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TESTO Siamo la sua vigna

don Roberto Seregni  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/10/2023)

Vangelo: Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo;

questo è stato fatto dal Signore

ed è una meraviglia ai nostri occhi?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Con la parabola della vigna, una delle più dure verso le autorità del popolo di Israele, Gesù svela la chiave di lettura della storia della salvezza. La vigna è il popolo di Israele, il padrone è Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi sono i profeti e il Figlio è Gesù.

La parabola narra l'intreccio della nostra infedeltà con la passione ostinata di Dio. Gesù anticipa ciò che sta per accadere: cosí come rifiutarono i profeti, anche Lui verrà rifiutato e ucciso. Gli ascoltatori vengono raggiunti nelle loro chiusure e presunzioni: rispondono correttamente alla domanda del maestro, ma non ne traggono le conseguenze, non si lasciano aprire gli occhi.
Sono convinti che Gesù parli con loro.
In realtà, il Maestro, parla di loro.

Proprio qui, mi pare, sta l'attualità disarmante della parabola: quante volte, anche noi, ascoltiamo e comprendiamo, ma non ne sappiamo trarre le conseguenze. Diamo spazio solo all'informazione, ma non alla trasformazione. La Parola non vuole informarci, ma trasformarci.

Mi affascina la cura e la passione del padrone della vigna. La pianta con cura, le fa una siepe attorno che possa custodirla come il suo abbraccio, scava un frantoio perché è certo che porterà frutto abbondante e costruisce una torre perché dall'alto la si possa sorvegliare. Ma questa tenerezza contrasta con la furia omicida dei vignaioli che fanno piazza pulita dei servi e nemmeno si arrestano davanti al figlio. Questo contrasto è l'eterno intreccio tra l'amore di Dio e il nostro rifiuto. Quanti messaggeri Dio manda nella nostra vita e quante chiusure, mediocrità e falsità ancora segnano il nostro rapporto con Lui.

Una cosa è certa: Dio non si ferma davanti alle nostre chiusure. Dio non si stanca delle nostre resistenze. Le nostre risposte non cambiano la qualità del suo amore appassionato e gratuito.

Lui cerca frutti nella sua vigna. A volte non trova altro che foglie e rami secchi, altre volte solo qualche debole germoglio. Ma Lui non si stanca, scommette su di noi. Siamo la sua vigna. Siamo la sua chiesa.

Buon cammino
don Roberto

 

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