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TESTO E io chi dico che lui sia?

padre Gian Franco Scarpitta  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/08/2023)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Domenica che potremmo definire “ecclesiologica” quella di oggi, con un particolare riferimento a chi sovrintende la comunità cristiana, il pontefice successore di Pietro. L'argomento però è molto più vasto e coinvolge dal punto di vista vocazionale.

Procedendo con ordine, rileviamo un Gesù abbastanza ricercato e inviso, attorniato sempre più dalla folla nonostante la sua premura di procurarsi adeguati spazi di solitudine e di raccoglimento. La gente gli fa ressa da ogni parte e ottiene segni prodigiosi, miracoli, guarigioni e soprattutto insegnamenti di sapienza divina. Gesù ascolta tutti e a tutti offre un beneficio, ricompensando anche la fede inaspettata di una donna pagana (Domenica precedente) che lo avvicina per ottenere un esorcismo sulla figlia. Adesso è entrato, sempre attorniato dalla turba di popolo, a Cesarea di Filippo e a bruciapelo si rivolge solamente ai suoi discepoli, facendo loro una domanda pertinente alla sua missione: ma tutta questa gente che viene dietro a me e che vuole ottenere chi un beneficio, chi un prodigio o altro, come interpreta la mia persona? Io chi sono per tutto questo popolo che mi si accalca attorno? La risposta che gli viene rivolta da parte dei discepoli non deve stupire: era concezione dell'epoca che Elia (Che Gesù identificherà con Giovanni Battista) dovesse tornare su questa terra dopo essere stato rapito da un carro di fuoco (2Re 2, 1. 6. 12 - 14) ed era considerato anche come uno di quei profeti che doveva opporsi magistralmente all'Anticristo per poi morire ucciso. Così analogamente per qualche altro profeta. Quando invece Gesù rivolge la domanda espressamente ai suoi, il commento di Pietro è pronto, esatto e puntuale: Tu sei il Cristo, che in Ebraico significa Messia, Unto. Gesù è il Figlio di Dio, Verbo Incarnato, preesistente con il Padre e lo Spirito Santo sin dall'eternità, che si è fatto uomo per la nostra redenzione e per la nostra salvezza. E' il Messia atteso dalle genti, ma molto di più: il suo regno si estende “fino ai confini della terra” e sovrasta anche il cosmo. Gesù, Dio fatto uomo, nella sua parola e nelle sue opere ci svela gli “arcana cielorum”, cioè i misteri del Regno dei Cieli, mostrandoci il Padre perché egli stesso è nel Padre e il Padre in lui; approdare a Gesù significa raggiungere il Padre stesso e la conoscenza intera della verità (Gv 14, 4 - 11). In Gesù Dio ha detto tutto quello che aveva da rivelare all'uomo e ha definito il suo messaggio e la sua volontà, donando a tutti la via, la verità e la vita. Cristo è il culmine della rivelazione divina, che soprattutto nella croce rivela il suo acme, palesandosi all'uomo come rivelazione dell'Amore universale di salvezza. Con Gesù Figlio di Dio l'uomo non procede più a tentoni per raggiungere la vera sapienza e la vera realizzazione (At 2, 42 e ss.), ma poiché ha la rivelazione piena a portata di mano, può approdare da se stesso alla felicità su questo mondo e alla resurrezione nella vita futura.

Tutto sta a porsi ciascuno la domanda similare a quella che lui stesso ha posto: Chi è Gesù per me? Chi è per me oggi, in questa peculiare situazione, nella mia specifica professione? Chi è Gesù quanto alla mia formazione e alla mia crescita? E' semplicemente il soprammobile del quale potermi servire nelle sole circostanze difficili? E' solo uno dei tanti valori che ho relegato in soffitta o in uno scrigno e del quale ogni tanti mi ricordo? Il fautore di una chimera o di un'ideologia che ha avuto una certa prevalenza sulle altre?

Se nella mia risposta c'è un Gesù soggettivistico e personalizzato, un modello idolatrico ed egoistico sufficiente a soddisfare sempre e comunque me stesso anche a prescindere dalla verità oggettiva, nulla di strano se non ne trarrò vantaggio e se dovessi anche capitolare. Se c'è solamente un Gesù sociologico o fautore di idee, un rivoluzionario potrà avere anche una certa utilità, ma abbastanza limitata e circoscritta e non soddisferà per un radicale rinnovamento di giustizia umana. Se invece concepisco il Cristo Figlio di Dio fatto Uomo e come tale lo accolgo nell'umiltà che mi ispira la fede e l'abbandono, allora sarà per me il Dio che viene a trovarmi e che mi accompagna come uomo fra gli uomini, come il pastore al quale vale la pena affidarsi, che pur precedendomi cammina sempre al mio fianco per indicarmi tutte le vie di realizzazione, anche quella sociologica. Sarà per me il Dio Amore che per amore aveva creato, per amore si è incarnato morendo per me e nella logica dell'amore mi invita a cambiare il mondo a partire da me stesso. opererà una trasformazione radicale all'insegna della carità che riguardi un cambiamento innanzitutto personale e soggettivo. Dio che si fa tutto per me perché io ritrovi me stesso.

La sua premura è che il suo messaggio nei miei confronti rimanga, che si diffonda nel mio animo e che si estenda raggiungendo sempre più persone per motivarle e spronarle, insomma Gesù è premuroso che il suo vangelo di salvezza aggiunga gli uomini di tutti i tempi e che venga esternato per mezzo di un linguaggio semplice e diretto. Per mezzo del ministero di uomini come Pietro e gli altri apostoli, che da lui hanno ricevuto il potere delle “chiavi.” In Isaia (1 lettura) e nell'Apocalisse tale simbolismo indica un potere che non ci appartiene ma di cui siamo stati resi dispensatori e ministri. Nella prospettiva di Pietro, istituito “pietra”, cioè fondamento dell'intera comunità cristiana, esso è un potere che appartiene solo a Cristo e del quale Questi vuol rendere partecipi i suoi apostoli, primo fra tutti Pietro, perché lo esercitino nel tempo, conducendo tutti gli uomini alla via, alla verità e alla vita. Al vero Dio fatto uomo che realizza la salvezza dell'uomo.

 

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