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TESTO Commento su Marco 2,13-17

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Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (14/01/2006)

Vangelo: Mc 2,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori.

Come vivere questa Parola?

Levi, appunto, è un peccatore. Dichiarato, conosciutissimo. Segnato a dito dai "benpensanti" del tempo: scribi e farisei. Riscuote infatti i soldi delle imposte dell'odiato oppressore che è il governo di Roma.

Un "rabbi" che "insegna nelle sinagoghe e annuncia la lieta notizia della salvezza alle folle" è certamente un puro per eccellenza. Dovrebbe dunque evitare il contatto coi peccatori, tenersene alla larga per non contaminarsi. Notiamo invece che, per Gesù, è il contrario. Badiamo bene: non solo passa vicino a Levi e gli parla, ma quel suo parlargli è una rapidissima frecciata in positivo. Incredibile, ma vero: dice al pubblicano Levi, al pubblico peccatore: «Seguimi!». Che è come invitare quest'uomo a un rapporto pieno di fiducia, di amicizia, un rapporto evidentemente "rigeneratore" di colui che era ritenuto un malato, un "perduto" in Israele. Per di più Gesù non solo accetta di andare a casa sua ma di sedere a mensa (cioè in amicizia cordiale e viva) con gente della risma di Levi: "i pubblicani e i peccatori". Se "entriamo" stupiti in semplicità di cuore in questa scena, capiamo anche lo spessore rivoluzionario di quelle parole che Gesù dice a chi tanto era negativamente impressionato da quelle sue scelte:«Io – dice – non sono venuto per i sani ma per i malati perché sono i malati che hanno bisogno del medico, non sono venuto per i giusti ma per i peccatori».

È proprio su questo aspetto rivoluzionario del modo d'essere e di agire di Gesù che oggi mi soffermo in pausa contemplativa. Perché – come non riconoscerlo? – mi sembra sempre che, in fin dei conti, io sono tra i giusti. Come se il peccato (l'egoismo, il non-amore) appartenesse agli altri, non mai a me.

Signore Gesù, converti il mio cuore in due direzioni: nella direzione della consapevolezza del mio essere peccatore, malato con alta febbre di "egocentrismo". Ma anche e soprattutto convertimi alla certezza che tu sei Medico e Medicina contro questo male. Tu sei l'Amore.

La voce di un sacerdote definito "il prete dei poveri"

Il peccato non è tanto la trasgressione di una legge esteriore: è la violazione della propria intima realtà. Sempre meno umano, sempre meno libero, sempre meno autentico.
Umberto Vivarelli

 

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