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TESTO I nostri defunti vivono con Cristo!

don Lucio D'Abbraccio  

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2023)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

In questo luogo sacro sono sepolti i resti mortali dei nostri defunti. Qui riposano persone che hanno avuto un significato determinante nella nostra esistenza. In questo santo luogo riposano i vostri parenti, i genitori da cui avete ricevuto la vita; gli amici e tantissime persone che avete incontrato nel cammino della vostra vita. Essi tornano in questo momento alla memoria di ciascuno, emergendo dal passato, come animati da un desiderio di riannodare un dialogo che la morte ha bruscamente interrotto. Così, in questo cimitero, nel giorno dei Defunti, come negli altri cimiteri cristiani di ogni parte del mondo - si costituisce una ammirabile assemblea, nella quale i vivi incontrano i propri defunti, e con loro rinsaldano i vincoli di una comunione che la morte non ha potuto interrompere.

Comunione reale, non illusoria. Garantita da Cristo che ha voluto vivere nella sua carne l'esperienza della nostra morte, per trionfare su di essa - a vantaggio di tutti noi - con il prodigioso avvenimento della resurrezione. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, e resuscitato» (cf Lc 24,5-6). L'annuncio degli Angeli, proclamato in quella mattina di Pasqua presso il sepolcro vuoto, è giunto attraverso i secoli fino a noi. Questo annuncio ci propone, anche in questa assemblea liturgica, il motivo essenziale della nostra speranza. In effetti, «se siamo morti con Cristo - ci ricorda san Paolo, alludendo a ciò che è avvenuto nel battesimo - crediamo che anche vivremo con lui» (cf Rm 6,8).

Corroborati in questa certezza, eleviamo al cielo - anche tra le tombe di un cimitero - il canto gioioso dell'Alleluia, che è il canto della vittoria. I nostri defunti «vivono con Cristo», dopo essere stati sepolti con lui nella morte (cf. Rm 6,4). Per loro il tempo della prova è finito, cedendo il posto al tempo della ricompensa. Per questo - nonostante il velo di tristezza suscitato dalla nostalgia della loro presenza visibile - ci rallegriamo nel sapere che hanno già raggiunto la serenità della «patria celeste».

Tuttavia, dato che anche loro sono stati partecipi della fragilità propria di ogni essere umano, sentiamo il dovere - che è al tempo stesso una necessità del cuore - di offrire loro l'aiuto affettuoso della nostra orazione, affinché qualunque eventuale residuo di umana debolezza, che possa ancora ritardare il loro felice incontro con Dio, sia cancellato definitivamente. Con questa intenzione ci apprestiamo a celebrare l'Eucaristia per tutti i defunti che riposano in questo cimitero, includendo nel nostro suffragio anche i defunti di tutte le Nazioni del mondo. Amen!

 

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