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TESTO Servi inutili

don Michele Cerutti

VI domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (08/10/2023)

Vangelo: Mt 21,33-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,7-10

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Questa è l'espressione di questa domenica, che termina il ciclo che definisce la liturgia ambrosiana successiva al Martirio del Battista.
Siamo stati chiamati in questo periodo a misurarci sulla nostra testimonianza di cristiani. Il Martirio è la manifestazione più alta del nostro essere discepoli di Gesù.
Quello che il Maestro ci chiede è di essere suoi nella consapevolezza che tutto procede da Lui.
Partiamo nel considerare che inutile non è colui che non serve a niente, un inefficace, ma è colui che non ha pretese, non ha rivendicazioni o secondi fini.
Il contesto che viviamo oggi ci rimanda con questo termine a un modo di procedere che non abbraccia logiche di profitto, ma noi dovremmo vivere rimandandoci alla dimensione del dono.
Brevi versetti che tuttavia ci chiedono di metterci in gioco perché ci chiedono di vincere il fatto di essere cercati lodati dagli altri.
Gesù ha in mente i farisei, dottori della legge che andavano in giro con lunghe vesti e amavano i primi posti. Gesù oggi parla al nostro mondo dove c'è una corsa ai primi posti in tutti gli ambiti anche quelli della parrocchia dove chi presta un servizio pensa di essere insostituibile.
Il cerchio si amplia su cosa voglia dire questa espressione che suona difficile.
Essere servi inutili allora vuol dire che il Vangelo non è marketing aziendale, ingegneria gestionale per raggiungere dei risultati, ma vuol dire che affidandosi a Dio e credendo in lui si possa realizzare il regno nel mondo.
Allora il servo che si considera inutile non si preoccupa di cosa dice la gente, ma cerca di essere grande agli occhi di Dio per riuscire a vivere nella pace e camminare nella verità comprendendo che si diventa testimoni di Gesù il Risorto senza essere portatori di bandiere fanatiche.
Il servo inutile non va alla ricerca di cose grandi, ma sa che la fedeltà passa nelle piccole cose.
Allora la nostra testimonianza farebbe trasparire veramente il Signore che è il primo servo inutile.
Egli si dona completamente al Padre e al termine sulla Croce afferma: Tutto è compiuto.
Quello che ha fatto non è stato per ricercare ricompense umane e in piena obbedienza al disegno.
Si è sottoposto all'ignominia della Croce. Paolo la definirà stoltezza e scandalo, per Giudei e greci.
I suoi apostoli hanno avuto difficoltà a comprendere una fine così tragica e nel giorno di Pasqua la Scrittura ci parla di volti tristi e di rintanamenti per paura.
Alla luce dello Spirito capiranno i discepoli la grandezza di quegli eventi.
Ancora una volta Gesù vive quello che offre come lezione.
Le sue non sono parole vuote, ma sono carne.
Il discepolo allora lo vediamo nelle Scritture compie tutto in uno stile in cui si fa tramite e non protagonista.
Filippo avvicina sulla strada di rientro da Gerusalemme un eunuco, che vuole comprendere i versetti di Isaia che ha tra le mani e, quando il diacono termina la spiegazione, chiede di essere battezzato al termine del racconto Atti ci dice che l'apostolo scomparve perché la sua funzione era terminata.
Gli apostoli quando avranno sentito questo discorso avranno avuto nella mente il Battista che per alcuni come Andrea era stato maestro. Il precursore tutta la sua vita l'ha vissuta proprio nella consapevolezza che ci sarebbe stato un momento che egli sarebbe dovuto diminuire per far crescere Cristo.
Può essere di aiuto un aneddoto della mia esperienza dove ho dovuto misurarmi con questo versetto.
Mi è capitata una lezione in ospedale qualche settimana fa dove una persona era morta e con lei avevo un ottimo rapporto come con la famiglia. Lei è deceduta quando ero in vacanza e volevo sapere quando si sarebbero celebrati i funerali.
Mi ha colpito che i familiari non mi avessero informato. Poi ho pensato a questa pagina e non ho insistito. Il mio compito era finito ora spettava un Altro terminare il tutto.
Paolo ci direbbe: Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, Dio ha raccolto. (1 Cor 3,6).
Madre Teresa di Calcutta ci indicherebbe la piccola matita nelle mani di Dio.
Alla luce di questi versetti possiamo leggere gli abusi nella Chiesa, molto spesso li leghiamo alla dimensione sessuale, ma io faccio riferimento a quello più generale che chiamerei spirituale.
Quando si pensa di essere insostituibili e di essere le uniche guide di coloro che ci sono stati affidati e si affidano allora si fanno danni irreparabili creando vere e proprie dipendenze.
Siamo servi inutili, allora, dovrebbe essere una espressione che ci deve accompagnare e dovremmo tenere fissi in ogni servizio che facciamo.

 

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