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TESTO Dalle guglie del duomo al cuore degli uomini

don Michele Cerutti

Domenica della Dedicazione del Duomo di Milano, Chiesa Madre di tutti i fedeli ambrosiani (Anno A) (15/10/2023)

Vangelo: Mt 21,10-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,10-17

10Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

17Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

Viviamo queste giornate ascoltando da lontano rumori di aerei e di missili su più fronti quello a Est dell'Ucraina, quello più a Sud di Israele.
Viviamo queste giornate d'autunno con un cuore triste perché gli uomini si fanno male tra di loro e sembrano vivere chiusi senza apprendere dalla storia gli errori commessi.
Sembriamo come quegli animali che camminano a testa bassa e non la alzano mai.
In questo contesto difficile c'è una Parola che incoraggia e una festa che ci scuote.
Parola e festa che ci esortano ad avere uno sguardo verso la bellezza a cui tutti siamo chiamati.
Siamo incoraggiati dall'Apocalisse e da un Dio che ci dice: “Ecco io faccio nuove tutte le cose”.
Il nostro sguardo non può più essere abitato dalla sfiducia.
Il cristiano, sa che in questo contesto non potrà certamente aprire tavoli di negoziato, ma sa che abitato dalla certezza di un Dio che apre nuove strade, potrà con la sua testimonianza di vita essere fermento per cambiare il mondo e se ognuno facesse la sua parte diventeremmo tante gocce d'acqua capaci di diventare un grande oceano.
Siamo non cristiani dell'autunno, come dice Papa Francesco, ma cristiani della primavera capaci di avere uno sguardo pieno di speranza laddove sembra che siamo circondati dalle tenebre.
C'è una festa che ci scuote nel nostro senso di appartenenza. Questa festa è quella della Dedicazione del Duomo.
Il cristiano riconosce il suo cammino all'interno di una realtà più grande che è la Chiesa. Chiesa come comunità in cammino.
Sullo sfondo abbiamo la Santa Gerusalemme del cielo che rimane l'orizzonte a cui siamo indirizzati.
Nel concreto un Gesù che si presenta oggi arrabbiato contro i venditori del Tempio che hanno reso questo luogo di culto un mercato.
Questa festa ci invita quindi a porci degli interrogativi forti sul nostro essere Chiesa.
Cerchiamo di andare oltre all'interpretazione letterale.
Gesù vuole esortarci a uscire da una logica di compravendita con Dio.
Io metto il soldino nella cassetta e accendo un lumino in cambio il Signore mi deve dare quello che chiedo. Un po' come andare al distributore bevande e mettendo un gettone fare uscire dalla macchinetta quello che voglio.
In questo modo di concepire il rapporto con Dio c'è proprio un'immagine sbagliata di Lui.
E' giusto domandare nella consapevolezza che Dio ci ama e accendendo un lumino in Chiesa lo facciamo come piccolo gesto di risposta al suo amore.
La nostra preghiera di intercessione diventa un dialogo con un Dio che sappiamo non fa mancare niente ai suoi figli.
Da un lato un Gesù che irrompe con forza nel Tempio, ma sul finire troviamo tutta la dolcezza del Messia.
La forza di questo brano sta nei versetti in cui ci viene detto qualcosa di rivoluzionario e di forte. Si avvicinarono a Gesù ciechi e zoppi.
Questa scena finale è più dirompente del Cristo furioso dei primi versetti.
Non è la prima volta che avviene questo, ma il fatto che avviene nel Tempio dove queste categorie di ciechi e zoppi venivano escluse ci viene detto che il nostro essere Chiesa non deve rifiutare nessuno.
Il sacrificio vero lo ha compiuto Gesù, non sono le colombe o i tori offerti, a noi il compito di essere in grado veramente di procedere come Chiesa ambrosiana a non far sentire nessuno messo da parte, ma accolto.
La sfida nel mondo contemporaneo diventa responsabilità perché apertura vuol dire entrare in dialogo con una società che non è più cristiana.
Dialogo che vuol dire non annacquare la proposta di fede, ma che va alla ricerca delle ragioni per essere sale della terra e luce del mondo.
Il compito del cristiano diventa impegno della nostra preghiera quando nel Padre Nostro ci impegniamo a fare sì che il nome di Dio sia santificato.
Atteggiamenti esclusivi comportano proprio il rischio che il nome di Dio venga offeso non solo con parole spregiative, ma con veri e propri rifiuti.
Viviamo allora guardando alla bellezza estetica del nostro Duomo con la forza delle sue guglie e lo splendore del suo interno cercando di considerare tutti coloro che in mezzo alle tenebre ci chiedono di donarci in parte quella luce necessaria per non camminare nel buio.

 

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