PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Regnare è servire e amare

padre Gian Franco Scarpitta  

padre Gian Franco Scarpitta è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (26/11/2023)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Forse per controbattere alla cultura dominante del pensiero laico e secolare, Pio XI nel 1925 volle introdurre alla fine di ogni anno liturgico la presente Solennità di Cristo Re dell'Universo. Costituisce effettivamente un bell'epilogo alle varie riflessioni che abbiamo svolto durante i mesi precedenti intorno a Gesù nato, morto, risorto, fautore di miracoli e di insegnamenti in parabole e attento ai problemi di tutti, specialmente dei poveri e degli abbandonati. Il Cristo sociologicamente impegnato, uomo fra gli uomini umile e annichilito nella condizione di servo, questi è comunque il Re dell'Universo, indomito padrone assoluto del Cosmo. Sempre Pio XI descrive la sua regalità e il suo dominio con l'uguaglianza sostanziale della Persona del Padre a quella del Figlio nello Spirito Santo. Cristo è Re perché è il Figlio di Dio incarnato, esistente sin dall'inizio dei tempi, Creatore e Provvidenza del Cosmo accanto al Padre e quindi in lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono state create tutte le cose (Col 1, 16). Quindi è al centro della creazione. Ne è il Re e Signore indiscusso.

L'esercizio della regalità di Cristo è presto spiegato da Gesù stesso:

"I re delle nazioni le governano e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così, ma chi è il più grande fra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve."(Lc 22, 26 - 27).

In questa espressione, che risolve una controversia fra i discepoli su chi fosse fra loro il più grande, Gesù esplicita il senso stesso di grandezza e fonda un'impostazione innovativa della politica e del concetto di regno. Nelle costituzioni degli stati monarchici vigenti al giorno d'oggi c'è la monarchia parlamentare e quella democratica, per le quali il sovrano regna ma non governa. In queste e altre monarchie il re è sottomesso alla Costituzione pur avendo una prevalente posizione rispetto a tutti i cittadini; in pochissime circostanze vige invece la monarchia assoluta, nella quale il sovrano ha ancora adesso come nei secoli trascorsi tutti i poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario. Ma il vero predominio sui popoli e sulle masse in cosa consiste? Comandare e imporre tasse e tributi prima o poi solleva insurrezione e rivolte; tiranneggiare sulla gente può indurre alle cospirazioni e alle rivoluzioni, spadroneggiare e sottomettere darà anche soddisfazioni, ma queste saranno solo passeggere. Avere il potere fra le mani non serve se non lo si sa esercitare adeguatamente, in modo da essere soddisfatti e lasciare contenti anche i sudditi.

Il vero potere piuttosto consiste nella possibilità di essere al servizio di coloro che ci stanno sottomessi, comporta l'umiltà della rinuncia alle proprie aspirazioni e ai progetti esclusivamente personali, la fuga dalla vanagloria e dalla lussuria. Il vero regno insomma consiste nella prodigalità e nel servizio, nel procacciamento degli interessi degli altri come fossero i propri. Regnare, governare e amministrare sono sinonimo di servire. Diversamente, nessun regime potrà evitare di capitolare. “Se vuoi essere grande, comincia a l'essere piccolo” diceva S. Agostino facendo eco al sopracitato passo di Luca. Che io ricordi, l'imperatore romano che i cittadini alla sua morte piansero più di tutti gli altri fu Adriano, che nel suo governo attuò delle riforme a favore della dignità degli schiavi e della loro incolumità. Salomone fu invece molto deludente alla fine del suo governo, nonostante un esordio bellissimo e molto promettente, perché nel bene che si fa' occorre sempre perseverare.

Gesù è il maestro e tale sono tenuti a riconoscerlo i suoi discepoli; tuttavia egli si presenta loro come colui che serve fino a lavare loro i piedi, massima espressione dell'amore e della donazione (Gv 13, 13 - 15). Gesù non smentisce la sua autorità e la sua legittima superiorità, ma insiste nel metterci al corrente che essa si esercita nel servizio umile, disinteressato e non condizionato; nella donazione di sé fino all'estremo e senza escludere l'inverosimile. Essere re, governare, esercitare un potere non è altro che sottomettersi e servire i propri sudditi, promuovendo in loro la concordia, l'unità, la pace e procacciando con tutti i mezzi tutto ciò che possa garantire uguaglianza, giustizia e mutuo rispetto. Quindi chi governa cerca l'interesse dei sudditi, il bene comune. Come potrebbe conseguirsi un simile obiettivo se non nel servizio e nella donazione? Il culmine di questo servizio, che sarà inequivocabilmente espressione dell'amore perfetto e definitivo, sarà la croce. Proprio nella vicenda dell'arresto, della tortura, della comparsa davanti a Pilato e della crocifissione con la morte sanguinosa sul legno si manifesterà appieno la regalità di Gesù: non quella che si aspetterebbero gli uomini, cioè la coercizione, il predominio, l'egemonia incontrastata, ma quella che il Padre si aspetta che gli uomini di tutti i tempi riconoscano, cioè la sovranità della donazione estrema e disinteressata di sé.

Gesù è re in quanto riceve lo scherno di una corona di spine, emblematica della sofferenza, del sacrificio e soprattutto dell'irriconoscenza che il servizio umile e disinteressato comporta: cimentarsi per amore degli altri senza attendere corrispondenza ha questo come risultato, l'esecrazione, il disprezzo, l'ignominia che però non distolgono il vero monarca dal suo proposito congeniale di governo. Gesù accetta il supplizio estremo pur di esercitare la regalità vera, quella apportatrice di verità. La verità che il Padre testimonia come amore nella sofferenza del Figlio sulla croce.

Come reagire da parte nostra nella sudditanza di un Re che si mette al servizio dei sudditi? Occorre entrare nella gioia del nostro Signore (Mt 25, 21) ponendoci anche noi al servizio gli uni degli altri, donandoci gli uni agli altri con lo stesso amore con cui siamo stati raggiunti dal Re. Occorre partecipare di questa regalità, regnare anche noi con lui, lasciarci coinvolgere nella dinamica del Regno essendo di esso collaboratori e costruttori giorno dopo giorno, attraverso l'esercizio della carità operosa e frugifera e moltiplicando ciascuno i propri talenti e le proprie risorse. Costruire così la civiltà dell'amore, realizzare il progetto che Dio stesso ha voluto realizzare nei nosrri confronti e attraverso di noi realizzare in vista del mondo intero.

 

Ricerca avanzata  (54031 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: