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TESTO Andate anche voi a lavorare nella mia vigna!

don Roberto Seregni  

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XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/09/2023)

Vangelo: Mt 20,1-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Eccoci nuovamente con una parabola meravigliosa. Il maestro non smette di sorprenderci!

Il padrone di casa esce all'alba per cercare operai per la sua vigna. Alle sei di mattino arruola il primo gruppo e stabilisce la paga: un denaro, una cifra niente male. Poi esce alle nove, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque, e ogni volta arruola nuovi operai, ma senza parlare della ricompensa. Alla fine della giornata, al momento del pagamento, il padrone inizia dagli operai delle cinque del pomeriggio e li ricompensa con un denaro. A questo punto, l'abile penna di Matteo crea la suspence: se agli ultimi viene dato un denaro, ai primi che hanno lavorato tutto il giorno cosa darà il padrone?

Ma le speranze dei lavoratori della prima ora vengono subito sgonfiate: anche a loro, infatti, viene consegnato un denaro, il prezzo stabilito al momento dell'ingaggio.

Proprio qui, in quest'ultimo passaggio, sta il centro della parabola. Gli operai della prima ora si aspettavano qualcosa in più, erano convinti di essersi meritati una paga più alta. La parabola mette in luce una tentazione sempre attuale nel nostro cammino di fede. Il rischio è quello di imbarcarsi con Dio in un rapporto di tipo sindacale e lasciarsi guidare dalla logica del merito. Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci ricorda che Dio ragiona in un altro modo: “Le mie vie non sono le vostre vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri” (Isaia 55,8).

La logica di Dio non è quella del merito, ma quella della grazia.

Noi ci preoccupiamo di comportarci bene, di meritarci i suoi favori, di conquistare la vita eterna, e Lui continua a sorprenderci, a scardinare le nostre logiche umane ristrette e zoppicanti. Basta sfogliare il Vangelo: il figlio fuggitivo della parabola si è forse meritato l'accoglienza strabordante del padre? Zaccheo cosa ha fatto di speciale per meritarsi il privilegio di ricevere il maestro in casa sua? I dodici discepoli che meriti potevano vantare per essere arruolati dal maestro? La samaritana aveva forse qualche merito speciale per ricevere il segreto dell'acqua viva? E solo per fare qualche esempio...

La nuova e dirompente logica di Dio, che questa parabola ci mette davanti agli occhi, dovrebbe “punzecchiare” soprattutto quelli che si sentono giusti, a posto, meritevoli; come gli operai della prima ora o il fratello maggiore della parabola del padre misericordioso.

Gesù ci mette in guardia dall'orgoglio spirituale e ci chiede una profonda conversione: dalla logica del merito alla logica della grazia.

don Roberto

 

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