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TESTO Commento su Matteo 23,1-12

padre Antonio Rungi

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/11/2023)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Il vangelo della XXXI domenica del tempo ordinario ci offre una grande lezione di vita e di come comportarci, soprattutto se si hanno responsabilità morali, religiose e civili. Infatti il brano odierno ci fa riflettere, mediante la voce di Gesù, su cosa dovremmo evitare di fare, specialmente se riguarda la vita degli altri. Dobbiamo essenzialmente evitare di chiedere agli altri sacrifici, rinunce e porre pesi sulle loro spalle di cui noi non siamo in grado di portare una minima parte o di non osservarle.

Purtroppo, si dice che chi comanda fa legge e chi ha autorità culturale, politica e religiosa sale in cattedra e fa il maestro, senza sporcarsi le mani, ma semplicemente obbligando gli altri a fare cose ed osservare leggi e norme di cui chi le decide non ne sente né il peso e tantomeno le osserva. Gesù per mediare il grande messaggio della responsabilità personale e di gruppo parla alla folla e ai discepoli circa il modo di comportarsi degli scribi e dei farisei. Dice, infatti, che «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei” i quali hanno sempre sentenziato e fatto osservare agli altri ciò che è detto nei testi sacri. Giusto comportamento per quanto attiene la trasmissione del sapere biblico e religioso. Ma Gesù mette in guardia i suoi ascoltatori a non agite secondo le loro degli scribi e dei farisei, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Chiaro riferimento alla moltiplicazione delle leggi e dei precetti da osservare, ma di cui loro i legislatori non ne osservano neppure la minima parte. La motivazione che Gesù apporta è chiaramente di carattere etico. Questi soggetti fanno le cose per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. In poche parole sono orgogliosi, presuntuosi, arroganti e pretestuosi, senza, tra l'altro, averne le qualifiche per essere considerati grandi o maestri, Da qui la raccomandazione da parte di Gesù a tutti noi: “Voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli”. Dio è l'unico maestro nel senso più vero della parola e perché Lui è il Maestro di tutti, noi alla sua scuola formiamo una sola classe ed una sola squadra. Tra noi vige la fratellanza universale e la comunione in umanità e spiritualità. Gesù aggiunge un'altra ocsa da evitare di dire: Non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E qui non ci sono dubbi, in quanto Dio è creatore a Padre dell'umanità. Tutti coloro che sono padri biologici o di altra natura devono ispirarsi al Padre di tutti e non fare della paternità uno strumento di comando o di limitazione della libertà, rendendo schiavi i figli, ma lasciandoli crescere nella piena libertà e responsabilità. Infine, ultima raccomandazione in questo brano del vangelo, che Gesù affida alla nostra riflessione è quella di non farsi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Purtroppo nel mondo molte persone si arrogano queto ruolo, che non gli compete e tantomeno corrisponde alle effettive capacità di essere piloti e navigatori di una complessità di persone umane che hanno le loro esigenze e non sempre cercano quello che gli altri propongono. Solo Dio può e deve guidare con la sua parola chi è alla ricerca della verità e vuole diventare santo. Non a caso Gesù conclude il suo discorso con questa affermazione di grande rilevanza morale e spirituale, di vera educazione all'umiltà e al servizio: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Riflettiamo bene su queste parole e cerchiamo di non alzare la testa né tantomeno di pretendere che noi siamo i primi e i migliori e gli altri i peggiori e nostri servitori.

 

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