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TESTO Quanto può fare la testimonianza di vita

padre Gian Franco Scarpitta  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/11/2023)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 23,1-12

In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Finalmente hanno fine tutte le pericopi in cui si tendevano insidie a Gesù e ora sembrerebbe che sia lui ad andare al contrattacco. Mette in guardia i suoi interlocutori proprio da coloro che avevano preso argomenti nel tentativo di coglierlo in fallo, cioè scribi e farisei, i quali però dal canto loro hanno sempre trascurato la loro falsità e la loro ipocrisia. Zelanti assertori della Scrittura, del Talmud (il testo contenente le tradizioni e le usanze di Israele) e legge di Mosè, quasi mai si curavano di esserne riflesso agli altri con la coerenza e il buon esempio. Per di più, sfruttavano la loro posizione per vantare diritti su tutti gli altri, per esaltarsi e per torreggiare sulla massa.

Non si condanna il contenuto dei loro insegnamenti: quello è ineccepibile, riguarda gli incentivi alla fede e ad ogni altra risorsa necessaria per essere graditi a Dio e ai propri fratelli. Il loro insegnamento è dottrina pura e attendibile, sapienza divina. Il loro comportamento però non è affatto esemplare e crea confusione presso coloro che li ascoltano, perché il mancato buon esempio incide negativamente su coloro che ascoltano: la gente che pronuncia bei discorsi e si produce in raffinata eloquenza su argomenti di profonda dottrina, ma omette di mostrare coerenza fra ciò che insegna e ciò che vive di prassi, mortifica coloro che ascoltano, crea distrazione e dispersione, accresce dubbi e perplessità sulla verità oggettiva degli argomenti appresi.

Gesù per questo mette in guardia da possibili fraintendimenti: “Intendiamoci, ascoltate e mettete in pratica quello che costoro dicono, ma non fate caso se essi stessi si smentiscono rinnegando puntualmente nella pratica tutto quello che hanno insegnato. Non impressionatevi del loro cattivo esempio, perché quello sarà sempre possibile in coloro che si definiscono maestri.

E in effetti tante volte un titolo di studio, una qualifica professionale, una determinata posizione che ci eleva rispetto agli altri possono essere causa di superbia e di sfacciataggine. Assumere un determinato ruolo o una posizione di prestigio può sempre condurre ad ergerci a giudici e a maestri nei confronti degli altri, al punto da farci sentire autorizzati a non essere di orientamento con la coerenza della vita. Peggio ancora, c'è anche chi approfitta della propria posizione per dominare, spadroneggiare e pretendere dagli altri ciò che noi stessi non siamo disposti a dare. Posizioni altolocate all'interno della cosiddetta “gerarchia ecclesiastica” tuttora ingenerano il rischio che si possa spadroneggiare sulla gente oppure servirsi del popolo per il conseguimento dei propri interessi personali.

E' risaputo dalla storia che, purtroppo, la Chiesa ha conosciuto fatti e personaggi ignominiosi, nei quali persone semplici e devote sono state costrette a guardare ai Cardinali come a membri dell'alta gerarchia nobiliare o al papa come il Sovrano, l'imperatore, il dominatore dello Stato Pontificio o che esercitava potere incontrollato suo comuni cittadini. L'affinamento della classe clericale con quella dei nobili e dei potenti ha condotto all'impiego meschino e deplorevole di titoli ancora adesso in uso, quali “Eminenza, Eccellenza, Reverendo....”,... in netto contrasto con la posizione del vero Gesù Cristo umile e dimesso che da Dio si è annichilito al servizio dell'uomo fino a farsi uomo egli stesso. Mostrandosi cioè ben lungi dall'autoesaltazione e dall'ostentazione di sé.

La piaga del fariseismo e della millanteria sono sempre state all'ordine del giorno nella chiesa e nella società.

Ezechiele (34) condanna severamente i falsi pastori che eludono la cura del gregge in nome dei propri interessi. E Pietro esorta piuttosto a una condotta irreprensibile affinché ci si renda modelli del gregge: "Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge." (1Pt 5, 2 - 3). Il profeta Malachia (I Lettura) rimprovera i sacerdoti d'Israele per essere stati fautori di stravolgimenti nel loro insegnamento e di avere sconvolto il popolo di Dio soprattutto con la loro condotta poco ortodossa. Gesù mette in guardia dal "lievito degli scribi e dei farisei", che oltre a nuocere può anche dilatarsi fra i tessuti della vita sociale, con conseguenze dannose e nefaste.

Essere guida esemplare con la pratica oltre che con le parole o con i rimproveri non può che essere appannaggio anche dei genitori, poiché se c'è una pedagogia davvero adeguata per la crescita dei bambini e degli adolescenti, che si rivelerà senz'altro infallibile questa è la testimonianza silenziosa, cioè l'esemplarità della vita e la trasparenza. Non possiamo aspettarci dai figli che apprendano quanto insegniamo loro se non ci mostriamo convinti in prima persona della validità dei nostri insegnamenti.

Chi esercita un ufficio di docenza, di formazione o di guida spirituale, come pure chi assume un ruolo di leader o di animatore di gruppi e di società, getta alle ortiche il proprio lavoro quando con la sua condotta non è di orientamento a coloro che lo seguono o che lo ascoltano. Chi non da' l'esempio di ciò che insegna agli altri perde anche il proprio tempo, vanifica il proprio operato e non adempie certo il compito che gli è stato affidato dall'alto. Per questo motivo anche altri passi della Bibbia condannano aspramente le aberrazioni di quanti omettono di rendersi vere e proprie guide delle pecorelle di cui sono pastori. E alla pari di Gesù riprovano anche atti di superbia e di altezzosità insulsa, atteggiamenti di spocchia, di vanità e di distacco aristocratico, tipici di chi ama essere esaltato per mezzo di titoli e di onorificenze.

 

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