggi, dai comportamenti della vita individuale, familiare, sociale e culturale. Non pochi pretendono di chiamarsi e di essere considerati cristiani storicisticamente (e senza dubbio la fede cristiana è il biglietto d'ingresso, affermava Heine, per comprendere la nostra civiltà), ma solo chi fa della sua vita una continua ricerca del Signore, una perenne conversione e presenza, può gloriarsi di una anagrafe che ha nel sangue del Crocifisso segni di sangue e l'autenticità di un martirio. Ne abbiamo una riprova nella nostra Italia, nella quale la Chiesa diventa ogni giorno più straniera a coloro che sono battezzati in Cristo Gesù.
Quindi in mezzo a voi, a noi, c'è uno che non conosciamo. E allora lo spunto è di Sant'Agostino: “Et nemo nisi oer amicitiam cognoscitur - Non si conosce nessuno se non per amicizia”, e se è vero, che Giovanni appare un inflessibile fustigatore di comportamenti licenziosi, è anche vero che Giovanni è un personaggio evangelico in stretto legame con la gioia. “Avrai gioia ed esultanza”, annuncia l'angelo all'incredulo anziano padre Zaccaria. E alla fine le parole con cui Giovanni si congeda dalla scena del mondo, sono come gli ultimi versi di un lungo cantus firmus intensa, perfetta letizia: “L'amico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta.” E allora “State sempre lieti”, ma come è possibile? La gioia è possibile, perché la fede genera l'invincibile certezza di essere amati da Dio Padre-Abba. La gioia è possibile, perché non esiste né un caso cieco e capriccioso, né un destino cinico e baro. Esiste solo il Dio dell'amore, che ha per noi progetti di pace e non di sventura, e quindi tutto è grazia: anche quello che può sembrare rantolo di un'agonia, e in realtà il è vagito di una nuova vita. La gioia è possibile perché lo spirito dell'amore è stato riversato nei nostri cuori, e non c'è stanchezza o delusione che possano smentire la speranza che ormai ci appartiene, nessuno ci potrà togliere la gioia: parola di Gesù.

E allora domandiamoci:
Come singolo, come coppia, come famiglia, come comunità, quale “mission” sono chiamato a compiere per essere coerente testimone cristiano?
Claudio Righi

 

Ricerca avanzata  (54044 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: