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TESTO Il pozzo e il suggeritore

don Angelo Casati  

II domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (10/09/2023)

Vangelo: Gv 5,19-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. 22Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

24In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

Come si chiamasse colui che l'aveva fatto camminare, il paralitico lì per lì non lo sapeva. Poi si incrociarono nel tempio. Ora gli era chiaro; poteva riferirne il nome ai capi del popolo, che quel rabbi di Nazaret, lo avevano in odio, anche per il suo operare guarigioni in giorno di sabato. E Gesù ne approfitta per svelare una parte, più segreta, di sé. Fessure di intimità fra lui e il Padre. Quasi venisse spontaneo a Gesù svelare l'acqua sorgiva da cui venivano i suoi gesti. Che certo nascevano da una compassione per l'umanità, ma insieme da una relazione: un legame con il Padre, una comunione, un parlarsi, uno specchiarsi.

Sentite: "Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco". E ancora: "In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre". In perfetta sintonia, all'unisono. E il Figlio che cosa vede fare dal Padre? Ecco la risposta: "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole". Il Figlio agisce ora, agisce come il Padre. Risuscitare i morti e dare la vita sembra essere la loro passione. Infatti il Figlio poche ore prima aveva raddrizzato e fatto camminare uno storpio. Perdonate - semplifico o forse no - è come se Gesù custodisse, perdutamente vive, nel cuore queste due domande: "Che cosa farebbe mio Padre?" e "Che cosa direbbe?". E lui fa, lui dice.

Non sto a commentare oggi il brano del profeta, il rincorrersi delle immagini: luce, sole, luna, germogli di piantagioni. Vorrei suggerirvi però di ascoltarne la voce. Il brano è pura poesia e viene a ricordarci che la poesia è tutt'altro che qualcosa di vago, di nebuloso o surreale; al contrario - come evoca il suo etimo - opera, crea, genera. Nel caso fossi annoiato, indifferente, sfiduciato, chiuso, ha il potere di riaccendermi: rinasco, riprendo vita, riprendo il vivo dell'acqua. Tenete cara la voce della poesia. Accendetene anche un solo verso. Al cuore mi ritorna il diario di Etty Hillesum. Lei, giovane ragazza, dentro gli orrori e le paure di un lager, in condizioni per altri disperate, riusciva sorprendentemente ancora a stupirsi per la realtà di un ciclamino rosso-rosa, per poi alla fine pregare così: "Dammi un piccolo verso al giorno, mio Dio, e se non potrò sempre scriverlo perché non ci sarà più carta e perché mancherà la luce, allora lo dirò piano, alla sera, al tuo grande cielo. Ma dammi un piccolo verso di tanto in tanto" (Diario, giovedì 24 settembre 1942).

Chiudo la lunga parentesi, questo infinito mio sconfinare, per ritornare al gorgogliare dell'acqua in Gesù, a quel suo specchiarsi nel Padre, per poi, nel pulsare dei giorni, fare e dire come il Padre. Ebbene la domanda, che dovrebbe gorgogliare senza stanchezze nel nostro cuore, quella che sento decisiva anche per tempi come i nostri, fa eco a quella di Gesù ed è proprio questa: "Che cosa farebbe Gesù? Che cosa direbbe Gesù?". A salvezza dal divenire acqua ferma e stagnante, a salvezza dal pericolo di diventare palude. E' ancora Etty a scrivere nel Diario: "Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più spesso è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.

Mi immagino che certe persone preghino con gli occhi rivolti al cielo: esse cercano Dio fuori di sé. Ce ne sono altre che chinano il capo nascondendolo fra le mani, credo che cerchino Dio dentro di sé" (Diario, 26 agosto 1941). Mi sembra di leggere tra riga e riga un richiamo a guardarci dalle pietre e dalla sabbia, a lasciare irrequieta e libera in noi l'acqua, la Parola. Cambia il modo di vedere. E non è forse vero che accade anche a noi, che ci dichiariamo credenti in Gesù, di immaginare e fare cose che sono l'opposto di quello che immaginerebbe e direbbe Gesù? E sarebbe tutto un ammutolirsi, se qualcuno ponesse la domanda: "Ma Gesù che cosa direbbe di tutto questo? Che cosa farebbe?". E' capitato ad alcuni di noi, in una sera di queste, quando, discutendo di cerimoniali ecclesiastici a rischio di mondanità, d'improvviso ci sfiorò la domanda: "Ma cosa direbbe Gesù? Che cosa farebbe?".

Ed ecco ci bussarono alcune sue parole. Una: "Tra voi non così", e alludeva a capi delle nazioni. E, ancora - e aveva appena lavato i piedi dei discepoli -: "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi". Il vero cerimoniale ecclesiastico. Ho speso troppe parole per dire l'importanza e la bellezza di frequentare la spazio dell'anima. Me ne scriveva tempo fa una cara amica: "E' un bellissimo angolo dove tutte le ansie, le paure si placano e si dà spazio al raggio di luce, alla speranza, alla certezza di tempi migliori per tutti. E' sopratutto la sera prima di addormentarmi che lo abito. E anche al mattino e anche durante il giorno. E' il mio rifugio.

E' la carica per andare avanti con il sorriso e la consapevolezza di quello che ci circonda e di quello che abbiamo. E' il posto dove prego e dove metto quello che mi piacerebbe perché il mondo funzionasse meglio. Il mondo che sogniamo. E sognare è bello senza naturalmente perdere di vista la realtà. Ci serve per stare bene, altrimenti se non stiamo bene che aiuto possiamo dare prima a noi stessi e poi agli altri?". Al pozzo dell'anima, se tu lo frequenti, sappi che hai la grazia di un suggeritore, lo Spirito santo.

Gesù ce ne ha fatto promessa. "Vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto".

 

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