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TESTO Chiamati a sperimentare la correzione fraterna

diac. Vito Calella

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/09/2023)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

La Parola di Dio, attraverso l'apostolo Paolo, ci invita a fare di ogni nostra azione e di ogni nostra relazione umana una testimonianza della gratuità dell'amore divino, orientando i nostri passi verso l'ideale dell'unità nella carità. Abbiamo ascoltato: «Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge. [...] La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità» (Rm 13,8.10).

L'apostolo Paolo, a mò di esempio, ha ricordato quattro dei dieci comandamenti che si riferiscono all'amore verso il prossimo (cfr Rm 13,9a), per dire che «qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: “Amerai il tuo prossimo come te stesso"» (Rm 13,9b). La citazione del comandamento di Lv 19,18b era già stata scelta da Gesù stesso, insieme alla citazione di Dt 6,5, per proclamare la sintesi di tutti i comandamenti: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente!» E Gesù continua: «Questo è il più grande e il primo comandamento. Ora il secondo è simile: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-39).

L'apostolo Paolo, quando aveva scritto la lettera ai Galati, aveva detto: «mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,13b-14).

Nel catechismo, illuminato dagli insegnamenti di Gesù stesso, apprendiamo l'elenco delle sette opere di misericordia corporali, basato sulla parabola del giudizio finale di Mt 25,31-46, con l'aggiunta di prendersi cura di seppellire i morti: nutrire chi ha fame; dare da bere agli assetati; dare alloggio agli stranieri; vestire gli ignudi; visitare gli ammalati; visitare i prigionieri; seppellire i morti.

Apprendiamo anche l'elenco delle sette opere di misericordia spirituale, sulla base di altri insegnamenti di Gesù: insegnare agli ignoranti; dare buoni consigli; correggere coloro che sbagliano; perdonare chi ci causa del male; consolare i tristi; soffrire con pazienza le debolezze del prossimo; pregare Dio per i vivi e per i morti.

Oggi siamo invitati a restare nella terza opera di misericordia spirituale, per compiere passi concreti verso l'ideale dell'unità nella carità: la correzione fraterna.

La correzione fraterna è questione di carità e di responsabilità

La Parola di Dio, attraverso il profeta Ezechiele, ci mette in guardia dal pericolo di praticare il peccato di omissione legato al nostro “non fare nulla” di fronte all'evidenza del prossimo, che mette in pratica azioni segnate dal proprio umano egoismo. È difficile avvicinarsi a un fratello che commette errori e cercare di correggere il suo comportamento. Oggi, l'illusoria esaltazione della libertà, individuale ed assoluta, rende ancora più difficile la sfida di quest'opera di carità, poiché il peccatore generalmente non ascolta. Sembra che non resti nulla da fare e nulla da dire, in nome del rispetto della sua libertà.

Tuttavia, è volontà di Dio Padre che impariamo ad essere vigilanti del comportamento dei membri della nostra comunità cristiana. Oggi abbiamo ascoltato: «Mi fu rivolta questa parola del Signore: “O figlio dell'uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d'Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: ‘Malvagio, tu morirai', e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te» (Ez 33,7-8).

Gesù riprende questa tradizione profetica e ci insegna a praticare, nella nostra vita comunitaria, la correzione fraterna: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15).

Questa pratica di misericordia spirituale è imprevedibile nei suoi effetti, perché tutto dipende dall'esercizio della libertà da parte di chi fa qualcosa di sbagliato. Non sappiamo quale potrebbe essere la tua reazione alla nostra decisione di incontrarlo ed aiutarlo a discernere il suo cattivo comportamento.

La Parola di Dio di questa domenica ci offre cinque suggerimenti importanti per aiutarci a correggere saggiamente gli altri che si trovano a camminare su sentieri sbagliadi di vita.

Primo consiglio: semina la luce della Parola di Dio nel cuore di chi sbaglia!

Il profeta Ezechiele è invitato ad annunciare la Parola di Dio al popolo di Israele.

La Parola di Dio è performativa! Ha il potere di scuotere la coscienza di ogni essere umano, anche di chi è schiavo delle leggi del narcotraffico, dell'idolatria del consumismo e del denaro, dell'illusione del piacere della soddisfazione immediata di istinti e sentimenti egoistici, dell'ambizione al potere e della paura dell'altro, sempre visto come un potenziale nemico.

Avvicinandoci a coloro che errano con il dono della luce della Parola di Dio, possiamo invocare incessantemente lo Spirito Santo pregando così: «Che tu possa oggi ascoltare la voce di Dio senza chiudere il tuo cuore e la tua mente!» (cfr Sal 94,8).

Secondo consiglio: intensifica la preghiera in favore di quella persona che sbaglia, chiedendo alle persone a te più vicine di restare in comunione spirituale.

Ci consola ciò che ci dice oggi Cristo risorto: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). È bello sentire che l'opera di misericordia in favore del fratello o della sorella che sbaglia è accompagnata da una corrente di comunione nella preghiera, tutti desiderandone la conversione. Cristo risuscitato ci invita a confidare nella forza della preghiera di intercessione: «In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà» (Mt 18,19).

Il terzo consiglio: non lasciarti scoraggiare dalle resistenze e dal cuore duro di chi sta sbagliando.

Cristo risuscitato ci insegna a confidare nel sostegno della comunità, coinvolgendo progressivamente un numero sempre maggiore di persone nell'opera di sensibilizzazione e di correzione, difendendo fino alla fine l'obiettivo del mantenimento dell'unità, nonostante le divisioni e i conflitti generati dall'azione peccaminosa.

Per questo il Vangelo consiglia il paziente lavoro di discernimento che coinvolga prima «due o tre testimoni» (Mt 18,16b) e, in ultima istanza, l'intera comunità, rappresentata dal gruppo dei consiglieri (Mt 18,17).

Il quarto consiglio: la sofferta decisione di escludere, per motivi di carità.

Se la persona persevera nella durezza del suo cuore e nel suo atteggiamento arrogante, è opera di misericordia farle sperimentare le conseguenze di ogni azione egoistica: l'inferno dell'isolamento, dell'esclusione, determinando il suo allontanamento dalla comunità. Questo provvedimento doloroso può diventare un'estrema occasione di ripensamento e di conversione, poiché il vero inferno della vita è la mancanza di comunione.

Il quinto consiglio: la possibilità di riscattarsi grazie al sacramento del perdono.

Già Gesù aveva detto a Pietro, dopo la sua confessione di fede: «A te darò le chiavi del Regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16.19).

Nel vangelo di oggi dice la stessa cosa all'intero gruppo dei dodici apostoli: «Tutto ciò che legherete sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 18,18).

La tradizione della Chiesa cattolica interpreta queste parole del Vangelo come un fondamento che giustifica il sorgere, nella storia della Chiesa, della celebrazione del sacramento della riconciliazione, con la confessione dei peccati, l'assoluzione e la reintegrazione dei peccatori nella la comunione ecclesiale e il cammino penitenziale.

Tutti siamo peccatori e possiamo sperimentare di essere corretti a causa dei nostri errori e delle nostre azioni, perché non sempre agiamo secondo la volontà di Dio Padre.

Tutti possiamo diventar guardiani del prossimo e promotori dell'opera di misericordia della correzione fraterna. Possiamo noi, tutti insieme, uniti nella carità, come riconciliati, ristabiliti nella comunione, dire: «Dio solo è il nostro pastore, e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce» (Sal 94,6b).

 

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