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TESTO L' abito nuziale per entrare nel regno

padre Antonio Rungi

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/10/2023)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Il vangelo della XXVIII domenica del tempo ordinario ci presenta una nuova parabola del Regno raccontata da Gesù ai capi dei sacerdoti e ai farisei.
Si tratta di un racconto che fa molto pensare e riflettere sulla nostra personale risposta a Dio che ci chiama a vivere vicino a lui, in un ambiente sicuro e protetto come il Regno dei cieli.
Con questa parabola entriamo nella simbologia del banchetto nuziale, spesso richiamato nei testi biblici e dallo stesso Gesù. Infatti, la parabola inizia con il paragonare il regno dei cieli a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Come tutti i banchetti nuziale c'è l'invito personale e diretto a chi, per vari motivi, ha diritto di partecipare in base alla parentela, amicizia, conoscenza, stima ed altro.
Si chiama in termini moderni “partecipazione” che arriva a casa o pro manibus da parte degli sposi.
Questo Re, quindi, mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero andare. C'è un rifiuto pregiudiziale perché non ci si sente parte di quella realtà.
Dopo il primo rifiuto, il Re mandò di nuovo altri servi con quest'ordine rivolto agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
In questo secondo rifiuto ci sono motivazioni così superficiali o addirittura l'aggressione e l'uccisione dei servi inviati per reperire gli invitati.
A questo rifiuto e violenza il re si indignò fortemente e decise di mandare le sue truppe, facendo uccidere coloro che avevano massacrato i suoi servi e per di più dando alle fiamme la loro città.
Il racconto non finisce qui con una strage e con la distruzione della città, ma continua con un successivo invito rivolto a tutti, perché la festa era pronta e si doveva festeggiare, nonostante il rifiuto degli invitati considerati a quel punto indegni di quel banchetto nuziale.
Infatti i servi uscirono fuori e strada facendo invitarono tutti quelli che incontravano, buoni e cattivi, di qualsiasi condizione sociale ed economica, nonché del modo di vestire. Con questo stratagemma la sala delle nozze si riempì di commensali in poco tempo. Quando c'è da mangiare tutti corrono e le feste si riempiono di partecipanti non aventi diritto. Con il pranzo già pronto e il banchetto già predisposto si poteva iniziare la cerimonia iniziale, alla presenza del Re, il quale entrò nella sala per vedere i commensali. A questo punto succede una cosa che ci mette angoscia: il Re nota la presenza di un uomo che non indossava l'abito nuziale. Cosa voglia significare questo abito nuziale? Può essere tutto, ma una cosa è certa è che esso fa riferimento alla veste bianca dell'innocenza battesimale. E quest'uomo non ben identificato e senza le credenziali per entrare nella sala del Regno su decisione del Re viene espulso e cacciato fuori con queste parole: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
La condanna del Re al fuoco inestinguibile ci fa pensare all'inferno, per tutti coloro che nella vita si sono macchiati di gravi peccati e crimini e quindi sono esclusi della visione beatifica di Dio.
La conclusione della parabola è quella che già conosciamo e spesso ripetiamo anche nel nostro vivere quotidiano e nei nostri rapporti umani e sociali: “molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».
Come dire che non tutti si salvano perché rifiutano la grazia di Dio e vivono in una condizione di nero esteriore ed interiore che nessuna veste bianca esteriormente indossata può fare azzerare la loro condizione di peccatori. Preghiamo il Signore che ci liberi dal fuoco eterno dell'inferno.

 

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