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TESTO La parabola dei talenti moltiplicati

padre Antonio Rungi

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/11/2023)

Vangelo: Mt 25,14-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Il Vangelo della penultima domenica del tempo ordinario offre alla nostra meditazione il testo di un'altra parabola del Regno che Gesù disse ai suoi discepoli, che attenti come sempre, ascoltano volentieri quello che il Maestro dice loro.
Gesù inizia con il parlare di un'esperienza fatta da un uomo che dovendo partire per un lungo e duraturo viaggio chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
La distribuzione dei beni viene effettuata a discrezione del padrone. Nessuno dice perché a me questa somma e all'altro di più?
Tutti si accontentano, ringraziano e solo due incominciano a far fruttificare i talenti. Chi ebbe più poco degli altri due non si industriò per niente ed andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Gli altri raddoppiarono i beni che avevano avuto in consegna. Come in tutte le partenze temporanee, c'è anche il giorno del ritorno. E il padrone dopo molto tempo tornò e volle regolare i conti con i suoi servi.
Normale attività di verifica per uno che consegna agli altri i propri beni. E cosa che fa questo padrone chiedendo il resoconto ai suoi servi. Tutti e tre si presentarono alla rendicondazione secondo l'ordine di peso economico ricevuto in dotazione.
E allora si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque".
Giusto comportamento da apprezzare per l'impegno e l'interessamento a far produrre ciò che ha ricevuto. Tanto è vero il padrone gli disse con soddisfazione: "Bene, servo buono e fedele sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Ogni serio impegno va premiato, come ha fatto il padrone della parabola che rimanda al vero padrone di tutto che è Dio.
Nella rendicondazione si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". Anche se in misura minore, in base a quello che aveva ricevuto, questo servo aveva fatto raddoppiare il prodotto e di conseguenza riceve l'apprezzamento del padrone che gli disse la stessa cosa del primo: "Bene, servo buono e fedele sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Il premio per entrambi casi è quello di prendere parte alla gioia del padrone, ovvero di entrare in Paradiso.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo".
Grave questo comportamento del servo che aveva ricevuto un solo talento che giudica il carattere del padrone che è definito da lui duro ed approfittatore. Si giustifica della sua apatia, del nessuno impegno da parte sua, in quanto aveva paura di perdere quello che aveva ricevuto e perciò mette sotto terra quel denaro.
Una persona, quindi, senza iniziative e coraggio. Di fonte a questo servo il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
Il rimprovero è forte anche perché gli viene rinfacciato il fatto che non si è preoccupato neppure di mettere quel poco avuto in consegna in una banca per farlo fruttificare anche mediante una piccola parte di interessi maturati.
La reazione del padrone è dura e la decisione è grave. Rivolgendosi ai suoi inservienti ordina di toglietegli il talento, e di consegnarlo a chi ha i dieci talenti. Giusto premio a chi si è impegnato di più e giusto castigo per chi non si è impegnato per niente.
La morale e la conclusione della parabola è questa: a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha.
Effettivamente l'abbondanza dei doni e delle grazie divine si riversano su quelle persone che più si dedicano alla causa di Dio e vivere nell'amore.
La condanna del servo inutile, proprio perché non serve a niente. è quella di gettarlo fuori nelle tenebre, dove sperimenterà il pianto e lo stridore di denti, ovvero una sofferenza immensa ed eterna».
Il riferimento all'inferno è chiaro anche in questa parabola con il versetto conclusivo che ci deve far riflettere e soprattutto ci deve stimolare ad impegnarci nella vita cristiana per fa fruttificare i doni dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel battesimo e nella cresima.

 

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