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TESTO Indirizzati nei crocicchi

don Michele Cerutti

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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/10/2023)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Inviati da Dio non in grandi castelli dove si ambientano molte delle scene fiabesche che ci vengono raccontati da bambini oppure come possiamo vedere nei film, ma inviati da Dio nei crocicchi delle strade a cercare zoppi, ciechi, sordi e muti da condurre a una festa.
Questo ci propone Gesù in questa domenica.
Nel meditare questi versetti mi sono posto un interrogativo serio, ma il Signore sta parlando a me? Oppure è generico?
No, il Signore parla proprio a me e ricorda che anche io, come tutti siamo stati trovati nei crocicchi delle strade.
Non siamo stati chiamati perché “biondi con occhi azzurri” ovvero perfetti ed impeccabili.
No, nulla di tutto ciò, egli ci ha chiamati perché bisognosi di essere guariti dalla grande misericordia di Dio.
Solo consapevoli di questo amore che ci ha travolti in maniera immeritata possiamo andare anche noi, come i personaggi del brano evangelico di oggi, nei crocicchi delle strade a portare una voce di speranza.
Leggo questo brano evangelico e lo metto in relazione al mio vissuto di prete in ospedale. Lì sono inviato nel crocicchio per trovare uomini e donne che si giocano la vita eterna nel momento più importante della loro vita.
Leggo questo brano evangelico e lo metto in relazione a quello che è successo qualche giorno fa con alcuni cardinali che hanno presentato dei Dubia al Santo Padre su temi particolarmente spinosi alla vigilia del Sinodo.
In quei dubbi si respirava molto quella incapacità di comprendere di essere stati prima di tutto noi abbracciati dalla misericordia e quelle modalità bacchettone sono tipici di coloro che si sentono a posto davanti a Dio e impediscono con i loro comportamenti di far passare il calore del suo amore.
In questo mese dedicato alle missioni il Vangelo ci sprona a vincerci dalle comode sacrestie per raggiungere i fratelli oggi più che mai bisognosi di risposte.
Lo dimostrano 5000 persone stipate a Milano per ascoltare Sadh guru indiano che vuole insegnare la spiritualità.
Mi ha colpito quello che scrive Gramellini sul Corriere della Sera:
Quattromila persone stipate in un palazzetto ad ascoltare un guru indiano sono l'elefante in mezzo alla stanza. Per quel che voglio dire qui, non importa se il guru di Milano sia il nuovo Osho o l'ennesima Wanna Marchi. Quella folla variegatissima, e non liquidabile con una smorfia, è il sintomo di un bisogno generato da un malessere non solo economico, ma esistenziale. Fa fatica a capirlo la cultura ufficiale che, impregnata com'è di illuminismo, crede solo nella mente e in tutto ciò che si può misurare. Fa fatica a capirlo la scuola: i nuovi manuali di filosofia dedicano quasi più spazio al materialista Democrito che all'idealista Platone, il quale da venticinque secoli si ostina a ripeterci che esiste qualcosa di non percepibile dai sensi. Ma fa fatica a capirlo anche la religione che, aggiungo, non va alla ricerca ma si trincera dietro sicurezze.
In questo mese di ottobre, mese missionario, teniamo lo sguardo su Isaia che utilizza l'immagine dell'incontro tra i popoli e in cui viene eliminata la morte e viene indicata la comunione con Dio di tutti i partecipanti. Dio stesso offre il banchetto per tutte le nazioni del mondo, ad indicare la nuova Alleanza che sarà stabilita con tutti i credenti e che sarà fondata non più sul criterio della razza, ma sulla gratuità dell'amore misericordioso del Padre verso tutti i suoi figli.
Il segno e l'anticipo di questa promessa di un futuro radioso per tutta l'umanità è la liberazione del popolo ebreo dall'esilio che fa scaturire la gioia tanto da fare esclamare: Egli è il nostro Dio! Abbiamo riposto in lui la nostra fiducia... Egli è il Signore!.
Gesù riprende questa immagine del banchetto con l'invito che viene fatto e davanti a questa proposta si verifica un controsenso c'è chi non accetta e arriva a opporsi fino a utilizzare violenza e respingere nei confronti di chi fa questa richiesta.
Il regno di Dio è per tutti, buoni e cattivi, ma attenti, rispettosi, cioè docilmente fiduciosi.
Ci vuole comunque l'abito giusto, la vera disponibilità a far parte di un progetto e rispettare delle regole. L'elemento fondamentale per accedere è l'umiltà di riconoscersi, con sentimenti di gratitudine, accettati.
Gesù ci parla della realtà dell'inferno. Al termine di questa parabola ci viene indicato che l'ospite senza il vestito adatto viene respinto e mandato laddove “sarà pianto e stridore di denti”. Dio non vuole l'inferno perché è infinitamente buono e vuole che tutti gli uomini si salvino. (1 Tm 2,4). L'inferno è frutto del peccato e l'uomo vi entra per sua volontà.
C'è, tuttavia, la via della purificazione oltre la morte che è la realtà del purgatorio ovvero un processo di trasformazione spirituale dell'uomo che permette di essere vicino a Cristo.
Il Signore stesso è il fuoco giudicante, che trasforma l'uomo e lo rende conforme (cfr. Rm 8,29) al suo Corpo glorificato (cfr. Fil 3,21) è la forza trasformante del Signore a sciogliere e fondere col suo fuoco le catene del cuore dell'uomo proprio in vista di una conformità a Lui. La realtà in cui ci incamminiamo è quella del cielo.
Con l'immagine del brano evangelico che ci viene proposto la realtà della beatitudine a cui Gesù ci invita consiste nelle relazioni e nella loro pienezza. Di fronte alla bellezza dell'icona che ci viene proposta questa domenica comprendiamo la pochezza a volte dei nostri dinieghi all'invito che ci fa il Signore per vivere la fede in pienezza. Molti limitano quello che ci viene proposto nel brano all'invito alla Messa perché molti pensano che l'esperienza cristiana si riduca solo a questo. I nostri rifiuti stanno in tante occasioni perse per incontrare Gesù nella preghiera personale, nel mettersi davanti all'Eucaristia in silenzio, nell'accostarsi alle Scritture dove il Signore parla.
Cogliamo l'opportunità offerta da questi due brani, che ci offrono la bellezza dell'incontro con Lui, per interrogarci su come viviamo la nostra esperienza cristiana e come rispondiamo ai continui inviti che Gesù ci dona.

 

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