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TESTO Il «grande comandamento»!

don Lucio D'Abbraccio  

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XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (29/10/2023)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

La Parola del Signore, risuonata poc'anzi nel Vangelo, ci ha ricordato che nell'amore si riassume tutta la Legge divina. L'Evangelista Matteo racconta che i farisei, dopo che Gesù ebbe risposto ai sadducei chiudendo loro la bocca, si riunirono per «metterlo alla prova». Uno di questi, un dottore della legge, gli chiese: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». La domanda lascia trasparire la preoccupazione, presente nell'antica tradizione giudaica, di trovare un principio unificatore delle varie formulazioni della volontà di Dio. Era domanda non facile, considerato che nella Legge di Mosè sono contemplati ben 613 precetti e divieti. Come discernere, tra tutti questi, il più grande? Ma Gesù non ha nessuna esitazione, e risponde prontamente: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento». Nella sua risposta, Gesù cita lo Shemà, la preghiera che il pio israelita recita più volte al giorno, soprattutto al mattino e alla sera (cf Dt 6,4-9; 11,13-21; Nm 15,37-41): la proclamazione dell'amore integro e totale dovuto a Dio, come unico Signore. L'accento è posto sulla totalità di questa dedizione a Dio, elencando le tre facoltà che definiscono l'uomo nelle sue strutture psicologiche profonde: cuore, anima e mente. Poi, però, Gesù aggiunge qualcosa che, in verità, non era stato richiesto dal dottore della legge: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso». L'aspetto sorprendente della risposta di Gesù consiste nel fatto che egli stabilisce una relazione di somiglianza tra il primo e il secondo comandamento, definito anche questa volta con una formula biblica desunta dal codice levitico di santità (cf Lv 19,18). Ed ecco quindi che nella conclusione del brano i due comandamenti vengono associati nel ruolo di principio cardine sul quale poggia l'intera Rivelazione biblica: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

La pagina evangelica sulla quale stiamo meditando pone in luce che essere discepoli di Cristo è mettere in pratica i suoi insegnamenti, che si riassumono nel primo e più grande comandamento della Legge divina, il comandamento dell'amore. Anche la prima Lettura, tratta dal libro dell'Esodo, insiste sul dovere dell'amore; un amore testimoniato concretamente nei rapporti tra le persone: devono essere rapporti di rispetto, di collaborazione, di aiuto generoso. Il prossimo da amare è anche il forestiero, l'orfano, la vedova e l'indigente, quei cittadini cioè che non hanno alcun «difensore». L'autore sacro scende a dettagli particolareggiati, come nel caso dell'oggetto dato in pegno da uno di questi poveri (cf Es 20,25-26). In tal caso è Dio stesso a farsi garante della situazione di questo prossimo.

Nella seconda Lettura possiamo vedere una concreta applicazione del sommo comandamento dell'amore in una delle prime comunità cristiane. San Paolo scrive ai Tessalonicesi, lasciando loro capire che, pur avendoli conosciuti da poco, li apprezza e li porta con affetto nel cuore. Per questo egli li addita come un «modello per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia». Non mancano certo debolezze e difficoltà in quella comunità fondata di recente, ma è l'amore che tutto supera, tutto rinnova, tutto vince: l'amore di chi, consapevole dei propri limiti, segue docilmente le parole di Cristo, divino Maestro, trasmesse attraverso un suo fedele discepolo. «Voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore - scrive san Paolo - avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove». «Per mezzo vostro - prosegue l'Apostolo - la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede si è diffusa dappertutto». L'insegnamento che traiamo dall'esperienza dei Tessalonicesi, esperienza che in verità accomuna ogni autentica comunità cristiana, è che l'amore per il prossimo nasce dall'ascolto docile della Parola divina. È un amore che accetta anche dure prove per la verità della parola divina e proprio così il vero amore cresce e la verità risplende in tutto il suo fulgore. Quanto è importante allora ascoltare la Parola e incarnarla nell'esistenza personale e comunitaria!

Ebbene, attraverso queste Letture, offerteci oggi dalla liturgia della Parola, avvertiamo in maniera singolare il legame che esiste tra l'ascolto amorevole della Parola di Dio e il servizio disinteressato verso i fratelli. Il compito prioritario della Chiesa è innanzitutto nutrirsi della Parola di Dio, per rendere efficace l'impegno della nuova evangelizzazione, dell'annuncio nei nostri tempi. Occorre che si comprenda la necessità di tradurre in gesti di amore la parola ascoltata, perché solo così diviene credibile l'annuncio del Vangelo, nonostante le umane fragilità che segnano le persone. Ciò richiede in primo luogo una conoscenza più intima di Cristo ed un ascolto sempre docile della sua parola. Se è vero che ogni essere umano è creato da Dio a sua immagine (cf Gen 1,26-27), non è possibile pretendere di amare Dio e, contemporaneamente, disprezzare la sua immagine sulla terra. Amando gli altri noi amiamo anche Dio e ne abbiamo una conoscenza autentica, mentre chi dice di credere in Dio senza amare i fratelli è un illuso e un bugiardo (cf 1Gv 4,20-21). L'amore concreto e quotidiano per i fratelli e le sorelle è il segno da cui si riconoscono i discepoli di Gesù Cristo, i cristiani. Infatti Gesù stesso ha detto: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (cf Gv 13,35).

Preghiamo perché dal rinnovato ascolto della Parola di Dio, sotto l'azione dello Spirito Santo, possa sgorgare un autentico rinnovamento nella Chiesa universale, ed in ogni comunità cristiana. Maria Santissima, che ha offerto la sua vita come «serva del Signore», perché tutto si compisse in conformità ai divini voleri (cf Lc 1,38) e che ha esortato a fare tutto ciò che Gesù avrebbe detto (cf Gv 2,5), ci insegni a riconoscere nella nostra vita il primato della Parola che sola ci può dare salvezza e ci aiuti ad accogliere e a vivere ogni giorno il “grande comandamento” dell'amore di Dio e del prossimo. Amen!

 

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