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don Roberto Seregni  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (01/10/2023)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

La parabola di questa domenica è talmente chiara e diretta che non ha bisogno di molti commenti. Provo a sottolineare solo alcuni aspetti, e spero di non rovinare la magia delle parole di Gesù.

Il breve testo è costruito in modo geniale: il maestro racconta la parabola, la fa commentare ai diretti interessati e, solo in un secondo momento, fa capire che si stava parlando proprio di loro.

Proviamo a guardare piú da vicino questi due figli, forse scopriremo che qui si sta parlando proprio di noi, di me. Questi due figli, cosí mi pare, tratteggiano due atteggiamenti che inquinano la nostra vita.

Il primo figlio riflette tutte le nostre ipocrisie. Risponde bene, è un bravo soldatino, ma poi non combina nulla, appende la zappa al chiodo e punto. É lo specchio della nostra fede superficiale, fatta di riti, tradizioni e preghiere recitate a memoria.

Il secondo figlio riflette tante nostre reazioni spontanea e affrettate, quando il cervello, la lingua e il cuore vivono su tre pianeti diversi. Sbottiamo, e poi ci pentiamo. Proprio su questo punto, per fortuna, vuole insistere la parabola: è possibile ricredersi, rialzarsi e ricominciare. C'è un amore che conosce le mie miserie e non mi giudica, c'è un amore che ama tutto il non-amabile che c'è in me e mi invita a ricredermi, a ritornare sui miei passi e a ricominciare.

Forse è per questo che le prostitute e i pubblicani sorpasseranno gli scribi e i farisei. I primi si sono lasciati amare da Gesù, hanno riconosciuto il loro peccato e si sono rimboccati le maniche. Gli altri, certi di essere giusti e perfetti, sono rimasti a crogiolarsi nella loro presunzione.

Il Vangelo di Gesù è l'annuncio di questa buona notizia: non sei condannato dal tuo passato, non sei prigioniero del tuo peccato, non sei ostaggio dei tuoi errori.

La Parola di Gesù è un trampolino di lancio, è una porta aperta, è un sentiero di speranza che si apre sotto i tuoi piedi.

Buon cammino...
don Roberto

Se vuoi approfondire questi temi, mi permetto di consigliarti il mio libretto: Ri-sorgere e altri “ri” del Vangelo, edito con Ancora. Grazie

 

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